Il buon docente va valutato sul campo, non con diabolici questionari. Lettera

inviata Prof. Leonardo Carducci – Signora Ministra Azzolina, sono un Insegnante di Scienze Motorie (anche se preferisco la vecchia dicitura di Educazione Fisica), Precario ormai da 7 anni.
In tutte le scuole dove ho insegnato sono stato apprezzato dagli alunni, dai Presidi, dai genitori, ecc, finendo sempre a fine anno ad essere rimpianto e a rimpiangere io stesso la scuola che dovevo lasciare.
Il motivo di tutto ciò quale potrebbe essere? Mi dica lei. Forse perché sono riuscito ad utilizzare al meglio la mia intelligenza emotiva? O magari perché ho prestato molta attenzione alla comunicazione e soprattutto a quella para-verbale? O perché sono dotato di una buona dose di empatia? Sarà perché sono un leader positivo per gli alunni? O magari semplicemente perché, a fine anno, ho sempre organizzato, insieme agli altri insegnanti, Grossi Eventi Sportivi? Guardi di Insegnanti Precari nelle mie stesse condizioni ce ne sono altri.
Cara Ministra, gliela do io la risposta del perché un Insegnante viene apprezzato, amato e rimpianto dai suoi alunni, dai Presidi, ecc, ecc.
Perché per insegnare in maniera significativa, oltre a tanta esperienza, che soltanto noi Precari abbiamo, per l’enorme quantità di lezioni svolte, serve avere anche quella predisposizione naturale all’insegnamento che non si può quantificare e valutare con dei semplici questionari a risposta multipla, con domande e risposte elaborate in maniera diabolica e contorta che, anziché far capire l’eventuale preparazione del candidato, creano solo confusione nella comprensione.
Un Docente, per capire il suo valore, va valutato sul campo, perché è li che si capisce se veramente è idoneo o meno a svolgere questo Fantastico mestiere che è l’Insegnante.