Il 16,9% dei nidi accoglie almeno un bambino disabile, ma con differenze territoriali rilevanti. Il 60% degli istituti sono pubblici a gestione diretta o pubblici in appalto

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L’Italia è tra i primi paesi europei ad aver avviato un percorso di inclusione educativa precoce per i bambini con disabilità. Per questi bambini, i servizi per la prima infanzia, a cominciare dagli asili nido, sono essenziali per favorire lo sviluppo di competenze relazionali e comunicative. Per tali ragioni, attraverso la legge 104/1992, il legislatore ha sancito il diritto all’educazione e all’istruzione fin dalla nascita, garantendo l’accesso agli asili nido per i bambini con disabilità al di sotto dei 3 anni.

Il report congiunto stilato dal Dipartimento per le politiche della famiglia, ISTAT ed Università Ca’ Foscari fornisce una panoramica interessante sul grado di inclusione degli istituti scolastici italiani attraverso l’utilizzo di due indicatori: la percentuale di strutture che accolgono almeno un bambino con disabilità e il rapporto tra bambini con disabilità certificata sul totale degli iscritti.

Distribuzione territoriale e tipologia gestionale

Secondo l’indagine campionaria 2023/2024, il 16,9% dei nidi e delle sezioni primavera ha accolto almeno un bambino con disabilità certificata, sebbene il dato metta in mostra differenze territoriali rilevanti: si raggiunge il 20,7% nel Centro Italia, con valori inferiori al Nord (16%) e nel Mezzogiorno (15,3%).

Significative anche le variazioni legate alla gestione del servizio:

  • 34,6% nei servizi pubblici comunali a gestione diretta;
  • 26,9% nei servizi pubblici in appalto;
  • 13,3% nelle strutture private convenzionate;
  • 5,5% nei nidi totalmente privati.

Il rapporto medio nazionale è di 7,6 bambini con disabilità ogni 1.000 iscritti, con una quota più alta nei nidi pubblici comunali (11,7‰) e più bassa nelle strutture private non convenzionate (3,9‰). Questi dati evidenziano una maggiore incidenza nei servizi pubblici, spesso percepiti dalle famiglie come più attrezzati e accessibili, anche per via dei criteri comunali di priorità nell’iscrizione.

Evoluzione della presenza secondo l’età

La presenza di bambini con disabilità aumenta con l’età, come indicano i dati 2022/2023. Se nei nidi e sezioni primavera si registrano 7,7 bambini con disabilità ogni 1.000 iscritti, il valore sale progressivamente nella scuola dell’infanzia:

  • 9‰ tra i bambini di 2 anni;
  • 18,9‰ tra i 3 anni;
  • 28,8‰ tra i 4 anni;
  • 33,3‰ tra i 5 anni.

Questa tendenza riflette il fatto che le certificazioni di disabilità sono spesso effettuate più avanti nel percorso educativo. Di conseguenza, la minore incidenza nei servizi 0-2 anni non sembra indicare una carenza di inclusione, ma piuttosto un fenomeno di ritardo nella diagnosi.

Partecipazione e differenziali di accesso

Attraverso il confronto tra i dati campionari e quelli del Registro statistico Istat, si stima che il 25,8% dei bambini tra 0 e 2 anni con disabilità frequenti i servizi educativi per la prima infanzia, contro il 30,7% degli altri bambini. Secondo i ricercatori che hanno condotto l’indagine, questo scarto di circa 3,8 punti percentuali potrebbe dipendere anche da scelte familiari, come il ricorso al bonus babysitter al posto del bonus asilo nido. Ad ogni modo, l’analisi non sembra suggerire una reale esclusione o inadeguatezza del sistema educativo, soprattutto per quel che riguarda il settore pubblico, ma è comunque evidente un divario piuttosto marcato tra l’accesso alle strutture pubbliche (sia a gestione diretta che in appalto) e quelle private.

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