Il fondatore di Slow Food: “Basta con Masterchef e programmi simili. A scuola serve l’ora di educazione alimentare”
Carlìn Petrini, il visionario fondatore di Slow Food, sta lanciando un appello rivoluzionario: rendere obbligatoria un’ora settimanale di educazione alimentare nelle scuole, dalle materne in su. Perché il cibo è molto più che nutrimento – è un nesso cruciale con l’ambiente, la salute, l’economia, la cultura.
“Il cibo racchiude tematiche multidisciplinari che richiedono una visione olistica. Sarà il grande tema politico degli anni a venire,” afferma Petrini. Iniziare dall’infanzia è fondamentale, come dimostrato dal successo degli orti didattici di Slow Food. Finora ci si è affidati al volontariato, ora serve un impegno istituzionale.
La proposta è concreta. Con il calo delle nascite, circa 40.000 insegnanti rischiano di perdere il lavoro: si possono riqualificare per la nuova materia, spalleggiati dalle università che custodiscono antichi saperi gastronomici da non disperdere.
I motivi sono impellenti. La FAO prevede 250 milioni di migranti climatici entro il 2050, fortemente legati ai sistemi alimentari. Il 37% dell’anidride carbonica deriva dall’alimentazione, contro il 17% dai trasporti. Il cambiamento climatico rivoluzionerà le coltivazioni in tempi strettissimi.
“Il cibo può curare o ammalarci” avverte Petrini. Oggi 800 milioni di persone sono malnutrite e 1 miliardo obese. Occorre educare a un’alimentazione virtuosa: cibi locali, stagionali, poca carne, zero plastica monouso e prodotti ultra-lavorati. E combattere gli enormi sprechi: ogni anno si buttano 1 miliardo di tonnellate di cibo e 250.000 miliardi di litri d’acqua.
A differenza della TV diseducativa, l’Università di Pollenzo (in provincia di Cuneo), creata da Petrini, forma da 20 anni eccellenze internazionali con didattica immersiva. Gli studenti, il 45% stranieri, compiono viaggi-studio annuali in Sri Lanka, Messico, Thailandia, Kenya, Brasile. Pollenzo difende la biodiversità culturale oltre che di prodotto, rifiutando l’eccesso di italocentrismo.
Un’ora di cibo a scuola può davvero cambiare il mondo, un passo dopo l’altro, contrastando povertà, ingiustizie e danni ambientali del modello attuale. Come dice Petrini: “Non è il PIL l’indicatore del benessere, ma la salute pubblica”.