I precari passano dal 5% al 30%, mentre gli stipendi sprofondano di 5mila euro l’anno: l’Inps certifica quello che Anief sostiene da tempo

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Anche l’Inps certifica che nella scuola aumentano in modo esponenziale il numero dei lavoratori e dei precari, che nel periodo 2016-2021 sono passati addirittura dal 5% a quasi il 30%; di contro, nello stesso periodo sono sensibilmente diminuiti gli stipendi, da 31.000 a 26.000 euro annui, mentre altri settori hanno fatto registrare aumenti anche importanti: ad evidenziarlo è il Rapporto annuale 2023 prodotto dall’Istituto nazionale di previdenza.

“Quanto evidenzia l’Inps non ci sorprende, perché l’altissimo numero di supplenti della scuola negli ultimi due-tre anni, sopra quota 200mila, è un dato mai registrato, nella scuola come in nessun altro comparto – ricorda Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – e questo si deve in gran parte alle politiche errate in fatto di selezione e reclutamento del personale: eppure, per far precipitare questo record della vergogna, che fa risparmiare allo Stato nemmeno troppi soldi, basterebbe introdurre il doppio canale, con assunzioni da Gps, e adottare la stabilizzazione di coloro che hanno svolto 36 mesi di precariato su posto vacante. Per ridurre la supplentite, inoltre, servirebbe importante introdurre un’indennità di sede e sopprimere i vincoli alla mobilità del personale che mettono a repentaglio il diritto alla famiglia”.

 

“Anche quella degli stipendi più bassi della PA, almeno per noi, è storia purtroppo ormai vecchia. L’impennata dei costi della vita dell’ultimo biennio ha prodotto risultati ancora più pesanti di quelli registrati dall’Inps. Nella scuola oggi gli stipendi dei docenti sono più bassi tra il 30% e il 50% rispetto alla media Ue: diventa importante pagare innanzitutto l’indennità di vacanza contrattuale, con incrementi medi immediati di 100 euro al mese a lavoratore, in attesa del rinnovo del CCNL 2022-24: per raggiungere questo occorrono 6-7 miliardi subito, con la Legge di bilancio 2024, e poi altri 10 miliardi per poter rinnovare i contratti il prossimo anno. In attesa di capire se ciò avvenga, invitiamo i lavoratori di inviare un modello per sbloccare l’indennità di vacanza contrattuale, anche per ottenere quasi 2.000 euro di arretrati poiché la quota si doveva assegnare in modo automatico dallo scorso anno”.

 

IL RAPPORTO ANNUALE INPS 2023

Di seguito riportiamo le conclusioni tratte dal rapporto INPS redatte dalla stampa specialistica di settore (Orizzonte Scuola):

Diminuzione dei redditi nel settore della scuola pubblica: nel settore della scuola pubblica, i redditi annui degli insegnanti e degli operatori sono diminuiti in media da 31.000 a 26.000 euro all’anno. Questa diminuzione è attribuita principalmente all’”aumento importante dei lavoratori temporanei”. Questo suggerisce che una parte significativa del personale scolastico potrebbe essere composta da lavoratori con contratti a termine o precari, che tendono a ricevere retribuzioni più basse rispetto ai loro colleghi con contratti a tempo indeterminato.

 

Aumento dei redditi in altri settori pubblici: al contrario, il rapporto evidenzia un aumento dei redditi annui nel settore della pubblica sicurezza e nell’ambito dell’università ed enti di ricerca. Nel primo caso, si è passati da circa 35.100 euro a 42.720 euro, mentre nel secondo caso da 44.100 euro a 47.700 euro. Questo può essere dovuto a vari fattori, tra cui il tipo di lavoro svolto, le qualifiche richieste e i contratti di lavoro.

 

Crescita significativa del numero di lavoratori nel settore scolastico: il settore della scuola è il settore con il più elevato numero di lavoratori, con un aumento significativo negli ultimi anni. Il numero di lavoratori nel mondo della scuola è passato da 891.000 nel 2014 a 1.237.000 nel 2021, registrando un aumento del 40%. Questo incremento è in parte attribuito all’aumento del numero di lavoratori a tempo determinato nel settore, che è passato da meno del 5% a poco meno del 30%.

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