Il 73% dei laureati arriva dal liceo, oltre la metà è donna, ma sono ancora poche nelle discipline STEM. Rapporto AlmaLaurea 2025

Nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Brescia, è stato presentato oggi il XXVII Rapporto AlmaLaurea sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati. L’evento, intitolato Laureati e lavoro nel prisma del mismatch, è stato organizzato in collaborazione con il Ministero dell’Università e della Ricerca e con il patrocinio della CRUI.
La Direttrice di AlmaLaurea, Marina Timoteo, ha illustrato i risultati dell’indagine, che ha coinvolto oltre 305.000 laureati del 2024 per il Profilo dei Laureati e 690.000 laureati di 81 atenei per la Condizione occupazionale, analizzando la situazione a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo .
Formazione e mercato del lavoro
Il rapporto evidenzia un disallineamento tra le competenze acquisite durante il percorso universitario e le richieste del mercato del lavoro. A un anno dalla laurea, oltre il 30% degli occupati svolge un lavoro per cui il titolo di studio non è formalmente richiesto e non utilizza in misura elevata le competenze apprese. Questo fenomeno è più marcato tra i laureati di primo livello (39,3%) rispetto a quelli di secondo livello (31,9%). A cinque anni dalla laurea, la percentuale diminuisce ma rimane significativa: 32,5% per i laureati di primo livello e 25,4% per quelli di secondo livello. Le discipline più colpite includono i gruppi letterario-umanistico, arte e design, linguistico, politico-sociale e comunicazione, psicologico ed economico.
Influenza dell’origine sociale e del genere
L’analisi mostra che i figli di genitori laureati sono meno soggetti al disallineamento tra studi e lavoro, soprattutto quando conseguono il titolo nello stesso ambito disciplinare dei genitori. Inoltre, le donne tendono a svolgere lavori per cui è richiesto formalmente il titolo di laurea, ma nei quali non si fa un utilizzo elevato delle competenze acquisite durante gli studi.
Scelte formative e motivazioni
La scelta del percorso di studio influisce sul rischio di disallineamento. Quando la decisione non è motivata da ragioni culturali o professionalizzanti, aumenta la probabilità di svolgere un lavoro non coerente con il titolo di studio. Alla vigilia della laurea, circa un quarto dei laureati del 2024 si dichiara disposto ad accettare incondizionatamente un lavoro non coerente; il 54,5% lo accetterebbe solo come condizione transitoria, mentre il 21,0% non è disposto ad accettare una proposta non coerente con il titolo conseguito.
Età alla laurea e regolarità negli studi
L’età media alla laurea per i laureati del 2024 è di 25,8 anni. Tuttavia, si osserva un lieve peggioramento rispetto agli anni precedenti. La regolarità negli studi, ovvero la capacità di concludere il corso di laurea nei tempi previsti, riguarda il 58,7% dei laureati del 2024, in calo rispetto al 2023.
Composizione per genere e scelte disciplinari
Nel 2024, il 59,9% dei laureati è di genere femminile. Le donne sono maggiormente rappresentate nei corsi magistrali a ciclo unico e nei gruppi disciplinari di educazione e formazione, linguistico e psicologico. Tuttavia, la loro presenza nelle discipline STEM rimane inferiore, attestandosi al 41,1%.
Influenza della famiglia di origine
Il 32,2% dei laureati del 2024 ha almeno un genitore con un titolo di studio universitario. Questa percentuale sale al 43,6% tra i laureati magistrali a ciclo unico. Si osserva una certa coerenza tra l’ambito disciplinare del titolo universitario dei genitori e quello dei figli, soprattutto nelle lauree che portano più frequentemente alla libera professione.
Percorsi pre-universitari
La maggior parte dei laureati del 2024 proviene da percorsi liceali (73,0%), in particolare da quelli scientifici, linguistici e classici. Il diploma tecnico riguarda il 19,7% dei laureati, mentre il diploma professionale è marginale (3,3%).
Esperienza universitaria
L’88,5% dei laureati si dichiara soddisfatto dei rapporti con il personale docente e l’81,8% dell’adeguatezza delle aule. Il 90,2% esprime soddisfazione complessiva per il corso di laurea, mentre il 72,2% confermerebbe la scelta sia del corso sia dell’ateneo.
Borse di studio e tirocini curriculari
Nel 2024, il 27,8% dei laureati ha usufruito di una borsa di studio, in aumento rispetto al 2014. Le esperienze di tirocinio curriculare riguardano il 61,0% dei laureati, con una soddisfazione del 94,3%.
Mobilità per motivi di studio
La mobilità per ragioni di studio è in aumento, con una direzione prevalente dal Mezzogiorno al Centro-Nord. Il 28,7% dei laureati che ha conseguito il diploma al Mezzogiorno ha scelto un ateneo di una ripartizione geografica diversa.
Esperienze di Studio all’Estero
Il 10,3% dei laureati del 2024 ha maturato un’esperienza di studio all’estero riconosciuta dal corso di laurea. La partecipazione è più alta tra i laureati dei gruppi linguistico, mentre è meno diffusa tra quelli di scienze motorie e sportive e educazione e formazione. Le condizioni socio-culturali ed economiche della famiglia di origine influenzano l’accesso a queste esperienze.
Condizione occupazionale dei laureati
A un anno dalla laurea, il tasso di occupazione raggiunge il 78,6% sia tra i laureati di primo livello sia tra quelli di secondo livello. A cinque anni dalla laurea, il tasso di occupazione è del 92,8% per i laureati di primo livello e dell’89,7% per quelli di secondo livello.
Tipologia dell’attività lavorativa
I contratti a tempo indeterminato sono in aumento, rappresentando il 39,5% tra gli occupati di primo livello e il 29,8% tra quelli di secondo livello a un anno dalla laurea. A cinque anni, la quota supera la metà degli occupati, raggiungendo il 73,9% tra i laureati di primo livello e il 54,6% tra quelli di secondo livello.
Stipendi
Le retribuzioni mensili nette a un anno dalla laurea sono in media pari a 1.492 euro per i laureati di primo livello e a 1.488 euro per quelli di secondo livello. A cinque anni, le retribuzioni aumentano rispettivamente a 1.770 euro e 1.847 euro. Tuttavia, oltre il 30% degli occupati ritiene la propria retribuzione poco o per niente adeguata rispetto alla professione e al ruolo ricoperto.
Lavoro all’estero
Tra i laureati di secondo livello con cittadinanza italiana, il lavoro all’estero riguarda il 4,1% degli occupati a un anno dalla laurea e il 4,6% a cinque anni. Le retribuzioni medie percepite all’estero sono notevolmente superiori a quelle degli occupati in Italia. I motivi del trasferimento all’estero sono legati principalmente ad aspetti lavorativi, come offerte di lavoro interessanti o mancanza di opportunità adeguate in Italia.
Selettività nella ricerca del lavoro
I laureati manifestano una maggiore selettività nella ricerca del lavoro, attribuendo importanza all’acquisizione di professionalità e alla valorizzazione economica del proprio investimento in istruzione. Questa selettività può influire sulla probabilità di occupazione a un anno dalla laurea.