I dati INVALSI sugli studenti fragili: indicatori obbligatori per le scuole? I risultati devono essere resi pubblici? Che ruolo ha il Collegio dei docenti?

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Ha fatto discutere e continua a far discutere la questione dell’indicatore fragilità per le scuole in base alle risultanze anche delle prove INVALSI. Si è affermato un sistema in base al quale in sostanza più studenti emergono con risultati insoddisfacenti, ritenuti bassi e più risorse economiche vengono destinate alle scuole, con l’INVALSI che svolge un ruolo tutt’altro che marginale in ciò. Ma i dati dell’INVALSI ai fini dell’individuazione degli studenti con fragilità sono obbligatori per le scuole? Può decidere unilateralmente il Dirigente Scolastico od è necessaria una delibera del Collegio dei docenti?

L’INVALSI

Dallo Statuto dell’INVALSI si legge che l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (INVALSI), di seguito denominato «Istituto», è un Ente Pubblico di Ricerca, dotato di autonomia statutaria, regolamentare, amministrativa, contabile, patrimoniale e finanziaria. L’Istituto è, inoltre, parte del Sistema nazionale di valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione, di seguito denominato «SNV», disciplinato dal Decreto del Presidente della Repubblica L’Istituto, nel quadro degli obiettivi definiti dal Piano nazionale per la ricerca, di seguito denominato «PNR», esplica funzioni di rilevante interesse tecnico-scientifico, economico e sociale e, pertanto, nell’attuazione dei suoi compiti, promuove la collaborazione con gli altri enti di ricerca, le amministrazioni pubbliche, le regioni, gli enti locali, le strutture universitarie e il mondo dell’impresa.

La questione studenti con fragilità

Migliaia di scuole in Italia identificate dal D.M. 170 del 24 giugno 2022 hanno visto l’INVALSI attivarsi per fornire un indicatore di fragilità degli allievi. Nel rispetto della normativa sulla privacy e insieme ad altre informazioni, ha reso noto l’Istituto, che il detto indicatore ha lo scopo di aiutare le scuole ad identificare gli studenti in condizione di fragilità. Dunque si parla di identificazione di studenti con fragilità e supporto alle scuole per tale fine. Nel citato DM si legge che al fine di ripartire le risorse tra le singole istituzioni scolastiche, è necessario individuare specifici e oggettivi indicatori disponibili, quali il tasso di fragilità degli apprendimenti, c.d. “dispersione implicita” (percentuale di studenti che in entrambe le materie, italiano e matematica, ha conseguito un risultato molto basso), calcolato dall’INVALSI, pari o superiore all’8% del totale degli studenti, in coerenza e nel rispetto di target e milestone del PNRR. Le risorse, ripartite su base regionale sono successivamente ripartite fra le istituzioni scolastiche statali secondarie di primo e secondo grado presenti in ciascuna regione, nella Regione Valle d’Aosta e nelle Province autonome di Trento e Bolzano, della scuola, sulla base dei seguenti criteri e relativi pesi ponderali:
a) tasso di fragilità degli apprendimenti, c.d. “dispersione implicita” (percentuale di studenti che in entrambe le materie, italiano e matematica, ha conseguito un risultato molto basso), calcolato dall’Invalsi: 70%;
b) numero di studentesse e studenti iscritti nell’istituzione scolastica: 30%.

Da ricordare che la Missione 4, Componente 1 – Istruzione e ricerca – Investimento 1.4 – “Intervento straordinario finalizzato alla riduzione dei divari territoriali nel I e II ciclo della scuola secondaria e alla lotta alla dispersione scolastica” finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU, è quella di riferimento.

Gli indicatori dell’INVALSI sono obbligatori per le scuole?

Possono dei test effettuati occasionalmente nell’ambito scolastico essere da soli idonei per definire, qualificare ed identificare le singole fragilità nell’istituzione scolastica? Questo è un tema importante e dibattuto. Certo è che gli indicatori forniti dall’INVALSI sono solo alcuni degli indicatori a supporto delle scuole, non gli unici. l’INVALSI ha rilevato che non emerge alcuna etichettatura e nessuna certificazione di fragilità, anche perché se ciò dovesse realmente verificarsi si tratterebbe di un mero esercizio non contemplato dal quadro normativo esistente. Ma delle perplessità nell’ambito scolastico sono comunque emerse. Lo scopo dell’INVALSI sarebbe quello di fornirne inoltre a tutte le altre scuole, in ottica preventiva, strumenti e materiali per riconoscere gli alunni che manifestano segnali relativi a potenziali situazioni di disagio, fragilità e abbandono. I dati in questione sarebbero inseriti in un file elettronico senza l’indicazione di nomi e cognomi,che devono rimanere nell’esclusiva gestione della scuola e non potrebbe essere altrimenti. Come ha reso noto l’INVALSI nei suoi canali informativi spetterà solamente alla scuola di decidere come usare questi dati.

I dati sulla fragilità degli apprendimenti non devono essere resi pubblici, si rischia segregazione scolastica

La Corte dei Conti Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato | Delib. n. 40/2022/G riporta quanto segue:

L’ISTAT rileva annualmente il tasso di dispersione, disaggregato a livello regionale, che offre un quadro dei divari esistenti a livello nazionale, misurando il numero di giovani nella fascia compresa fra i 18 e i 24 anni, usciti precocemente dal sistema di istruzione, che non hanno conseguito un diploma professionale o di istruzione secondaria. Per avere un dato più puntuale a livello territoriale, l’INVALSI ha elaborato, a tal fine, i dati riferiti all’indicatore di fragilità degli apprendimenti,
che si determina sulla base del numero e della percentuale di studenti che in ciascuna scuola non raggiunge i livelli minimi nei test INVALSI in italiano e matematica e che, pertanto, determina anche un reale rischio educativo di interruzione della carriera scolastica e di dispersione. Tale indicatore, definito anche come “dispersione implicita” risulta particolarmente valido ed efficace per individuare tutte quelle scuole che, ad esempio, presentano un rischio di abbandono più elevato rispetto
all’obiettivo del 10,2 per cento fissato quale target del PNRR da raggiungere entro il 31 dicembre 2026. Completano il quadro di riferimento anche i dati dell’anagrafe degli studenti del Ministero dell’istruzione in relazione ai tassi di assenza degli studenti, al tasso di abbandono, alla presenza di alunni con cittadinanza non italiana, nonché l’indicatore sintetico ESCS (Economic, Social and Cultural Status) calcolato dall’INVALSI per ciascuna scuola, sulla base dello status occupazionale dei genitori,
del livello d’istruzione dei genitori espresso in anni d’istruzione formale seguita, il possesso di alcuni beni materiali intesi come variabili di prossimità di un contesto economico-culturale favorevole all’apprendimento. (…)L’Amministrazione rappresenta che i dati sulla fragilità degli apprendimenti, sull’indicatore ESCS, sui tassi di assenza e di abbandono, sui tassi di presenza di alunni stranieri, relativi alla singola scuola non vengono resi pubblici in quanto la loro diffusione potrebbe alimentare i fenomeni di cosiddetta “segregazione scolastica” a livello territoriale, aggravando i divari fra scuole anche all’interno della stessa realtà locale.

Spetta la collegio docenti decidere se usare i dati INVALSI per l’identificazione degli studenti con fragilità
Dunque spetta esclusivamente alla scuola decidere se usare e come usare i dati, gli indicatori, forniti dall’INVALSI, per arrivare all’identificazione degli studenti in condizioni di fragilità. E questa decisione, a parere dello scrivente, non può che arrivare esclusivamente per il tramite della delibera del Collegio dei docenti. Come è noto in base al DLGS 297/94 articolo 7  comma 2 il Collegio docenti ha potere deliberante in materia di funzionamento didattico di circolo o dell’istituto. In particolare cura la programmazione dell’azione educativa anche al fine di adeguare, nell’ambito degli ordinamenti della scuola stabiliti dallo Stato, i programmi di insegnamento alle specifiche esigenze ambientali e di favorire il coordinamento interdisciplinare. Valuta periodicamente l’andamento complessivo dell’azione didattica per verificarne l’efficacia in rapporto agli orientamenti e agli obiettivi programmati, proponendo, ove necessario, opportune misure per il miglioramento dell’attività scolastica. Il collegio esamina allo scopo di individuare i mezzi per ogni possibile recupero, i casi di scarso profitto o di irregolare comportamento degli alunni, su iniziativa dei docenti della rispettiva classe e sentiti gli specialisti che operano in modo continuativo nella scuola con compiti medico, socio-psico-pedagogici e di orientamento.

Dunque, parrebbe non emergere nessun obbligo da parte delle singole scuole nell’utilizzare gli indicatori INVALSI per arrivare ad identificare gli studenti in condizione di fragilità, spetterà, invece, autonomamente alle singole Istituzioni scolastiche, nel rispetto esclusivo delle prerogative degli organi collegiali, decidere se e come procedere in tal senso, se e come utilizzare i detti indicatori ed a quali fare affidamento, ogni determinazione unilaterale potrebbe essere oltre che inopportuna, stante la delicatezza del tema trattato, anche non conforme alla normativa vigente.

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