Il Metaverso coinvolge gli studenti del 50% in più rispetto alla lezione tradizionale alla quale va integrato

“ Le nuove tecnologie digitali, come il metaverso, hanno rivelato un coinvolgimento degli studenti del 50 per cento in più rispetto alla lezione tradizionale. Sia chiaro che il metaverso non vuole sostituirsi alla didattica frontale ma semmai integrarsi ad essa per catalizzare l’attenzione degli studenti. Che imparerebbero nuovamente ad amare la Geografia, catturati da semplici esperienze immersive così come da una passeggiata, virtuale, sul K2”.
Non ci sono dubbi per Daniela La Foresta – Ordinaria di Geografia- economico Politica all’Università Federico II di Napoli e direttrice dell’Osservatorio TEDI Territori Digitali
Cos’è esattamente il metaverso?
Presentato come il futuro di Internet, il metaverso (o i metaversi) è oggi una piattaforma priva di centro e senza apparenti gerarchie. Una sorta di “luogo” inesplorato, ancora tutto da colonizzare, governare e normare, in cui si stanno affermando nuovi attori geopolitici e geo-economici. Molti esperti ritengono che il metaverso diventerà una componente onnipresente anche in molti altri settori lavorativi nell’immediato futuro. Di sicuro rappresenta un’occasione eccezionale per la scuola italiana e per tanti ragazzi, che imparerebbero ad amare di nuovo la Geografia”.
Una materia decisamente in crisi, giunta recentemente all’attenzione del Ministro Valditara, e spesso accorpata alla storia. Perché?
Siamo consapevoli dell’importanza della storia ma la geografia dovrebbe avere pari dignità, e siamo lieti che il Governo sembra essere sulla nostra stessa direzione. I docenti di geografia nella scuola italiana sono pochissimi: nell’anno scolastico 2021/2022 sono stati poco meno di 1500 a fronte degli oltre 20mila che insegnano italiano o scienze. Pochissime anche le ore dedicate alla geografia. Che molti ancora credono sia solo una conoscenza nozionistica ma che invece è riferibile a tutte le molteplici articolazioni in cui si concretizza il rapporto tra l’uomo e lo spazio e che, pertanto, è disciplina fondante in molti ambiti professionali.
E’ fondamentale, ad esempio, per la governance dei territori: dalla pianificazione turistica a quella dei trasporti fino al marketing territoriale. E risulta fondamentale anche per l’interpretazione, oggi sempre più necessaria, degli scenari di cooperazione, competizione e conflitto che si generano tra attori economici, sociali e politici. Nella due giorni di lavori a Napoli abbiamo consegnato il Premio Geografia Giorgio Valussi all’Istituto Comprensivo Sperone-Pertini di Palermo e alla sua Dirigente scolastica Antonella Di Bartolo che, in dieci anni, ha saputo ridurre la dispersione scolastica dal 25 al’1 per cento. Un esempio virtuoso basato proprio sull’idea di scuola come presidio sul territorio, capace di cambiare le sorti di chi vive in un determinato contesto.
Lei è napoletana, in Campania i dati sulla dispersione scolastica indicano un tasso di abbandono tra i più alti d’Italia, circa il 16 per cento lontanissimo dall’obiettivo del 9 per cento stabilito dalla Ue entro il 2030. Ritiene che il metaverso e in generale tutte le nuove tecnologie possano attrarre maggiormente gli studenti in classe?
In molte scuole italiane. l’utilizzo delle nuove tecnologie e dei supporti innovativi alla didattica sono già una realtà concreta e di successo, soprattutto per il significativo aumento dell’attenzione e del coinvolgimento degli studenti coinvolti nei progetti. Solo nel Lazio, tanto per citarle un esempio, sono stati trenta gli Istituti scolastici che hanno partecipato ad una sperimentazione per realizzare un curriculum digitale, coinvolgendo 168 docenti e più di 3mila studenti. Ma di esempi come questo potrei citarne ancora tanti.
Indossare un visore significa catapultarsi in mondi lontani, pur restando seduti nel proprio banco, a chi non piacerebbe. Ma quanto costa un visore e con quali fondi le scuole potrebbero acquistarlo?
Il costo di un visore medio si aggira dai 250 ai 500 euro, dipende dalle performance che si richiedono, ma oggi sono disponibili anche piattaforme on line capaci di ricreare mondi e lezioni virtuali da seguire direttamente dal computer senza il supporto di ulteriori device. Certo, l’esperienza immersiva è più dirompente ma, in una fase di transizione, come quella che viviamo oggi, possiamo accontentarci anche di questo tipo di sperimentazioni che, comunque, lasciano intravedere le infinite opportunità che gli ausili digitali offriranno alla didattica di un futuro molto prossimo.
Lo sviluppo delle diverse opportunità è possibile anche attingendo alle risorse destinate ai processi di digitalizzazione.
L’Unione Euopea ha messo sul tavolo risorse significative: 127 miliardi di euro sono infatti destinati alle riforme e agli investimenti connessi al digitale nei piani nazionali e il PNRR ha previsto una dotazione significativa per i progetti connessi alla transizione digitale sia nella prima sia nella quarta missione “Istruzione e ricerca”: la cui dotazione complessiva è pari a circa 20 milioni di euro.
In tale prospettiva il Ministero dell’Istruzione e del Merito intende potenziare le competenze digitali di insegnamento e di apprendimento attraverso la realizzazione di progetti nazionali per lo sviluppo di modelli innovativi di didattica digitale e di curricoli per l’educazione digitale e per la diffusione delle azioni del PNRR, relative alla didattica digitale integrata e alla didattica innovativa nelle scuole.
Fondamentale dunque la formazione dei docenti
Secondo l’indice dell’economia e della società digitali (Desi) l’Italia è al 18esimo posto per livello di digitalizzazione complessiva, al di sotto della media europea e lontana dalle performance di altri Paesi simili per caratteristiche dimensionali e socio-economiche (come Spagna, Francia e Germania). L’analisi dei risultati mette in evidenza che uno dei fattori più penalizzanti in termini di posizionamento complessivo è rappresentato proprio dal capitale umano, inteso come l’insieme delle competenze necessarie a trarre vantaggio dalle possibilità offerte dalla società digitale.
A Napoli, l’obiettivo che abbiamo raggiunto, insieme all’Associazione italiana degli insegnanti di geografia che ha promosso il convegno, è stato proprio accendere i riflettori sulle potenzialità delle nuove tecnologie; per sollecitare curiosità collettive e sostenere i nostri insegnanti nella realizzazione delle nuove progettualità digitali.