I giovani non sanno scrivere: colpa dei docenti e della scuola? Anche. Lettera

Inviato da Francesco Garofalo (docente di Sociologia) – Credo sia giunto il momento di istituire a livello della Pubblica Istruzione e delle Università una Commissione di esperti per difendere la lingua italiana dal degrado in cui versa, inserendo nelle Università esami scritti in lettere, materie umanistiche, giurisprudenza ….
I veri avversari della lingua italiana non sono gli strumenti tecnologici che l’uomo moderno ha a sua disposizione. Tutt’altro. Essi consentono di accedere a conoscenze finora inaccessibili ai più. Chi scrive ritiene che i veri avversari della lingua italiana, dello scrivere, saper interpretare un testo, non siano i media ma tutti i soggetti che non sanno trasmettere l’amore per la lingua madre. E il primo insegnamento- credo da “somministrare” sin dalla tenera età sia quello incentrato ad affezionarsi alle regole che sovraintendono al nostro dire, al nostro saper comunicare utilizzando la comune lingua .
Il grande Umberto Eco, parlando di internet diceva . «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli».
Su Internet ci saranno certamente soggetti che non contribuiscono a migliorare la lingua ma è altrettanto vero che molti la onorano e la promuovono nello stile e nella comprensione. I buoni e cattivi maestri si incontrano in tutte le piattaforme della vita e nel mondo virtuale.
Ricordo a me stesso ma soprattutto a chi si annoia nel praticare l’arte dello scrivere e leggere che ricorrere giornalmente a questo esercizio fa bene alla salute, fa bene dentro e di conseguenza, fa bene anche fuori. Protegge la salute della mente e allontana la demenza. Sovente ci rilassa e ci aiuta a buttare fuori le sensazioni, le energie che possono nuocer allo spirito e nel contempo, leggere un buon libro, può consentire mettere dentro energie che possono contribuire a migliorare la nostra quotidianità e il nostro benessere.
Saper scrivere inoltre è un’arte che si affina nella palestra della cultura e della conoscenza, partendo dalla conoscenza della propria lingua.
Di Umberto Eco piace ricordare le 40 regole per parlare bene in italiano . Ricordiamole insieme:
- Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
- Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
- Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
- Esprimiti siccome ti nutri.
- Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
- Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
- Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione.
- Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.
- Non generalizzare mai.
- Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
- Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu.”
- I paragoni sono come le frasi fatte.
- Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).
- Solo gli stronzi usano parole volgari.
- Sii sempre più o meno specifico.
- L’iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive.
- Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
- Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.