“Il mio impegno come preside nonostante la SLA”. Intervista alla Dirigente Angela Randazzo

Il suo lavoro a Palermo come dirigente scolastica è iniziato 18 anni fa, nell’Istituto Comprensivo “Renato Guttuso”, prima di ritornare nel quartiere Brancaccio, nella scuola di Padre Puglisi, dove ha lavorato come docente negli anni della sua fondazione, 25 anni fa, con una breve parentesi come dirigente nell’anno scolastico 2013-2014, fino all’attuale mandato come preside tre anni fa. Nel mezzo, su nomina del direttore dell’Ufficio scolastico siciliano, l’Educandato Statale “Maria Adelaide”, per otto anni, come preside, prima del quartiere Brancaccio.
Nell’intreccio delle esperienze della dirigente scolastica Angela Randazzo c’è la figura di Padre Puglisi, che ha rappresentato il faro del suo percorso professionale e umano. La propensione all’inclusione, all’ascolto e alla cura della persona, ed il lavoro in questo quartiere dove ha operato Padre Puglisi, hanno segnato ogni sua azione sia come docente che da dirigente. Fino alla diagnosi della SLA, che da qualche anno ha stravolto la sua vita. L’invalidità della malattia non ha fermato la preside nel continuare a dirigere il suo Istituto, valorizzando anzi al meglio le sue condizioni intellettive ed emotive, grazie al supporto delle nuove tecnologie. All’uscita dallo studio medico dopo la diagnosi definitiva è corsa subito a scuola.
E si racconta così, la preside, al nostro giornale. “L’esordio della malattia è stato casuale e graduale, data la peculiarità della sua natura. La SLA è una malattia neurodegenerativa. I primi sintomi hanno coinvolto le mie capacità di fonazione e deglutizione e non hanno comunque intaccato le mie capacità lavorative. Quando, dopo mesi di controlli e accertamenti, ho avuto la diagnosi definitiva, uscii dallo studio medico specialista e mi recai a scuola. Il che non voleva essere un atteggiamento di superficialità o negazionismo, ma anzi di accettazione e adeguamento a quel che il destino aveva a me riservato, senza però lasciarmi abbattere o perdere la speranza di poter proseguire nel mio percorso di vita.”
“La frequentazione del contesto formativo generato dall’opera di Padre Pino a Brancaccio – continua la dirigente – e la mia naturale propensione all’inclusione, all’ascolto e alla cura, mi hanno consentito di creare un unicum nel mio operato. Ho promosso svariate opportunità di incontro e conoscenza tra due realtà formalmente diverse, quali l’Educandato e Brancaccio. I giovani del Maria Adelaide hanno avuto modo di conoscere volontari e testimoni del Centro di Accoglienza ‘Padre Nostro’, fondato dal Beato Puglisi per dare assistenza alle famiglie più disagiate, hanno ampliato le loro esperienze sociali, hanno organizzato attività di accoglienza e solidarietà (donazioni, pranzi sociali e altro), ampliando i loro orizzonti di senso. Al contempo, le famiglie di Brancaccio hanno beneficiato di nuove opportunità. Si è creato un ponte tra due territori prima sconosciuti tra loro.”
“Padre Pino credeva fortemente nella capacità di operare scelte in libertà, al fine di vincere la sfida contro l’oppressione mafiosa, che al contrario imponeva scelte univoche”, continua la dirigente scolastica. “Una costante delle attività condotte con la Scuola ‘Puglisi’ è l’apertura ad altri territori, che assolve al suo desiderio. Tra le svariate esperienze svolte in questa prospettiva, una tra le più significative è stata l’organizzazione di una rassegna musicale, aperta a istituti di ogni ordine e grado di tutto il territorio nazionale. Detta manifestazione, svoltasi per diversi anni, in modalità diversificate, costituisce una stimolante opportunità di confronto con altre realtà culturali, nel segno dell’arte e della bellezza. L’I.C.S. ‘Padre Pino Puglisi’ prevede infatti nella sua Offerta Formativa anche l’indirizzo di strumento musicale, sempre nell’ottica di una migliore crescita possibile.”
A 25 anni dalla sua fondazione, la Scuola di Padre Puglisi a Brancaccio è la testimonianza più viva del progetto educativo da lui portato avanti. “E oggi – continua orgogliosa la dirigente – possiamo affermare di rappresentare il principale punto di riferimento per le famiglie del territorio e rileviamo sempre maggiori traguardi nella crescita dei giovani. Pur mantenendo un contesto di fragilità, i dati oggettivi fanno rilevare una notevole diminuzione del tasso di dispersione scolastica ed il perseguimento di successo formativo anche a distanza. Inoltre, un punto di forza notevole è costituito dalla collaborazione con gli altri entri del territorio, determinando una coalizione coesa e un forte senso di identità. Il fulcro del progetto che si intende portare avanti è il consolidamento di quanto in essere, con l’impegno di fornire ai giovani tutte le opportunità didattiche innovative, funzionali a garantire le scelte più adeguate ed efficaci per il loro futuro.”
La malattia non è mai una scelta individuale, soprattutto quando, come nel caso della preside Randazzo, non è legata a fattori esterni, ma genetici. “L’accezione che più mi ha colpito fin dall’inizio è la sua natura ‘rara'”, spiega la preside. “Ciò ha subito segnato in me una sensazione di unicità e al contempo di personalizzazione. Come ho già detto, non ho mai smesso di condurre le mie attività quotidiane, cercando sempre di adattarle all’evoluzione delle condizioni. In questo devo moltissimo allo spirito di accoglienza e solidarietà che da subito mi ha accompagnato, sia nella sfera privata che lavorativa.”
“Inoltre – continua la dirigente scolastica – un enorme e fondamentale supporto deriva dalle nuove tecnologie, che mi hanno costantemente aiutatoa sopperire alle carenze comunicative. La scienza ha compiuto enormi progressi in questo ambito. Basti pensare che oggi, pur trovandomi in una situazione di totale immobilità, riesco a comunicare con un puntatore oculare con sintetizzatore vocale e svolgo svariate attività tramite le applicazioni da tutti in uso (WhatsApp, Office, Google, e-mail, Facebook e altro). Questo perché, la SLA colpisce i neuroni dei muscoli, ma non quelli del cervello.”
“Pertanto, accetto la mia totale dipendenza fisica, ma cerco al contempo di valorizzare al meglio le mie competenze intellettive ed emotive”, continua la dirigente scolastica. “Ecco perché sento di poter continuare a dare il mio contributo alla scuola in maniera costante e costruttiva, pur se non più in presenza. È corretto sottolineare che questa scelta è pienamente condivisa con tutti gli operatori scolastici – docenti e Ata -, con i genitori e soprattutto con gli alunni. Con tutti permane un dialogo attivo e costante, grazie alla collaborazione e alla disponibilità che riscontro in ciascuno, in special modo con i miei collaboratori di Presidenza e con il Dsga. Ed è emozionante ritrovarmi anche con tanti docenti e genitori della scuola precedente, con i quali ho mantenuto un bello spirito di comunità.”
“Devo anche considerare che nulla nella vita accade per caso”, conclude la preside Randazzo. “Non è detto che chiunque altro avrebbe reagito allo stesso modo. La passione, lo spirito di servizio e il senso di cura, che ho sempre riconosciuto come mia parte integrante, stanno trovando un grande ritorno. E anche il rientro nella scuola di Padre Puglisi, che ha posto le radici alla mia formazione, sembra dettato da una volontà superiore. Padre Pino mi ha richiamato a sé. Ora più che mai posso dire: la Scuola è la mia vita!.”