Argomenti Didattica

Tutti gli argomenti

Il bullismo non è una comportamento normale dell’infanzia, smontiamo un mito: soluzioni da adottare in classe

WhatsApp
Telegram

I fatti che accadono oggi e ciò che accadrà domani ci dicono semplicemente che non è così: il bullismo è un problema complesso che richiede una moltitudine di approcci e non si può liquidare con un piano inattuato o dei semplici seminari. Cercheremo, nell’articolo e nei successivi, di enucleare i fatti o gli accadimenti più frequenti sul bullismo e di proporre, a partire da essi, alcune soluzioni che devono essere attivate se vogliamo che i nostri alunni (talvolta, i nostri figli) vivano serenamente la loro vita.

Elementi e fatti da considerare

  • Il bullismo è una questione di diritti umani, di sicurezza e inclusione
  • Il bullismo provoca gravi danni
  • Il bullismo si verifica ovunque i bambini si riuniscano per vivere, imparare o giocare
  • Il bullismo può verificarsi all’interno della famiglia o della casa familiare
  • I bambini non nascono dal bullismo
  • Denunciare il bullismo è un modo efficace per fermare la violenza
  • Reagire peggiora il bullismo
  • Il bullismo colpisce la maggior parte dei nostri alunni e dei nostri figli
  • Non stiamo facendo abbastanza per proteggere i giovani
  • I coetanei svolgono un ruolo importante nel bullismo, intensificandolo o fermandolo

Il bullismo provoca gravi danni

Il bullismo causa una serie di problemi di salute fisica e mentale, ma anche di tipo sociale e relazionale. Rispetto ai bambini che non denunciano il coinvolgimento in problemi di bullismo. Infatti, i bambini vittime di bullismo:

  • soffrono di più mal di testa, mal di stomaco, depressione e ansia. I problemi di salute mentale associati al bullismo tendono a durare fino a tarda età.
  • corrono un rischio maggiore di suicidio.
  • avranno maggiori probabilità di saltare la scuola, mostrare scarso interesse per i loro studi e essere valutati, talvolta, negativamente.

Di contro, i bambini che fanno i prepotenti a scuola come al di fuori di essa:

  • hanno maggiori probabilità di fare uso di droghe e alcol
  • di impegnarsi in attività criminali.

Secondo uno dei principali ricercatori mondiali sul bullismo, il 60% dei ragazzi che hanno maltrattato altri ragazzi alle scuole primarie hanno precedenti penali già all’età di 24 anni.

Soluzione da attuare nelle nostre classi

Il bullismo è, come più volte ribadito, un problema di relazione irriguardosa, spesso tra pari talvolta, però, anche nei confronti non solo dei più piccoli ma anche dei più grandi deboli, con problematiche personali e vissuti esperienziali di una certa portata. È essenziale identificare e aiutare anticipatamente i bambini – nella duplicità, chiaramente, dell’intervento: sia, infatti, coloro che umiliano, picchiano o maltrattano anche psicologicamente gli altri sia coloro che rischiano di essere vittime di bullismo o lo sono già diventate – al fine di puntellare lo sviluppo di relazioni in buona salute relazionale e sociale (puntellando la comunicazione e i rapporti interrelazioni).

Si cresce e l’aggressività si evolve, muta: bisogna intervenire presto

Senza una risoluzione immediata e tempestiva, un numero, oggi molto nutrito, di giovani che fanno i prepotenti durante l’infanzia continueranno a farlo nel corso dell’adolescenza e, poi, cosa più grave, in età adulta, nella famiglia, in ambiente di lavoro, nel contesto sociale e nella comunità nella quale si vive. Man mano che i nostri alunni crescono, infatti, se non si interviene, la natura del bullismo cambia. E, già nella primissima adolescenza, affiorano nuove forme di prepotenza. Infatti, man mano il pensiero si struttura e le abilità sociali si definiscono, i bambini diventano coscienti delle debolezze degli altri e, congiuntamente, di quanto sia grande, decisivo, pericoloso, il proprio potere rispetto alle debolezze degli altri (in qualunque contesto questi altri siano o vivano). Il bullismo muta, si evolve, Diciamo che questa devianza si differenzia in forme che, con il passare degli anni, diventano più sofisticate. Si passa, infatti, dall’aggressione verbale e sociale, a quella molto pericolosa omofobica, sessuale e razziale. Trascorrono gli anni e queste forme di violenza cominciano a caratterizzare forze diverse di relazioni e contesti ambienti assai differenti a quelli nei quali il “bullo” operava da bambino e da adolescente. Le lezioni devastanti imparate mentre era piccolo sull’uso negativo del potere possono tradursi in molestie sessuali (per esempio quelle sul posto di lavoro), in molestie violenze fisiche e psicologiche durante le relazioni sentimentali, in abusi coniugali, in abusi sui minori quando si diventa padri o sui figli del partner, e, ma non in ultimo, in abusi sugli anziani, anche sui propri genitori (e non solo su essi.

Cercare una soluzione per impedire la formazione di schemi di interazioni aggressive

L’identificazione e l’intervento tempestivi del bullismo nelle nostre realtà scolastiche bloccheranno (o, almeno, rallenteranno o affievoliranno) la formazione di schemi di interazioni di tipo aggressivo. Gli adulti devono essere coscienti che il bullismo muta con l’età e può divenire più difficile da rilevare, e se non si rileva non si può prevenire ed è complicato porre in essere interventi anche di tipo preventivo in modo particolare negli ambienti nei quali può diventare davvero pericoloso anche per la vita dell’altra persona.

Il bullismo colpisce la maggior parte dei nostri alunni e dei figli: siamo cechi e spesso non ce ne accorgiamo

Circa il 13% delle ragazze e il 19% dei ragazzi hanno riferito, secondo un’indagine dell’OMS, di aver maltrattato gli altri almeno due volte nei mesi precedenti. Il 14% delle ragazze e il 19% dei ragazzi, nello stesso periodo e nella stessa indagine a campione, hanno riferito di essere stati vittime almeno due volte nello stesso periodo di tempo. Questi dati ci danno il senso della circostanza che in una classe di 25 studenti, tra 2 e 3 bambini sono vittime di bullismo e/o di bullismo. Un dato più elevato, forse, di quanto ciascuno di noi immagina. Molti più bambini (anche i nostri figli o i nostri nipoti, se questa circostanza ci dovesse aiutare ad essere più attenti e, principalmente, più sensibili alle richieste di aiuto) osservano il bullismo e sanno che sta accadendo anche accanto a loro. Non è escluso, concludono i ricercatori, che una buona parte dei bambini/alunni si impegnerà, emulando maldestramente, in una qualche forma di bullismo e altri, invece, potrebbero sperimentare su di loro una qualche forma di vittimizzazione. Tra questi, riferisce il sondaggio, una minoranza di bambini/alunni avrà un coinvolgimento ripetuto, prolungato, grave e pervasivo nel bullismo e/o nella vittimizzazione. Bastano queste considerazioni per farci cambiare approccio? È sufficiente per finirla con il minimizzare gli accadimenti e trovarci, spesso, maldestramente, a dover penalizzare proprio la vittima e, talvolta, anche davanti agli altri?

È necessario garantire ai bambini abbiano relazioni sane e produttive

È necessario e urgente impegnarci di più e meglio, quotidianamente se fosse necessario, per garantire che i bambini abbiano relazioni sane e produttive. È necessario che i programmi e le strategie di prevenzione del bullismo includano e supportino proprio tutti i bambini, siano essi vittime di bullismo, bulli o testimoni di atti di bullismo. Una scuola attenta deve intervenire su tutti i fronti, con lo stesso interesse, la stessa energia, la stessa determinazione.

WhatsApp
Telegram

Offerta Riservata TFA 2025: Abilitazione all’insegnamento da € 1.400 con Mnemosine