Il caso della studentessa aggredita riaccende il dibattito sulle gite scolastiche. I docenti: “Troppi rischi, poche gratifiche. Così rinunciamo”

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Trovare insegnanti disposti ad accompagnare gli studenti in gita è diventata un’impresa sempre più ardua. I motivi sono molteplici, ma due fattori spiccano su tutti: il compenso ridotto e l’imprevedibilità crescente del comportamento degli studenti.

Il recente caso della studentessa di Frosinone, vittima di violenza durante una gita scolastica, ha ulteriormente acuito le preoccupazioni dei docenti. “A fine anno, riceviamo solo un piccolo contributo per la flessibilità”, spiega un insegnante di Frosinone a Il Messaggero, “una miseria se si considera l’ansia costante, le notti insonni e la responsabilità di evitare che i ragazzi combinino guai. Personalmente, ho smesso di accettare gite con pernottamento: il gioco non vale la candela”.

Responsabilità e rischi

Le regole rigide imposte agli insegnanti durante le gite scolastiche, unite al rischio di responsabilità penali, scoraggiano molti docenti. Due insegnanti presenti alla gita in Toscana sono attualmente indagati per omesso controllo. “Gli accompagnatori dovevano vigilare e non lo avrebbero fatto a sufficienza”, sottolineano le autorità.

Il calo delle gite scolastiche

La carenza di docenti disposti a partire in gita ha contribuito al drastico calo dei viaggi di istruzione. A Frosinone, come nel resto d’Italia, uno studente su due non è partito nel 2023. L’aumento dei costi, soprattutto per le mete estere, ha ulteriormente aggravato la situazione. Fabio Benedetti, vice presidente di Fiavet Lazio, l’associazione delle agenzie di viaggio, conferma: “Le richieste sono rimaste invariate rispetto allo scorso anno, ma abbiamo notato un aumento dei viaggi in Italia e una flessione di quelli all’estero a causa dei prezzi dei voli”.

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