Il 40% dei docenti vuole cambiare lavoro: “Così è inaccettabile, troppo basso lo stipendio”. Il sondaggio della Gilda

Oltre il 40% dei docenti cambierebbe mestiere. Questo è il risultato di una rilevazione promossa dalla Gilda degli Insegnanti che ha coinvolto oltre 3mila docenti.
Alla domanda “Considerati i carichi e le condizioni di lavoro attuali, lascereste la cattedra per cambiare professione?”. Il 41,7% risponde sì, mentre il 17% sarebbe indeciso. Dunque oltre il 50% sarebbe in bilico per cambiare mestiere.
“È molto triste e grave, vuol dire che c’è una grande demotivazione della categoria: stipendi bassi, con un divario che aumenta se consideriamo che gli impiegati statali hanno già chiuso il contratto a 117 euro di aumento – commenta a La Repubblica il coordinatore della Gilda Rino Di Meglio – me l’aspettavo perché poi queste cose le sentiamo parlando con i colleghi: non c’è soddisfazione né economica né professionale nell’insegnare, almeno non più come una volta. Il problema esiste ed è serio”.
Sull’avanzamento di carriera legata al merito, però, la situazione si spacca. Per il 52,8% gli scatti di anzianità rappresentano un sistema ancora valido per la progressione di carriera, il 48,2% boccia aumenti di stipendio collegati al merito, mentre il 41,2% si dice favorevole.
I docenti si sentono molto orgogliosi del loro ruolo, tanto che alla domanda su una possibile area di contrattazione separata, il 65,9 per cento ha risposto sì, il 12,7 no, il 21,4 non lo so. Un cavallo di battaglia della Gilda, quello dell’area contrattuale separata, sostenuto proprio per valorizzare le diverse figure professionali interne alla scuola e allontanare dall’insegnamento la deriva impiegatizia.
Per creare maggiore democrazia, equità e trasparenza nella vita scolastica, secondo il 50,7 per cento degli oltre 3mila docenti che hanno partecipato al sondaggio bisognerebbe istituire un organo come il Consiglio Superiore della Docenza. Stessa percentuale di consensi alla proposta di elezione del dirigente scolastico da parte degli insegnanti.
Infine, secondo il 62,3 per cento, non è corretto attingere dal fondo di istituto i compensi per pagare lo staff che supporta la dirigenza.
“Nonostante le mortificazioni e i crescenti carichi burocratici – commenta ancora Di Meglio -, la maggior parte della categoria resta orgogliosa della propria professione e chiede con forza un’area contrattuale specifica per contrastare la deriva impiegatizia. Ci auguriamo che finalmente un Governo illuminato, invece di continuare a riformare programmi e ordinamenti, si adoperi per valorizzare seriamente la professione docente”.