Il merito non si valuta con le “crocette”, rischio con concorso straordinario! Lettera

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Inviato da Luigi Pascali – Gent.mo Ministro On. Azzolina, sono un docente precario inserito nella terza fascia di istituto che, dall’anno scolastico 2015/2016, presta, con grande impegno e abnegazione, servizio presso una scuola superiore di Lamezia Terme (CZ) su una cattedra vacante e disponibile, classe di concorso A33 – Scienze e Tecnologie Aeronautiche.

Ho 47 anni, sono laureato in ingegneria aeronautica presso la facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi Federico II di Napoli, sono sposato con tre figli.

Dopo la laurea, ho iniziato a lavorare fin da subito e, grazie all’impegno e alla mia continua voglia di imparare e mettermi in gioco, sono riuscito ad inserirmi in contesti di elevato profilo professionale, dal settore automotive a quello aeronautico e aeroportuale, ricoprendo ruoli di responsabilità civile e penale.

Sono entrato nel mondo della scuola quasi per caso, ricordo ancora la telefonata dell’addetto di segreteria che mi chiedeva la disponibilità a ricoprire una cattedra vacante e disponibile.

Ho accettato senza pensarci troppo, perché il mio principio ispiratore nella vita è “meglio pentirsi di aver fatto che pentirsi di non aver fatto, meglio rimorsi che rimpianti”.

Se tornassi indietro risponderei con altri 1000 sì alla richiesta dell’addetto di segreteria perché, durante questi anni, ho scoperto che ho la fortuna di fare il lavoro più bello del mondo, ho la fortuna di svegliarmi con il sorriso perché ci sono i miei ragazzi che mi aspettano.

Svolgo il ruolo di docente con passione, senza risparmiarmi, consapevole di dover essere un modello per i miei studenti e, soprattutto, un facilitatore dell’apprendimento che non si limita alla trasmissione di contenuti, ma che, ogni minuto, in ogni lezione, cerca di attivare i saperi e la curiosità degli alunni, il loro spirito critico, assecondando lo sviluppo naturale delle loro intelligenze.

Cerco di costruire rapporti interpersonali e creare contesti di collaborazione che favoriscano lo sviluppo armonico della persona e un apprendimento sereno e responsabile.

Il mio impegno non si limita al “solo” lavoro in classe, ma ho l’onere e l’onore di far parte dello staff del Dirigente Scolastico, ricopro il ruolo di Funzione Strumentale A.S.L. (ora P.C.T.O.), sono tutor scolastico sempre per i percorsi di alternanza, sono coinvolto come parte attiva nelle attività di orientamento, sono coordinatore di classe, responsabile qualità di un progetto portato avanti con l’Ente Nazionale Aviazione Civile, e, da quattro anni, membro interno nella Commissione per l’Esame di Stato.

L’anno scorso ho preso il brevetto di pilota di aviazione generale per accrescere le mie competenze e, soprattutto, perché sono dell’avviso che non puoi spiegare come si decolla o come si atterra soltanto attraverso i libri, ma che, per essere credibile, devi essere pilota sul campo e non solo in teoria.

Lei, probabilmente, adesso, si starà chiedendo il motivo di questa breve nota.

La premessa introduce un argomento che sta preoccupando molti precari come me, il famoso e tanto discusso concorso straordinario. Molti precari che, dopo anni di lavoro spesi al servizio della Scuola, vedono l’immissione in ruolo in pericolo, compromessa, legata al superamento di una batteria di test che, più che una prova di competenza, sembra un quiz televisivo e un terno al lotto.

Il mio problema, come quello di tutti miei colleghi, non è tanto studiare, lo abbiamo sempre fatto e lo facciamo ogni giorno, ma è quello di sapere cosa studiare, sapere, con esattezza, quale sarà il campo di azione di queste domande. A mio avviso, non basta dire competenze didattico-metodologiche, perché queste parole nascondono un mondo. Chi lavora da 5-10 anni nella scuola ed è valutato costantemente da Dirigenti, colleghi, famiglie e studenti, non è già competente in metodologie didattiche? Chi porta i propri studenti a sostenere l’esame di Stato, chi ha la responsabilità di traghettarli in un contesto universitario o lavorativo, non è già “competente”? Cos’altro deve dimostrare?

I libri che circolano ora sul mercato ti possono offrire degli spunti ma non possono considerarsi esaustivi per preparare un concorso. Il docente non è un tuttologo, dubitare da chi dice di esserlo, ma è uno studioso che si prepara su argomenti precisi e dettagliati. L’esame universitario segue questa logica, l’esame per diventare pilota di aeromobili segue questa logica, il concorso per Dirigenti Scolastici ha seguito questa logica, batterie di test già note da cui sono state estrapolate le domande di esame. Ho letto che Lei è diventata DS con competenze nulle in informatica e quasi nulle in Inglese. La prima cosa che insegno ai miei studenti è che per ricevere rispetto bisogna, tra le altre cose, essere credibili. Perché noi dobbiamo dimostrare di conoscere l’inglese a livello B2 e Lei può fare il Ministro dell’Istruzione con competenze quasi nulle in questa lingua?

Noi precari non vogliamo che il ruolo ci venga regalato, ma chiediamo che gli anni di studio, di impegno, di sacrifici fatti nella Scuola vengano correttamente riconosciuti e che non vengano vanificati da un 6,9 su 7 ottenuto magari perché in quel momento non si ricorda chi sono Bandura, Piaget o Goleman.

Regna una grande confusione ma mi sembra chiaro che risulterà “competente” e vincitore di concorso chi ricorderà a memoria date, definizioni, chi saprà associare il nome di un autore a un testo o una metodologia didattica. Chi avrà la fortuna di studiare su un manuale piuttosto che su un altro.

Io ritengo che la competenza non si dimostri ripetendo a memoria definizioni, formule o date, è competente chi sa fare collegamenti, chi sa capire e applicare il concetto o il teorema, “per me l’uomo colto è colui che sa dove andare a cercare l’informazione nell’unico momento della sua vita in cui gli serve – Umberto Eco”.

Si parla tanto di competenze, si imposta la programmazione sulle competenze, io parlo sempre in classe di competenze e poi un docente verrà considerato “bravo e preparato” se ricorderà a memoria nozioni, date, autori, se ricorderà la relazione tra biologia e ambiente di cui si è occupato Kagan, se metterà 80 crocette al posto giusto in 80 minuti.

Credete veramente che il concorso a cui state pensando selezioni i docenti più preparati e più idonei ad entrare in classe? Come valuterete realmente la competenza, quella vera, come valuterete l’empatia?

Dal 10 marzo sto portando avanti, con grande impegno, la didattica a distanza, lavoro 12 ore al giorno, continuo a seguire i miei ragazzi, li accompagno in un percorso non solo didattico. Mi sono attrezzato in tempi praticamente nulli, in un attimo ho imparato ad usare piattaforme, ambienti di lavoro digitale, facendo sì che la DAD non si limitasse ad una mera trasmissione di materiali.

Come me, migliaia di altri colleghi che con grande senso di responsabilità permetteranno di portare a termine quest’anno scolastico. Adesso siamo bravi e andiamo bene, probabilmente domani le 80 crocette diranno il contrario.

Lei, sig. Ministro, ha una grande responsabilità.

Da una parte ha la possibilità di gratificare e premiare il duro lavoro del docente precario che, con il suo impegno e il suo studio continuo, sostiene e mantiene la Scuola permettendo il regolare svolgimento delle lezioni, altrimenti compromesso.

Deve cercare soluzioni alternative a questo concorso straordinario che per molti di noi potrebbe trasformarsi in una vera e propria beffa.

In questo caso sarà ricordata come il Ministro “discontinuo”, cioè il Ministro dei fatti e non delle parole, il Ministro che ha realmente affrontato il problema storico del precariato, dando dignità, valore e merito non a un risultato concorsuale freddo e privo del vero significato di preparazione e competenza, ma riconoscendo un percorso di vita e di impegno continuo che ogni giorno permette ai nostri studenti di entrare in classe per preparasi alle sfide future, umane e professionali.

Dall’altra parte, rischia di rimanere un Ministro anonimo e deludente, un Ministro delle parole e non dei fatti, un Ministro che non saprà rispondere concretamente alle esigenze di una categoria che viene ogni giorno bistrattata, umiliata, offesa e mortificata, nonostante regga il Sistema Scolastico Italiano.

Se non siamo bravi non fateci insegnare, non fateci entrare in classe, nessun genitore affiderebbe il proprio figlio a docenti impreparati e svogliati, non lo vorrei neanche io.

Però non è corretto “utilizzarci”  facendoci insegnare per anni per poi buttarci in mezzo ad una strada attraverso un concorso beffa che non potrà mai testare le reali competenze maturate sul campo.

Poi che senso ha bandire dei concorsi che non potranno essere espletati, se non nel lungo periodo? E’ proprio questo il momento di procedere con questi bandi? Il buon senso dice di no, il contesto socio-sanitario in cui ci troviamo dice di no, molti rappresentanti politici dicono di no.

Lo stesso CSPI auspica fortemente una riflessione da parte del Ministero in merito alla possibilità di assumere procedure concorsuali le più semplificate possibili, che tengano conto essenzialmente del periodo di servizio già prestato e delle esperienze culturali e professionali possedute dai docenti.

Noi non temiamo di essere valutati, ma la valutazione del nostro operato deve essere fatta seriamente e con metodo, non può essere lasciata al caso e ad un concorso che sembra più un modo frettoloso per lavarsi la coscienza che non per risolvere realmente l’annoso problema.

Se ritenete che i titoli di studio, gli anni di insegnamento e le esperienze sul campo non siano sufficienti a “certificarci” come docenti preparati e competenti, pensate ad un percorso selettivo in uscita, strutturato come un percorso universitario, con lezioni da seguire ed esami da svolgere.

Non trattateci come numeri ma come persone.

Un’ultima considerazione: il saggio dubita spesso e cambia idea. Lo stupido è ostinato, non ha dubbi. Conosce tutto fuorché la sua ignoranza (Akhenaton).

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