Il Governo vuole pagare il “merito” cancellando scuole e personale, Anief dissente: domani arriva alla Camera la Legge di Bilancio che non dà soldi all’Istruzione e vuole valorizzare docenti e Ata tagliando le spese
Neanche un euro per il rinnovo del contratto 2022-24 del comparto Scuola, in compenso dal 2024 torna la politica dei tagli, iniziata nel 2008 dall’ultimo Governo Berlusconi, che cancella centinaia di scuole autonome, presidenze e direzioni dei servizi generali e amministrativi.
Neanche un euro per il rinnovo del contratto 2022-24 del comparto Scuola, in compenso dal 2024 torna la politica dei tagli, iniziata nel 2008 dall’ultimo Governo Berlusconi, che cancella centinaia di scuole autonome, presidenze e direzioni dei servizi generali e amministrativi.
“È una manovra deludente – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, alla vigilia dell’arrivo del testo a Montecitorio dove è atteso da un’approvazione con ritmi serrati – che faremo del tutto per far modificare, pur consapevoli che gli spazi sono ridotti sia per il poco tempo a disposizione che per la necessità di convogliare le risorse pubbliche sul caro energia. È però anche vero che il ministro dell’Istruzione ha preso con noi degli impegni precisi, che prevedono risorse aggiuntive per il nuovo contratto, invece assenti, come pure per la valorizzazione del personale. Diciamo subito a Valditara che non può essere di certo ‘il gioco delle tre carte’ a finanziare il ‘merito’ che il Governo vuole introdurre: le forme di carriera e i profili professionali chiesti anche da Anief prevedono l’impiego di risorse ad hoc, non di certo il loro finanziamento attraverso la cancellazione di altri sedi scolastiche e la riduzione del personale. Se le cose stanno così, se dobbiamo assistere ad un nuovo dimensionamento, sotto traccia, noi non possiamo che dissentire”, conclude Pacifico.
Il piano di dimensionamento-bis è contenuto nell’ultima bozza della Legge di Bilancio 2023 che domani dovrebbe cominciare ad essere esaminato alla Camera, com parallela trasmissione del testo bollinato dalla Ragioneria dello Stato alla Camera, dove potrebbe arrivare tra martedì e mercoledì. A un mese esatto dal termine ultimo per evitare l’esercizio provvisorio (il 31 dicembre 2022).
L’iter che attende l’approvazione del documento è compresso, scrive la stampa specializzata: audizioni in un paio di giorni, emendamenti da presentare prima dell’Immacolata, via libera della Commissione Bilancio tra il 19 e il 20 dicembre per l’approvazione a Montecitorio il 23 dicembre, poi un passaggio blindato al Senato per arrivare al via libera definitivo a ridosso del 31 dicembre.
Per la scuola domina l’articolo 99, con il quale si prevede che dall’anno scolastico 2024/25 le Regioni “provvedono autonomamente al dimensionamento della rete scolastica entro il 30 novembre di ogni anno, nei limiti del contingente annuale individuato dal medesimo decreto”.
I tagli delle scuole, e successivamente dei presidi e dei Dsga, si attueranno “sulla base di un coefficiente, indicato dal decreto medesimo, non inferiore a 900 e non superiore a 1000” alunni iscritti, che quindi saranno sempre più concentrati in poche scuole. Infine, i risparmi prodotti da tali manovre confluiranno “in un Fondo, costituito nello stato di previsione del Ministero dell’istruzione e del merito”.
Per il resto, sempre la Legge di Bilancio a favore dell’Istruzione introdurrà delle misure solo marginali: è prevista per le materie Stem, la promozione delle competenze nelle scuole, con reti, alleanze educative e iniziative di integrazione; sul fronte del reclutamento non cambierà nulla, salvo l’aumento del compenso di commissari e segretari; sul fronte del personale, l’unica misura che si vuole introdurre è l’aumento di 150 milioni di euro nel 2023 per incrementarie lo stipendio di docenti e Ata, ma per rispettare l’accordo del 10 novembre scorso mancano almeno 250 milioni. Ci sono anche, è vero, misure sull’anticipo pensionistico che coinvolgono anche il personale della scuola, come l’avvio di Quota 103, che manda in pensione con 62 anni e 41 di contributi, e una nuova versione di Opzione donna, non più legata ai figli, ma una proroga dello schema attuale
BOZZA LEGGE DI BILANCIO: L’ARTICOLO N. 99 SULL’ISTRUZIONE
ART. 99.
(Misure per la riforma della definizione e riorganizzazione del sistema della rete scolastica)
“5-ter. Al fine di dare attuazione alla riorganizzazione del sistema scolastico prevista nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, a decorrere dall’anno scolastico 2024/2025, i criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le Regioni, anche prevedendo forme di compensazione interregionale, sono definiti, su base triennale con eventuali aggiornamenti annuali, con decreto, avente natura non regolamentare, del Ministro dell’istruzione e del merito, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, previo accordo in sede di Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, da adottare entro il 30 giugno di ogni anno. Ai fini del raggiungimento dell’Accordo, lo schema di decreto è trasmesso dal Ministero dell’istruzione e del merito alla Conferenza Unificata entro il 30 aprile. Le Regioni, sulla base dei parametri individuati dal decreto di cui al primo periodo provvedono autonomamente al dimensionamento della rete scolastica entro il 30 novembre di ogni anno, nei limiti del contingente annuale individuato dal medesimo decreto, ferma restando la necessità di salvaguardare le specificità derivanti dalle istituzioni presenti nei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche. Con deliberazione motivata della Giunta regionale può essere determinato un differimento temporale, non superiore a 30 giorni. Gli Uffici scolastici regionali, sentite le Regioni, provvedono, alla ripartizione del contingente dei dirigenti scolastici assegnato.
5-quater. Decorsa inutilmente la data del 30 giugno di cui al comma 5-ter, primo periodo, il contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le Regioni sono definiti con decreto, avente natura non regolamentare, del Ministro dell’istruzione e del merito, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da adottarsi entro il 31 agosto, sulla base di un coefficiente, indicato dal decreto medesimo, non inferiore a 900 e non superiore a 1000, e tenuto conto dei parametri, su base regionale, relativi al numero degli alunni iscritti nelle istituzioni scolastiche statali e dell’organico di diritto dell’anno scolastico di riferimento, integrato dal parametro della densità degli abitanti per chilometro quadrato ferma restando la necessità di salvaguardare le specificità derivanti dalle istituzioni presenti nei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche . Al fine di garantire una riduzione graduale del numero delle istituzioni scolastiche, per i primi tre anni scolastici si applica un correttivo pari rispettivamente al 7%, al 5% e al 3%, anche prevedendo forme di compensazione interregionale. Gli Uffici scolastici regionali, sentite le Regioni, provvedono, ciascuno per il proprio ambito di competenza territoriale, alla ripartizione del contingente dei dirigenti scolastici assegnato. 5-quinquies. Fino alla data di adozione del decreto di cui al comma 5-ter, ovvero di quello di cui al comma 5- quater, si applicano le disposizioni di cui ai commi 5 e 5-bis”.
2. I risparmi conseguiti dall’applicazione della disciplina di cui al presente articolo confluiscono in un Fondo, costituito nello stato di previsione del Ministero dell’istruzione e del merito.
Le risorse del Fondo di cui al primo periodo sono ripartite annualmente con decreto del Ministro dell’istruzione e del merito, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, previo accertamento dei risparmi di cui al primo periodo.