Il declino demografico dell’Italia si ripercuote sulla scuola: entro il 2035 si perderà il 21,4% degli studenti tra i 5 e i 14 anni, picco in Sardegna con il 30%

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L’Italia si confronta con un preoccupante declino demografico che si ripercuote inevitabilmente sul sistema scolastico. Secondo i dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito, nell’anno scolastico 2022-2023 gli studenti iscritti ai cicli non terziari erano poco più di 7 milioni, con una distribuzione territoriale sbilanciata: il 62,6% concentrato nelle regioni del Centro-Nord e il restante 37,4% nel Mezzogiorno.

Tale squilibrio territoriale si riflette anche nel tasso di decrescita degli studenti, che nel Mezzogiorno è doppio rispetto al Centro-Nord. Tra il 2017-2018 e il 2022-2023, il numero di studenti è diminuito del 6% a livello nazionale, ma con un calo del 9% nel Mezzogiorno contro il 4% del Centro-Nord.

Le proiezioni Istat al 2035, come riportato dal Rapporto Svimez, non dipingono un quadro più roseo. Si prevede una generale diminuzione degli studenti tra i 5 e i 14 anni (corrispondenti ai cicli di primaria e secondaria di primo grado) del 22%, con punte del 26% al Centro e del 21,3% nel Mezzogiorno. Particolarmente critica la situazione in Sardegna, dove si stima una riduzione di oltre un terzo degli studenti di questa fascia d’età.

Tale scenario demografico mette a rischio la sopravvivenza di circa 3.000 comuni italiani, pari al 38% del totale, dove il numero di alunni delle scuole primarie è inferiore a 125, soglia minima per il mantenimento di una “piccola scuola”. Attualmente, circa 188.000 bambini, pari all’8,4% degli alunni a livello nazionale, frequentano queste piccole scuole, con percentuali regionali che variano dal 31% del Molise al 3,2% dell’Emilia-Romagna.

RAPPORTO SVIMEZ

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