“Il lavoro del coordinatore di classe è fra i più gravosi e rognosi. E viene pagato tra i 150 e i 200 euro l’anno”. La denuncia di Christian Raimo

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Lo scrittore Christian Raimo, sulla propria pagina Facebook, parla del collaboratore di classe, denunciando come, a fronte di un impegno molto faticoso e importante, tutto ciò non viene nemmeno remunerato a dovere.

Il lavoro di coordinatore di classe è uno dei più gravosi, rognosi, importanti che esistono nel mondo della scuola. Viene pagato, quando viene pagato, tra i 150 e i 200 euro l’anno“, scrive Raimo.

Molti i commenti al post: “Confermo. 175 euro per un mazzo infinito, assurdo, per certi versi spesso inutile. Tutto a discapito della didattica”; “Meno burocrazia è più didattica!! Come al solito in Italia si guarda più alla forma che alla sostanza… faccio L insegnante di sostegno un monte di carte e riunioni da fare e poi ai bambini cambiano insegnante ogni 3×2!!”; Continue richieste che avvicinano l’insegnante all’assistente sociale, alla psicologa, al segretario ufficio amministrazione, mediatore scuola-famiglia: un altro lavoro oltre all’insegnamento”; “il problema non è il compenso, è il doversi piegare alle mille richieste burocratiche e da scrivano che “competono”al coordinatore. La cifra è decisa in contrattazione d’istituto con tanto di firme delle RSU nostri colleghi”; Nella stragrande maggioranza dei casi rientra in quella galassia misteriosa che è il lavoro oscuro (e non retribuito) dei docenti”; “Soprattutto non è obbligatorio. Mi dispiace ma me non mi obbliga nessuno“.

In effetti, l’ultimo commento evidenzia un aspetto: non si tratta di un incarico che rientra negli obblighi istituzionalmente previsti nella funzione docente.

Pertanto, come abbiamo scritto in precedenza, tale eventuale proposta effettuata dal dirigente non solo deve essere accettata dal docente ma, qualora accettata, dovrà essere obbligatoriamente retribuita perché attività aggiuntiva. Il Dirigente quindi non potrà imporla come incarico da svolgere tutto l’anno oppure a “turno” fra docenti.

I docenti dicono basta: “Troppi progetti, riunioni e adempimenti. Siamo ormai dei burocrati”

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