Il muro di gomma della scuola: quando il dialogo con le famiglie si interrompe. Claudia Di Pasquale (AGe): “I genitori non sono i nemici della scuola, serve dialogo” [INTERVISTA]

“Si sta facendo di tutta l’erba un fascio, dipingendo i genitori come un problema”, afferma con decisione Claudia Di Pasquale, presidente di AGe, nell’intervista rilasciata a Orizzonte Scuola. Di Pasquale denuncia una tendenza preoccupante: la crescente sfiducia e, in alcuni casi, la vera e propria demonizzazione dei genitori da parte del mondo scolastico.
Dalla mancata considerazione delle richieste delle famiglie agli ostacoli nel diritto di accesso alle informazioni, fino a casi di presunti abusi di potere da parte di alcuni dirigenti scolastici, le criticità evidenziate da Di Pasquale sono molteplici. “I genitori più bersagliati sembrano essere proprio quelli più documentati e ligi al proprio dovere”, sottolinea la presidente di AGe, evidenziando un paradosso che rischia di allontanare dalla scuola le famiglie più collaborative.
La soluzione? Per Di Pasquale è fondamentale investire nella formazione dei genitori. “Il mondo della scuola è retto da una quantità enorme di normative che si intrecciano e non è pensabile prescindere da una adeguata formazione”, spiega. AGe si rende disponibile a collaborare con le scuole per creare percorsi formativi ad hoc, che permettano ai genitori di partecipare attivamente alla vita scolastica con consapevolezza e cognizione di causa.
“La scuola non si rende conto dell’enorme potenziale che avrebbe a disposizione aprendosi a genitori volenterosi e formati”, conclude Di Pasquale. Un appello accorato a superare le barriere ideologiche e a costruire un dialogo costruttivo tra scuola e famiglia, nell’interesse primario degli studenti.
Lei afferma che si sta facendo di tutta l’erba un fascio, dipingendo i genitori come un problema. Potrebbe farci un esempio concreto di situazioni in cui i genitori si sono sentiti attaccati ingiustamente?
“Sì, in alcuni contesti si può verificare che i genitori si sentano ingiustamente attaccati. Un esempio concreto è rappresentato da come vengono tenuti in scarsa considerazione, o addirittura sfiduciati da alcuni Dirigenti scolastici. Come Associazione seguiamo molte attività diverse, tuttavia in ambito scolastico la maggior parte dei genitori si associa perché si sente oggetto di maltrattamenti sociali. A scuola, per esempio, si va dall’ignorare le richieste delle famiglie (nonostante esista un obbligo di risposta da parte delle pubbliche amministrazioni di rispondere) a eludere il diritto di accesso alle informazioni, fino a scavalcamenti di ruolo, che configurano veri e propri abusi di potere. Negli ultimi tempi stanno emergendo preoccupanti casi di genitori eletti presidenti di Consiglio di Istituto che, a quanto pare, vengono sfiduciati indebitamente dai dirigenti scolastici, sollevando interrogativi sull’equilibrio dei poteri e sul rispetto delle normative. Non a caso, i genitori più bersagliati sembrano essere proprio quelli più documentati e ligi al proprio dovere”.
Ritiene che la percezione del ruolo dei genitori nella scuola sia cambiata negli ultimi anni? Se sì, in che modo e quali sono le cause di questo cambiamento?
“Alcuni nostri soci storici sono persone di scuola e quindi ci è chiara la percezione del genitore visto come fastidio, come pure il fatto che questo fastidio talora è motivato. Quello che sfugge – ai genitori come ai dirigenti e ai docenti – è che il genitore volenteroso spesso si muove come un elefante in una cristalleria. Il mondo della scuola è retto da una quantità enorme di normative che si intrecciano e non è pensabile prescindere da una adeguata formazione. Per la formazione dei docenti si spendono miliardi ogni anno, sarebbe il caso di riservare un trattamento adeguato anche alla formazione dei genitori con particolare riguardo a quelli eletti negli Organi collegiali: le Associazioni di genitori sono pienamente disponibili a collaborare. Detto questo, la scuola non si rende conto dell’enorme potenziale che avrebbe a disposizione aprendosi a genitori volenterosi e formati, un vero peccato, soprattutto per gli alunni. Negli ultimi 20 anni non mi sembra sia cambiato molto, a parte la velocità dell’informazione, che amplifica e fa da cassa di risonanza ai problemi”.
Quali sono, secondo lei, le principali difficoltà che i genitori incontrano nel rapporto con la scuola oggi?
“Moltissimi genitori percepiscono la scuola come un muro di gomma, che non risponde alle loro preoccupazioni e alle esigenze dei loro figli e questo porta alcuni all’esasperazione; altri, più drasticamente, cambiano scuola ai propri figli: in questi casi la scuola diventa fonte di sofferenza personale, oltre che familiare. La ‘colpa’ a nostro avviso è da ricercarsi nell’enorme carico di responsabilità che, dall’avvento dell’autonomia scolastica, grava sempre più sul personale, soprattutto sui dirigenti scolastici. È chiaro che, non essendovi sanzioni in merito, il rapporto con i genitori è fra i primi a essere sacrificato; questo però non fa una buona scuola”.
Come si potrebbe migliorare la comunicazione tra scuole e famiglie, in modo da rendere più efficace la diffusione di informazioni e la partecipazione dei genitori?
“Investire in formazione, senza dubbio! Per lavorare in armonia al servizio dei giovani occorre che ciascuno conosca approfonditamente il proprio ruolo e quello delle altre componenti scolastiche. I genitori sono senza dubbio quelli che maggiormente hanno bisogno di essere formati, ma ci capita spesso di sentire dalla bocca dei docenti affermazioni – diciamo così – riduttive del ruolo dei genitori. Da lì a far nascere un conflitto il passo è breve. Per questo il nostro appello alle scuole: aiutateci ad aiutarvi, consentiteci di formare i genitori”.
Oltre alla proposta di destinare un euro del contributo volontario alla formazione, quali altre misure concrete suggerirebbe per migliorare la collaborazione tra scuola e famiglia?
“Un euro? Era una chiara provocazione, ci aspettiamo un impegno più importante per la formazione dei genitori. C’è molto che si potrebbe fare, a partire dalle commissioni miste genitori-docenti: ad esempio per predisporre i regolamenti scolastici. Ci sono dirigenti che sostengono addirittura che sia vietato, invece occorre che le componenti scolastiche lavorino insieme, per sperimentare sul campo i reciproci ruoli e acquisire fiducia gli uni negli altri. Soprattutto occorre oliare bene la comunicazione, facendo perno sui rappresentanti dei genitori: in questo modo le informazioni arrivano subito, si chiariscono i dubbi, si risolvono in tempo reale eventuali problemi e soprattutto, di nuovo, cresce la fiducia. È di questo che ha bisogno una comunità educante per mettere le ali”.