Il lavoro sommerso dei docenti: tra preparazione, correzione dei compiti e riunioni quasi 2000 ore annue. Come risolvere il problema?

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Gli stipendi dei docenti italiani sono sempre stati al centro di accese discussioni, ma ora una nuova ricerca mette in luce l’effettiva portata del problema. Nonostante il loro impegno, i docenti italiani guadagnano significativamente meno rispetto ai loro colleghi europei.

L’ultima ricerca condotta da Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio conti pubblici italiani, ha esplorato la questione del lavoro sommerso, ovvero le ore lavorative non riconosciute contrattualmente.

Nel 2022 il Movimento Docenti ha ulteriormente approfondito il tema. Nel loro studio, sono stati analizzati dettagliatamente gli stipendi dei docenti e il lavoro sommerso. La parte più preoccupante dell’analisi riguarda quest’ultimo. Questo studio ha cercato di quantificare le ore effettive lavorate dai docenti, incluse attività come la preparazione delle lezioni, la correzione dei compiti, le riunioni e molto altro. Il risultato? Un monte ore annuo compreso tra 1630 e 2000 ore, ben al di sopra delle “18 ore a settimana” spesso citate.

Per risolvere il problema del lavoro sommerso, il Movimento Docenti propone di dettagliare le incombenze dei docenti in termini di ore. L’obiettivo è garantire ai docenti di lavorare come gli altri laureati del pubblico impiego, centralizzando le loro 36 ore settimanali presso la sede scolastica di riferimento. Questo cambiamento necessiterebbe di adeguati ambienti di lavoro, dotati di strumenti e spazi per pianificare, progettare e svolgere altre attività.

Inoltre, il Movimento suggerisce una revisione dell’orario di lavoro, proponendo un modello su cinque o sei giorni a settimana. Questo avrebbe anche implicazioni sulle condizioni di lavoro, come il diritto alla mensa o l’introduzione di buoni pasto. Ma, oltre a questi cambiamenti logistici, è essenziale una revisione degli stipendi dei docenti.

La ricerca mette in evidenza un confronto interessante tra i docenti universitari e quelli delle scuole. Mentre i professori universitari guadagnano tra 3 e 5 volte di più, il loro ruolo non differisce significativamente da quello dei docenti delle scuole. La società dovrebbe quindi rivedere la sua percezione del valore e dell’importanza dei docenti, riconoscendo il loro contributo fondamentale all’istruzione e alla formazione dei giovani.

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