Idonei 2020, i docenti in piazza: “Nella scuola non basta nemmeno superare un concorso per avere il ruolo” [VIDEO INTERVISTE]

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Venerdì 18 ottobre in diverse città d’Italia un gruppo di docenti si è radunato davanti agli uffici scolastici per protestare contro la loro condizione di precarietà. La mobilitazione ha come obiettivo principale quello di chiedere garanzie per coloro che, nonostante abbiano superato il concorso ordinario del 2020 e siano collocati nelle graduatorie in qualità di idonei, si trovano ancora in attesa di un’assunzione stabile.

La mobilitazione – sostenuta dai sindacati FLC CGIL e UIL Scuola RUA – ha come obiettivo principale quello di chiedere garanzie per coloro che, idonei al concorso ordinario del 2020 non hanno certezza dei tempi per la loro assunzione, accompagnata  dalla richiesta di evitare nuovi concorsi in classi di concorso già coperte da graduatorie da esaurire.

Le assunzioni degli idonei del concorso 2020, sia infanzia primaria che secondaria, avvengono infatti in coda a quella dei vincitori del concorso PNRR nonostante il concorso 2020 sia stato svolto prima e sia abilitante.

Per il 2024/25 l’obiettivo dichiarato dal Ministro Valditara è quello di arrivare a 6.000 assunzioni, mentre si tenta di aprire l’interlocuzione con la Commissione Europea al fine di far rientrare anche le assunzioni degli idonei nel numero dei 70.000 docenti da assumere con il nuovo reclutamento entro il 31 dicembre 2026.

Nel frattempo però entro il 31 dicembre sarà bandito un secondo concorso PNRR, e questo genera disappunto tra chi attende da anni la stabilizzazione.

Matteo, un docente precario, ha descritto la sua esperienza: “Diciamo che la condizione che abbiamo vissuto noi, che abbiamo avuto un concorso bandito nel 2020, terminato nel 2024 con il PNRR, è una sensazione di annichilimento. Ci siamo sentiti come se la nostra identità professionale fosse evaporata anno dopo anno. Quando abbiamo visto il PNRR, la battaglia si è acuita. Le strade erano o soccombere nella disperazione, oppure procrastinare nella battaglia. Personalmente ho scelto la seconda, ha dato i suoi frutti, però siamo qui appunto perché ciò valga per tutti”.

Francesca ha parlato delle difficoltà nel pianificare il futuro: “I progetti sono molto difficili, pensare al futuro è complicato. Se siamo fortunati cambiamo scuola ogni anno, se siamo sfortunati ogni pochi mesi. Questo rende il progetto per il futuro a brevissimo termine. Non c’è certezza, e questo è frustrante”.

Sonia ha espresso il suo disappunto per la situazione attuale: “Dopo aver fatto tutte le prove del concorso ordinario, scoprire che poi fanno altri concorsi che ti sorpassano è avvilente. Lavoro, studio e porto avanti una famiglia, e devo ritagliarmi tempo per studiare, spesso la notte. È davvero avvilente”.

Giacomo ha sottolineato l’assurdità del sistema: “In Italia, per accedere a un posto di lavoro pubblico come quello dei docenti, dovrebbe bastare un concorso. Non si capisce perché in altri settori basti un concorso, mentre nel nostro caso possono essere due, tre, quattro. È irricevibile. Abbiamo già dimostrato di avere le conoscenze e la capacità per insegnare. Scartare chi già lavora e ha dimostrato le proprie abilità è una politica inaccettabile”.

Anche Bianca, una studentessa, ha voluto esprimere la sua solidarietà: “Siamo qui in piazza assieme ai docenti per dimostrare solidarietà in una situazione in cui ci sono sempre più precari e una didattica che cambia ogni due mesi. Protestiamo perché si investe sempre meno nella scuola, e questo non permette una didattica personalizzata che risponda alle necessità degli studenti”.

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