I mediatori didattici: cosa sono, quali tipi e la loro importanza in un ambiente di apprendimento
In un ambiente di apprendimento essi sono tutti quegli oggetti – reali o simbolici – catalizzatori del processo educativo.
Definizione
Cosa sono i cosiddetti “mediatori didattici”?
In un ambiente di apprendimento quale può essere la scuola o la famiglia, essi sono tutti quegli oggetti – reali o simbolici – catalizzatori del processo educativo.
Lo rendono più efficiente in quanto potenziano la comunicazione (verbale e non verbale) tra docenti e discenti, grazie alla loro duttilità e adattabilità ai diversi stili educativi di questi ultimi.
Damiano e gli studi italiani
Tra gli studi dei pedagogisti italiani riguardanti la mediazione didattica il volume più noto è probabilmente quello di Elio Damiano, autore del libro “La mediazione didattica”, in cui definisce il mediatore didattico come “ciò che agisce da tramite tra soggetto e oggetto nella produzione di conoscenza, sostituisce la realtà perché possa avvenire la conoscenza, ma non si sostituisce alla realtà esautorandola, pur richiedendo di essere trattato come se fosse la realtà, ma sempre, in quanto mediatore, conservando lucidamente la consapevolezza che la realtà non è esauribile da parte dei segni, quali che essi siano”.
Tipi di mediatori didattici
La sua opera è importante, inoltre, in senso tassonomico, poiché evidenzia 4 tipi di mediatori:
1- attivi: ovvero che ricorrono all’esperienza diretta (es. l’esperimento scientifico);
2- iconici: ovvero che utilizzano il linguaggio delle icone (grafico e spaziale), fatto di immagini, schemi, mappe concettuali.
3- analogici: che potrebbero essere anche chiamati “ludici”, poiché si basano sulle dinamiche del gioco e della simulazione.
4- simbolici: che utilizzano codici di rappresentazione convenzionali e universali (concetti astratti, locuzioni linguistiche, metafore, simboli, analogie, allegorie e figure retoriche in generale…)
I mediatori realistici
Secondo Brofenbrenner, la succitata classificazione di Damiano si baserebbe sulla maggiore o minore vicinanza dei mediatori didattici alla realtà.
I mediatori attivi, in effetti, sono quelli più vicini a quest’ultima, poichè si basano sull’esperienza diretta: si potrebbero chiamare anche “empirici”, dato che utilizzano molto lo strumento della sperimentazione – in laboratorio e non.
I pro di tali mediatori è che sono molto precisi perché un esperimento permette di “oggettivare” l’apprendimento, ma hanno tempi e costi di realizzazione lunghi e onerosi.
La stessa cosa vale per i mediatori analogici: drammatizzazioni, giochi di ruolo, attività di gruppo, che rendono semplice la comprensione dei concetti da parte dei discenti, grazie al realismo in loro insito.
Tuttavia, sono poco praticabili in tempi di post-lockdown, e soprattutto richiedono una certa preparazione e determinati costi.
I mediatori distanti dalla realtà
I mediatori iconici e simbolici, a differenza di quelli attivi e analogici, sono più distanti dalla realtà e dunque non richiedono dispendio di risorse materiali, quanto piuttosto di risorse intellettive da entrambe le parti coinvolte nel processo educativo: chi spiega e chi cerca di imparare.
Dunque, essi presentano il problema della loro difficile comprensione da parte degli alunni, che potrebbero semplicemente registrare i dati di apprendimento in maniera mnemonica senza realmente assimilarli.
È per questo che, normalmente, vengono utilizzati in concomitanza con la tecnica della ripetizione e del rinforzo, anche perché sono economici da adottare in termini monetari e di tempo – e quindi ripetibili a piacimento, nel corso dell’esperienza di apprendimento.
La tecnica del reticolato
Date le differenze tra i primi tipi e i secondi tipi di mediatori, è auspicabile che il docente li adotti con una strategia di diversificazione che prevede l’utilizzo integrato di tutti i mediatori didattici di cui si è appena parlato.
Il percorso didattico mediato deve essere tuttavia reticolare, non lineare: ciò significa che dovrebbero essere utilizzati tutti i mediatori didattici non in sequenza (dai più distanti ai più vicini alla realtà e viceversa), ma in maniera collegata tra loro, utilizzando quello o quelli che più si addice (o si addicono) alla situazione.
Questo permetterà un clima nella classe meno monotono, e un utilizzo dei mediatori che rispetti maggiormente gli stili cognitivi di ciascun alunno.