I senatori contro Bianchi: “Parlamento sfregiato, il ministro ha sbagliato tre volte”. La ricostruzione della giornata

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Non solo il fronte sindacale, ma anche quello politico. La riforma del reclutamento dei docenti non piace praticamente a nessuno. I partiti politici si sono affrettati a dire che il provvedimento sarà modificabile in Parlamento, mentre i sindacati sono irritati per la gestione “poco democratica” del provvedimento.

Ecco la ricostruzione delle ore che hanno portato alla stesura del decreto legge.

Mercoledì pomeriggio arrivano le prime voci sull’intenzione del governo di portare la riforma del reclutamento in Consiglio dei Ministri. La data del 21 aprile, in realtà, non è una novità. Già una settimana fa più fonti giornalistiche, rilanciate anche da Orizzonte Scuola, parlavano di giovedì 21 aprile come data probabile per il varo.

Lo strumento è sempre stato considerato quello del decreto legge, mentre non si era ipotizzato di procedere tramite disegno di legge (come è stato, ad esempio, per la legge 107, la “Buona Scuola”). Per fare in fretta (ma non è detto che sia un bene) il governo aveva solo una strada: quella del decreto legge. Dunque non si è pensato a un provvedimento ad hoc per la scuola (forse per evitare imboscate parlamentari o per evitare di porre la fiducia su un provvedimento divisivo), ma ha ripreso il Decreto PNRR 2 approvato mercoledì 13 aprile e lo ha nuovamente posto in esame, aggiungendo, in questo caso, la parte relativa alla scuola.

Quando le prime voci sull’inserimento del testo relativo alla scuola sono girate, i senatori della VII Commissione sono rimasti spiazzati. Nessuno si aspettava l’accelerazione di Viale Trastevere.

Invece per rispettare i tempi previsti dal PNRR (riforma da approvare entro giugno 2022, termine, comunque, non vincolante), il ministro ha voluto tirare dritto e ha convocato di fretta e furia una riunione con i parlamentari. L’appuntamento, via mail, era per le 13.30 di giovedì al Ministero dell’Istruzione, solo 4 ore prima del Consiglio dei Ministri.

Quello che è accaduto è un unicum all’interno della storia parlamentare. Un’intera commissione parlamentare ha deciso di disertare l’incontro. La riunione, quindi, si è tenuta a Montecitorio con il Ministro e alcuni deputati componenti della Commissione Cultura.

Duro il presidente della Commissione Istruzione al Senato, Riccardo Nencini: “Il Parlamento non può essere sfregiato”.

A detta dei senatori, segnala il Corriere della Sera, il ministro ha sbagliato tre volte: la prima piazzando l’approvazione del decreto il giorno della fiducia al Decreto Bollette, la seconda, fingendo di non sapere che i lavori della Commissione erano già fissati alle 14.30, la terza, infine, non fornendo in tempo ai parlamentari la bozza ufficiale del provvedimento (arrivata poco dopo le 13).

Dopo il varo del provvedimento, le forze politiche si sono lamentate per il poco tempo a disposizione per discutere il testo, idem i sindacati.

Non è necessario possedere una laurea in Scienze Politiche per affermare che il percorso per l’approvazione del provvedimento inizia in salita per il ministro Bianchi. L’attuale titolare del dicastero di Viale Trastevere, però, sembra essere riuscito in un “miracolo”: compattare il fronte sindacale e politico contro il nuovo sistema di reclutamento.

Il Ministero dovrà fare i conti pure con la base che, a quanto si legge sui social, pare non abbia preso bene il tentativo di riformare, per l’ennesima volta, il reclutamento.

TESTO APPROVATO DAL GOVERNO (PDF)

NOTA BENE Il testo pubblicato, ancora suscettibile di variazioni, è quello che è stato approvato dal Consiglio dei Ministri. Adesso, dopo il passaggio per la firma del Presidente della Repubblica, sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Poi sarà incardinato in Parlamento (probabilmente prima al Senato e poi alla Camera) per essere approvato entro 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

La formazione iniziale e l’abilitazione

Si definiscono le modalità di formazione iniziale, abilitazione e accesso all’insegnamento nella scuola secondaria.

Sono previsti:

  • Un percorso universitario abilitante di formazione iniziale (corrispondente ad almeno 60 crediti formativi), con prova finale
  • Un concorso pubblico nazionale con cadenza annuale
  • Un periodo di prova in servizio di un anno con valutazione conclusiva

Il percorso di formazione abilitante si potrà svolgere dopo la laurea oppure durante il percorso formativo in aggiunta ai crediti necessari per il conseguimento del proprio titolo. È previsto un periodo di tirocinio nelle scuole. Nella prova finale è compresa una lezione simulata, per testare, oltre alla conoscenza dei contenuti disciplinari, la capacità di insegnamento.

L’abilitazione consentirà l’accesso ai concorsi, che avranno cadenza annuale per la copertura delle cattedre vacanti e per velocizzare l’immissione in ruolo di chi vuole insegnare. I vincitori del concorso saranno assunti con un periodo di prova di un anno, che si concluderà con una valutazione tesa ad accertare anche le competenze didattiche acquisite dal docente. In caso di esito positivo, ci sarà l’immissione in ruolo.

In attesa che il nuovo sistema vada a regime, per coloro che già insegnano da almeno 3 anni nella scuola statale è previsto l’accesso diretto al concorso. I vincitori dovranno poi conseguire 30 crediti universitari e svolgere la prova di abilitazione per poter passare di ruolo.

Durante la fase transitoria, coloro che non hanno già un percorso di tre anni di docenza alle spalle ma vogliono insegnare potranno conseguire i primi 30 crediti universitari, compreso il periodo di tirocinio, per accedere al concorso. I vincitori completeranno successivamente gli altri 30 crediti e faranno la prova di abilitazione per poter passare di ruolo.

La formazione continua e la Scuola nazionale

La formazione in servizio dei docenti diventa continua e strutturata in modo da favorire l’innovazione dei modelli didattici, anche alla luce dell’esperienza maturata durante l’emergenza sanitaria e in linea con gli obiettivi di sviluppo di una didattica innovativa previsti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

La formazione sulle competenze digitali e sull’uso critico e responsabile degli strumenti digitali sarà parte della formazione già obbligatoria per tutti e si svolgerà nell’ambito dell’orario lavorativo.

Viene poi introdotto un sistema di aggiornamento e formazione con una pianificazione su base triennale che consentirà agli insegnanti di acquisire conoscenze e competenze per progettare la didattica con strumenti e metodi innovativi. Questa formazione sarà svolta in orario diverso da quello di lavoro e potrà essere retribuita dalle scuole se comporterà un ampliamento dell’offerta formativa. I percorsi svolti saranno anche valutati con la possibilità di accedere, in caso di esito positivo, a un incentivo salariale.

I percorsi di formazione continua saranno definiti dalla Scuola di alta formazione che viene istituita con la riforma e si occuperà non solo di adottare specifiche linee di indirizzo in materia, ma anche di accreditare e verificare le strutture che dovranno erogare i corsi, per garantirne la massima qualità. La Scuola, che fa parte delle riforme del Pnrr, si occuperà anche dei percorsi di formazione di dirigenti e personale Ausiliario, Tecnico e Amministrativo.

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