L’educazione e l’istruzione non possono essere considerate elementi separati. Lettera

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Inviata da Enrico Maranzana –  Il ministro dell’Istruzione e del Merito, per mantenere l’unità del sistema educativo nazionale, ha espresso la volontà di rivedere i livelli essenziali delle prestazioni delle scuole. Ha dichiarato che si deve passare da “educare per istruire” a “istruire per educare”.

Questa nuova strategia è sbagliata perché non considera il principio secondo cui “il significato delle parole è contestuale”; un errore che deriva dall’assenza di una visione d’insieme.

Ogni scuola elabora e pubblica il proprio Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF), che dettaglia le competenze generali e specifiche dei percorsi di studio. Esso rappresenta il vincolo cui è sottoposta la gestione scolastica e costituisce la finalità dell’azione didattica. Per il relativo raggiungimento le scuole dispongono di due leve operative: le conoscenze e le capacità.

Le conoscenze riguardano l’istruzione mentre le capacità sono legate all’educazione. La strategia formativa delle scuole si esercita miscelando capacità e conoscenze: il Collegio dei docenti “Programmando l’azione educativa” identifica e persegue le capacità sottese alle competenze generali, mentre i docenti selezionano i contenuti disciplinari funzionali al raggiungimento delle mete educative collegialmente individuate.

L’educazione e l’istruzione non possono essere considerate elementi separati o gerarchicamente strutturati: sono due facce della stessa medaglia, la cui armonizzazione è
essenziale per l’efficacia del servizio.

Per questo motivo, contrapporre “educare per istruire” a “istruire per educare” solleva una questione che diverge dall’architettura scolastica delineata dalla legge, oltre a ignorare la differenza tra insegnamento scolastico e universitario.

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