Vincoli mobilità, “non garantiscono il benessere del docente e la continuità didattica è solo apparente. Toglieteli”. INTERVISTA alla maestra Anna Trilli

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“Dico sempre a chi mi conosce che non vado al lavoro, vado a scuola. Lo dico perché il nostro è il lavoro più bello. Se uno ha la fortuna di trovarlo – un lavoro che ti dà la felicità – allora quel lavoro cambia la vita a te che lo svolgi e alle persone con cui ti devi rapportare. Se non ci fosse il vincolo, questa felicità varrebbe il triplo”.

La maestra Anna Trilli è una delle tante e dei tanti insegnanti passati di ruolo con il concorso in una provincia di ruolo lontana da quella di residenza e che non possono produrre domanda di trasferimento prima dei prossimi tre anni in quanto sottoposta al vincolo di restare nella sede di assunzione.

Un vincolo che un tempo non c’era e che poi è stato introdotto, pochi anni orsono con la dichiarata necessita di garantire agli alunni la dovuta continuità didattica, messa a dura prova da continue richieste di trasferimento da parte dei docenti, ciò che produce un turnover incessante e un valzer di insegnanti.

Il fatto è – ribattono i docenti vincolati – che la continuità didattica non è però garantita dal vincolo, dacché molto spesso i docenti assunti su una classe o sua una sezione vengono spostati su altre classi e su altre sezioni per una miriade di motivazioni tutte giustificate da esigenze strutturali o del momento.

Anna Trilli abita a Brescia ma insegna ad Asola, una cittadina di poco più di diecimila abitanti in provincia di Mantova.

Maestra Anna Trilli, lei è stata assunta in ruolo quest’anno presso una scuola dell’infanzia. Da quanti anni insegna?

“Insegno dal 2005 e sono stata assunta in ruolo a settembre 2023 tramite il concorso ordinario che era stato bandito nel 2020. Quindi per il fatto che il concorso è partito nel 2021 e le prove orali si sono svolte a metà del 2022, mentre gli assunti lo scorso anno avevano avuto la possibilità di deroga, a noi invece non l’hanno concessa. Loro hanno potuto fare domanda di mobilità, noi invece siamo vincolati perché il contratto nuovo è stato firmato il 18 gennaio del 2024, cioè pochi giorni orsono”.

Che cosa stabilisce?

“Che i docenti assunti nell’anno scolastico 2023-2024 sono vincolati per tre anni nella sede assegnata”.

Ve lo aspettavate?

“Confidavamo anche noi in una deroga. Ora chiediamo questa deroga perché siamo stati assunti con la stessa procedura concorsuale di coloro i quali hanno avuto la possibilità di avere una deroga sulla base di un vuoto normativo poiché il contratto non era ancora stato firmato”.

Se il nuovo contratto fosse stato firmato un po’ più tardi avreste anche voi avuto anche voi una deroga…

“E’ così”.

Lei fa parte del Comitato nazionale docenti vincolati. Come l’avete presa e qual è la vostra posizione?

“Stavamo attendendo la firma del contratto per vedere cosa i sindacati possono fare per attuare il contratto integrativo che regola la mobilità. La nostra presidente, Angela Mancusi, sostiene che sia necessaria una deroga in quanto siamo stati assunti con la medesima procedura concorsuale rispetto a quelli dello scorso anno che hanno avuto la possibilità di deroga”

I sindacati che cosa vi hanno assicurato?

“Che cercheranno di darci la possibilità di deroga, come è successo lo scorso anno”.

Un’evenienza un po’ ardua da immaginare.

“Sì, perché loro sostengono che essendo, il vincolo, messo in una legge, loro sono un po’ bloccati. Nel contratto la possibilità di deroga è stabilita solo per alcune casistiche: caregiver con legge 104 e figli minori di 12 anni”.

Quanti anni ha? Ha una famiglia?

“Ho 40 anni. Ho una famiglia e un figlio, 12 anni appena compiuti il 9 gennaio.

Dodici anni appena compiuti, sembra una beffa

“Eh”

Ci spieghi la sua giornata tipo

“Faccio un’ora di strada all’andata e una al ritorno e per alcuni impegni scolastici che si devono svolgere nel tardo pomeriggio, talvolta l’orario di rientro è sempre più tardi. Diventa sempre più difficile conciliare le varie esigenze di lavoro con quelle della famiglia”.

A che ora parte?

“Ogni mattina a seconda dei turni parto alle 6,45, se entro alle 8. Oppure parto alle 8,45 se entro alle 10. A Brescia al mattino c’è un traffico infernale. Il rientro è più agevole: torno a casa alle 13,30 oppure alle 17,30 circa”.

Quanto spende al mese solo per la trasferta e quanto prende di stipendio?

“Spendo 250 euro al mese, per uno stipendio di 1500”.

Ha pensato di prendere un appartamento in affitto?

“No, dovrei stravolgere la vita di mio figlio”

Un tempo questi vincoli non c’erano, poi sono stati creati. Voi del Comitato sostenete che le nobili motivazioni non trovino sempre una reale corrispondenza nella pratica. E’ così

“Con il vincolo vorrebbero garantire la continuità ai bambini, ma questa cosa è solo apparente. Può capitare di dover cambiare sezione, puoi essere spostata in un altro plesso e quindi la continuità didattica da assicurare ai bambini e che dovrebbe giustificare il vincolo in realtà non è garantita. Nella gestione della scuola noi abbiamo sette sezioni, magari il prossimo anno mi metteranno in un altro gruppo, non si può sapere”.

Anche secondo lei il vincolo dunque non ha nessuna giustificazione?

“No, anzi le dico di più. A volte crea malcontento e non garantisce il benessere del docente”.

Lei torna a casa ogni giorno frustrata da questa situazione?

“Non sempre il puzzle a incastro riesce alla perfezione. Quindi sì, è una situazione frustrante”.

Però in questa situazione che denunciate c’è un quesito che va risolto e che chi legge questa intervista si sta ponendo. Ci sono i posti di ruolo liberi nella sede di sua residenza, per garantirle di lavorare, di ruolo, vicino a casa?

“Sì, i posti ci sono”

Lo dice con sicurezza

“Sì, certo. Spesso si tratta solo di cambiare una provincia con l’altra e non la regione. Ed è capitato che da Mantova alcuni insegnanti siano stati assunti a Brescia. Capita peraltro che qualche docente venga nominato sulla provincia di Brescia e successivamente rifiuti il ruolo, solo che in questo caso il posto di ruolo non viene messo subito a disposizione ma a scorrimento in epoca successiva.

Provi a spiegare la procedura del reclutamento

“Un docente, all’atto della propria iscrizione al concorso sceglie la regione in cui farlo. Successivamente, quando si è chiamati per la procedura di immissione in ruolo, è necessario indicare in ordine di preferenza le province gradite. Una volta espresse le preferenze viene assegnata una provincia in base ai posti”.

Lei quali province aveva indicato?

“Avevo indicato, nell’ordine, Brescia, Cremona e Mantova. Mi è toccata la provincia di Mantova. In un momento successivo vengono comunicate le sedi disponibili e anche in questo caso si fa poi un elenco di comuni con le preferenze e infine si viene assegnati al comune”

Provi ora a chiedere quel che vuole chiedere a chi potrebbe cambiare le norme sul reclutamento

“Secondo il mio parere personale i vincoli vanno aboliti per legge per tutti allo scopo di garantire al docente il benessere di insegnare in un posto che ha scelto, visto che c’è la disponibilità di posti”.

Torniamo al suo lavoro. Qual età hanno i suoi alunni?

“Insegno in una sezione di mezzani. Hanno quattro anni”

Le piace insegnare?

“Molto”.

Come sono i bambini?

“Sono fantastici. Ti danno tantissimo. Con un loro sorriso ti rendono la giornata migliore e quando ti regalano un disegno ti regalano la loro anima. Io adoro lavorare alla scuola dell’infanzia”.

Vede più fragilità nei bambini, negli ultimi anni?

“Dopo il Covid sono più fragili sul piano emotivo poiché hanno vissuto in maniera limitata una parte della propria infanzia, e quindi spesso occorre elaborare le loro emozioni, i disagi”.

Come si materializzano questi disagi?

“Spesso in momenti di rabbia o in pianti inconsolabili. O anche in reazioni prepotenti nei confronti dell’altro. Quindi c’è bisogno di fare un percorso per aiutarli a comprendere queste emozioni”.

Sono legati a lei?

“Loro sì. E anche noi insegnanti ci leghiamo ai nostri alunni. Io dico sempre che non vado al lavoro, che vado a scuola. Lo dico perché è il lavoro più bello. Se uno ha la fortuna di trovarlo – un lavoro che dà la felicità – allora quel lavoro cambia la vita a te, che lo svolgi, e alle persone con cui ti devi rapportare. Se non ci fosse il vincolo, questa felicità varrebbe il triplo”.

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