Il geologo Angelone: maggior parte degli edifici scolastici dismessi non garantisce un’adeguata sicurezza
Il governo pensa agli edifici dismessi per la riapertura delle scuole, ma il Consiglio Nazionale dei Geologi frena: la maggior parte delle strutture non garantisce un’adeguata sicurezza contro i terremoti.
La ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha chiarito come fronteggiare la nuova necessità di distanziamento tra gli alunni, mediante il coinvolgimento degli enti locali che saranno chiamati a collaborare mettendo a disposizione edifici scolastici dismessi in seguito al dimensionamento della rete scolastica, o altre strutture in cui poter ospitare gli alunni, visto che le aule, nella maggior parte dei casi, risultano insufficienti a garantire le distanze minime richieste dall’emergenza sanitaria.
Sull’argomento interviene Domenico Angelone del Consiglio Nazionale dei Geologi, delegato del CNG nell’Osservatorio per l’Edilizia Scolastica previsto dall’art. 6 della Legge n.23 del 1996 (ripristinato dal MIUR nel 2015 dopo un lungo periodo di inattività), che pone l’attenzione sul problema dei rischi:
“Certamente non bisogna dimenticare il grande sforzo fatto in questi anni dal Governo per la messa in sicurezza e miglioramento sismico di numerosi istituti scolastici versanti in condizioni al limite dell’agibilità – dichiara Angelone – oltre ai massicci interventi per la realizzazione di nuove strutture, anche grazie all’impegno di Inail, Cassa depositi e Prestiti, BEI, ma al contempo è doveroso ricordare come il numero di edifici da sistemare sia ancora molto elevato. Numerosi sono stati gli immobili che, a seguito dei nuovi assetti organizzativi delle singole province, sono stati dismessi e quindi non più segnalati come edifici meritevoli di attenzione dal punto di vista della sicurezza sismica, tant’è che per molti di questi non sono stati nemmeno eseguiti i dovuti studi di vulnerabilità”.
“Come per la gran parte degli edifici scolastici dismessi – prosegue il geologo – anche per altre strutture ad oggi impiegate in maniera diversa (biblioteche, cinema etc..) non si dispone dell’adeguata conoscenza del rischio a cui sono esposti (sicuramente per quelli costruiti negli anni ’60, ’70 o precedenti a tali periodi), mancando elementi fondamentali per la sua quantificazione: la conoscenza approfondita del fabbricato dal punto di vista strutturale, la conoscenza del sottosuolo, la conoscenza puntuale delle amplificazioni sismiche per cause geologiche, la presenza di cavità, etc…”.
“È impensabile – conclude Angelone – che per settembre si possa procedere ad una messa in sicurezza degli edifici che dovranno subire un reintegro o una riconversione, ma è auspicabile che almeno gli studi di vulnerabilità vengano eseguiti in tempi brevissimi dagli stessi enti proprietari, al fine di poter scongiurare scenari che appartengono ad un passato da dimenticare”.