“I nostri studenti non capiscono quello che leggono”, “colpa dei libri di testo”, “prove INVALSI svolte senza interesse perché non hanno valutazione”. I commenti dei lettori

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I dati delle prove Invalsi 2023 hanno scatenato una serie di reazioni relativamente ad un dato che ha scatenato allarme. Infatti, il 49% degli studenti, sommando il livello 1 e il livello 2 della lettura e comprensioni,  non comprenderebbe bene ciò che legge.  Dato che ha scatenato la community di Facebook che ha, nel complesso, confermato il dato allarmante ed avanzando anche alcune critiche al sistema di rilevazione. Riportiamo i commenti più significativi.

Cat ha aperto la discussione con un punto interessante, facendo una critica ai test di rilevazione della lettura e comprensione: “Il linguaggio è spesso (forse volutamente?) ambiguo. Mi è capitato più volte di trovare errori o di non essere d’accordo sulle risposte selezionate come esatte. Sicuramente sarò io.

Renata, invece, solleva un punto interessante sulla valenza dell’Invalsi d’italiano in classi con alunni stranieri poco alfabetizzati. Anche se qui la cosa si fa complicata, dal momento che l’alternativa sarebbe un “Invalsi Multilingue”.

Ele Na sostiene, invece, che il motivo dei dati poco brillanti è dovuto al fatto che gli studenti si rompono a leggere, soprattutto se il testo supera le 5 righe. Anche qui la soluzione rischia di essere eccessivamente creativa: forse dovremmo creare versioni Invalsi “light” per i giovani abituati alla messaggeria istantanea. Potremmo ridurre i testi a brevi messaggi da leggere in 10 secondi o meno.

Molti commenti hanno evidenziato, invece, una questione importante, la motivazione da parte degli studenti nello svolgimento delle prove. Alessandra porta alla luce un punto importante: la superficialità con cui gli studenti affrontano le prove Invalsi alle superiori. Punto di vista abbracciato da molti, come Angelo che pone un quesito: “se le prove Invalsi non influenzano il giudizio finale degli studenti, come possiamo aspettarci che si impegnino a fare un test unico per tutte le tipologie di istituti?

E Denka ci va duro affermando che ai ragazzi “non frega nulla di far bene o male alle prove Invalsi, dal momento che non vi è un voto associato“. Ci sarà già qualche bacchettone che avrà pensato: spetta ai docenti motivare gli studenti! Ok, andiamo avanti.

Silvia solleva una questione più ampia, imputando alla semplificazione dei libri di testo uno dei motivi per cui si riscontra un calo di capacità nella lettura. “Sembrano album di figurine e ai testi di narrativa scritti a caratteri cubitali per i “deficit mentali”. Forse dovremmo ripensare l’aspetto grafico dei nostri materiali di studio.

Infine, Rino ci invita a riflettere sul ruolo dei docenti e sull’importanza di mettere in pratica i Quadri di riferimento Invalsi. Rino, sicuramente un punto a tuo favore, ma non scordare il contesto.

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