Il burnout per chi la lavora a scuola è ancora un segreto di Stato, per Anief è fondamentale uscire dell’impasse: passaggio fondamentale per riconoscere le ‘finestre’ di pensionamento anticipato di docenti e Ata

Per chi lavora a scuola continua a non essere riconosciuta la diagnosi psichiatrica come malattia professionale: lo si evince dall’elenco ufficiale delle malattie professionali pubblicato lo scorso 13 gennaio in Gazzetta Ufficiale.
Il testo contiene la lista di patologie specifiche per il personale scolastico, come il disturbo dell’adattamento cronico e la dermatite irritativa. Ma non c’è traccia, ancora una volta, delle patologie crescenti nella scuola, soprattutto da parte “di collaboratori scolastici e dei docenti, spesso esposti a condizioni lavorative non ottimali”, come osserva in queste ore la stampa specialistica. Eppure, i dati scientifici sono chiari, visto che “oltre alle ben note “disfonie, uno studio del 5 ottobre 2022, in collaborazione con il Conbs, rivela che il 60% delle inidoneità all’insegnamento è dovuto a patologie psichiatriche, con un’incidenza predominante di disturbi ansioso-depressivi”.
“La realtà – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è che Il burnout per chi la lavora a scuola rimane ancora un segreto di Stato. Negli anni passati, dopo le numerose denunce prodotte dal medico esperto Vittorio Lodolo d’Oria, Anief aveva chiesto l’accesso ai fati relativi ai sinistri denunciati all’Inail. Ma è stato tutto invano. Un vero peccato, perché se si riconoscesse il burnout non significherebbe che i docenti italiano sono pazzi, semmai che sono sottoposti a una professione certamente tra le più usuranti di altre all’interno del pubblico impiego”.
“Questo avrebbe – continua il sindacalista – certamente effetto, ad esempio, per la creazione di specifiche ‘finestre’ per il pensionamento anticipato, come invece avviene per i dipendenti delle armate o dell’ordine e come chiesto più volte dall’Anief, anche di recente in audizione Cisal al Senato. Sarebbe questo il motivo del segreto di Stato, forse? Ma a chi giova avere educatori stressati, anziani purché in servizio? Noi aspettiamo ancora la risposta”, conclude Pacifico.