I laboratori innovativi consegneranno spazi dove sperimentare un nuovo modo di apprendere: la scuola italiana si confronta sull’affermazione che in “aula si entra per costruire insieme”

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Il PNRR rappresenta, checché se ne pensi, un’importantissima fonte di investimento per i Paesi europei, per l’Italia e il Sud in particolare, una scommessa che non possiamo perdere, considerato il fatto che la scuola ha sempre sofferto di mancanza di fondi. Le scuole sono state “investite” di una valanga di soldi caduti “a pioggia” e obbligate a spenderli! Gli Istituti, già carenti di organici amministrativi per i numerosi, sempre crescenti, a volte ripetitivi e ridondanti, adempimenti burocratici, stanno facendo fronte all’ennesimo carico di lavoro, enorme, sia per la fase di progettazione, sia per la realizzazione delle attività formative e gestionali.

I laboratori innovativi che consegneranno alle nuove generazioni competenze digitali e trasversali , spazi dove sperimentare un nuovo modo di apprendere

La domanda è: stavolta ne vale la pena? A partire da questa domanda e dalla riflessione, sopra menzionata, della DS Daniela Crimi alla guida del Liceo Linguistico “Ninni Cassarà” di Palermo, la risposta è netta. Afferma la prof.ssa Crimi “Il riferimento è soprattutto ai PNRR Nex generation class e Nex generation labs, quest’ultimo destinato agli Istituti di scuola secondaria di II grado, per l’acquisto di laboratori destinati ai percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento. Una valanga di soldi per acquistare i laboratori innovativi che consegneranno alle nuove generazioni competenze digitali e trasversali , spazi dove sperimentare un nuovo modo di apprendere, fatto molto di “saper costruire” in modo autonomo e creativo, delle classi “capovolte” dove gli alunni e le alunne diventeranno i veri costruttori del loro sapere, dove gli apprendimenti si costruiranno secondo un modello cooperativo e costruttivo”.

La formazione del personale, le nuove tecnologie e le proposte anche dei docenti neoassunti

Annesso e connesso al piano acquisti (da gestire con grandissima attenzione al rispetto del Codice degli appalti e soprattutto alle norme anticorruzione che impongono, giustamente, alcuni vincoli, tra cui, il più importante, la rotazione delle ditte), è il piano di formazione del personale docente e non. “Questa è la fase più importante e decisiva del Piano, tutto contenuto sulla Piattaforma digitale FUTURA, che abbiamo imparato a conoscere con grandi difficoltà” conferma il DS Daniela Crimi, una vera valanga in termini di novità nella progettazione di una scuola più adeguata alle esigenze di un secolo di profonde trasformazioni. “Nessuna nuova tecnologia potrà mai generare un cambiamento nella modalità di apprendere dell’alunno se essa non sarà introdotta da un docente “illuminato”, formato, aggiornato. Il rischio sarà l’ennesima volta in cui si riempiranno le aule e le pareti di lavagne interattive e attrezzature costosissime, magari non utilizzate mai o solo fruttate in parte o peggio ancora, lasciate imballate nei sottoscala. Una buona pratica mi ispirò tanti anni fa, all’avvio dei primi PON FSR, di passare tra i corridoi e le aule scolastiche e verificare in quante classi gli schermi interattivi fossero veramente utilizzati per una didattica interattiva. Altra buona pratica è ad esempio, condividere collegialmente ogni anno scolastico, le attività didattiche innovative, magari proposte dai docenti neo immessi che, per fortuna, non mancano mai, e farne spunto di condivisione collettiva. Per realizzare a fondo una innovazione didattica acquistare e attrezzare laboratori è solo una condizione necessaria ma non è assolutamente sufficiente. É indispensabile un nuovo modello di insegnamento- apprendimento, costruttivista e cooperativo, e questo si acquisisce solo attraverso la formazione, lo studio, l’aggiornamento dei docenti. Dimentichiamoci le aule dove in cattedra io parlo e tu mi ascolti, magari ogni tanto ti interrogo e ti metto il voto. Questo è un modello che non funziona più!”

In aula si entra per costruire insieme

In aula si entra per costruire insieme, per elaborare progetti, per raggiungere un obiettivo. “Il docente dà gli input, spiega certamente, ma poi facilita, propone, sostiene, lasciando la classe in cooperazione libera. É un sogno a lungo termine che porterà la scuola ad essere non più un luogo di stress, di interrogazioni e compiti, di voti e di selezione, ma un luogo dove si produce cultura. Su questo sogno dobbiamo investire tutti gli operatori della scuola perché tutti ne siamo attori, non uno di meno!” ha puntualizzato la DS Daniela prof.ssa Crimi

I docenti devono mobilitare le loro competenze relazionali, la loro preparazione disciplinare e interdisciplinare e anche la loro padronanza delle metodologie didattiche più efficaci

Se è vero che la scuola sta cambiando nelle strutture laboratoriali tanto ancora deve farsi nelle modificazioni e negli approcci metodologici. Per il dirigente scolastico Vincenzo Caico, alla guida del Liceo Scientifico “Michelangelo Buonarroti” di Monfalcone (GO) “Negli ultimi anni le scuole hanno avuto la possibilità di acquistare tablet, computer portatili, smartboard, grazie a diversi canali di finanziamento aperti durante e dopo la pandemia. Adesso con il Piano Scuola 4.0 abbiamo la possibilità di rinnovare gli ambienti di apprendimento e allestire nuovi laboratori per le professioni digitali per il futuro. Tutto questo però non basta. Il processo di insegnamento-apprendimento è soprattutto un processo di relazione e i docenti devono mobilitare le loro competenze relazionali, la loro preparazione disciplinare e interdisciplinare e anche la loro padronanza delle metodologie didattiche più efficaci, siano esse considerate tradizionali che innovative”.

Un buon disciplinarista non fa un bravo insegnante

E per dirla con le parole del dirigente Vincenzo Caico “La formazione dei docenti è quindi fondamentale. Un buon disciplinarista non fa un bravo insegnante. È importante mandare in classe dei professionisti che sappiano trasmettere entusiasmo per lo studio e la scoperta, ma che abbiano anche la capacità e l’apertura mentale di verificare costantemente quanto gli studenti, nel loro insieme di gruppo classe e individualmente, stiano effettivamente apprendendo e, se necessario, rimodulare la propria azione didattica in base ai feedback ricevuti altrettanto costantemente dalle allieve e dagli allievi. Il dialogo educativo e la consapevolezza dell’efficacia della propria azione sono tutto. Oggi purtroppo abbiamo nelle nostre scuole troppi docenti che di fronte ad esiti negativi nelle verifiche per il 50 o il 60% delle ragazze e dei ragazzi scaricano su questi ultimi la responsabilità del fallimento piuttosto che interrogarsi su se stessi, per non parlare di coloro che dimostrano incapacità nel leggere le condizioni emotive delle ragazze e dei ragazzi o che esercitano con svogliatezza la loro professione”.

La quotidiana pratica didattica nelle classi

Per il dirigente scolastico Gianluca Moretti, alla guida dell’Istituto “Velso Mucci” di Bra, un vero pilastro dell’innovazione tecnologica e metodologica, “L’acquisto di nuovi e avanzati sussidi didattici rischierebbe di tramutarsi in uno sterile impiego di risorse pubbliche se non venisse assicurata ai docenti l’opportunità di sperimentarne l’utilizzo e, soprattutto, l’utilità ai fini della quotidiana pratica didattica nelle classi. Negli ultimi anni si sono rese disponibili ingenti risorse per rinnovare le dotazioni delle nostre scuole, oggi certamente molto più attrezzate, tuttavia permane una residuale riluttanza nell’impiego delle stesse da parte di alcuni docenti: tale tendenza negativa può e deve essere contrastata proprio grazie a mirate attività formative, utili al fine di dimostrare le potenzialità dei moderni sussidi tecnologici anche ai professori maggiormente scettici e più ancorati alla didattica “tradizionale”.

La rivoluzione culturale è un processo ma è anche un percorso

Siamo nel mezzo di una importante rivoluzione culturale. Per il Dirigente scolastico prof.ssa Irene Marcellino alla guida della direzione didattica “Monti Iblei” di Palermo “Una rivoluzione culturale è un processo e un percorso ; è anche qualcosa di intimo e interiore che coinvolge non solo il “fare ” ma soprattutto ” l’essere”. Non dipende dall’ acquisto di nuovi strumenti o almeno non solamente, La rivoluzione culturale risentirà com’è giusto e prevedibile delle nuove tecnologie che ormai “popolano” le nostre classi ma se a queste non verrà affiancato un nuovo modo di intendere l’ istruzione , di valutare gli alunni , insomma un nuovo sistema scolastico in generale ,non avverrà alcuna rivoluzione ma solo un ulteriore acquisto di strumenti tecnologici che , come si sa oggi sono in grado anche di risolvere i compiti dei ragazzi e di velocizzare tante operazioni ma non può coincidere con la finalità educativa che rappresenta la scuola , quindi è sempre più necessario che al percorso di cambiamento , modernizzazione e adeguamento ,che avviene anche grazie alle nuove tecnologie, il docente sia formato aggiornato e pronto emotivamente”.

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