“I concorsi si vincono per merito: non vogliamo né quote blu, né quote rosa. Aumentate gli stipendi”. Ecco cosa pensa il mondo della scuola sulla riserva dei posti per il riequilibrio di genere

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Il numero di Dirigenti scolastici donne supera in tutte le Regioni italiane la soglia del 30% di differenziale, tanto che il Ministero (almeno nella bozza di bando) ha previsto, a parità di punteggio, una precedenza per il genere maschile. Non è una “invenzione” dell’attuale Governo, bensì una norma ben precisa a contenere l’indicazione prescrittiva: il d.P.R. n. 82 del 16 giugno 2023, che introduce una specifica previsione per garantire l’”equilibrio di genere” nelle Pubbliche Amministrazioni.

Per l’ambito scolastico, data la predominanza femminile, l’equilibrio va a vantaggio del genere maschile invece che femminile e con molta probabilità non varrà soltanto per il concorso a Dirigente, ma anche per quello docente (se non altro in molte classi di concorso). A meno di un intervento normativo che modifichi la prescrizione. Basti pensare che in Regioni come la Campania quasi l’80% dei Dirigenti è donna, con una punta dell’82% in Abruzzo. Solo la Sardegna si attesta al di sotto del differenziale di genere previsto al 30%.

Incuriositi dall’accendersi del dibattito che ha infiammato anche alcuni sindacati, abbiamo deciso di chiedere ai nostri utenti una ipotetica presa di posizione di quote per genere nei concorsi pubblici. Il 45,41% ha risposto affermando di essere contrario a qualsiasi riserva di posti in base al genere e che i concorsi di vincono per merito, 35,25% è invece favorevole ad una quota blu, ritenendo necessario un riequilibrio di genere all’interno dell’ambito scolastico, mentre il 19,34% è contrario alle quote blu, ritenendo la necessità di riequilibrio valevole solo per il genere femminile.

I commenti ai post su Facebook rispecchiano l’andamento del sondaggio. Per Marilena (che non le manda a dire di certo), ad esempio, una quota blu è una “gran boiata. La questione è semplice: per accedere al concorso per dirigenti bisogna essere docente, se ci sono più docenti donne è ovvio che al concorso per dirigenti ci saranno più donne.” Mentre Gennaro mette il dito sulla piaga, “se fossero state quote rosa non sarebbe sorto alcun dibattito, diciamoci la verità!

Molti i commenti che sottolineano la necessità di prevedere le prove concorsuali come unica misura per vincere un concorso. Simone, ad esempio, sbotta: “Ma basta con quote rosa e quote blu, ci sono i concorsi e chi li vince lavora a prescindere da uomo o donna” e Alessandra, più pacatamente, afferma di credere “che l’unico criterio per rivestire un qualsiasi ruolo nel contesto lavorativo sia il merito: preparazione, professionalità e umanità“. Luciana, infine, taglia corto, “Si alla meritocrazia“.

La questione stipendi è stata una strada molto battuta nei commenti. Così, Chiara analizza la questione in questo modo: “Nella scuola ci sono pochi uomini semplicemente perché è poco retribuito come lavoro… un uomo ha tantissime altre opzioni meglio retribuite. Per una donna, invece, insegnare significa avere un lavoro in cui i suoi diritti sono tutelati… lo stipendio non proprio dignitoso ma almeno c’è.” La questione, quindi, non è tanto prevedere quote di vario colore, ma creare le condizioni lavorative perché ci sia attrazione per il lavoro, indipendentemente dal genere.

In controtendenza Girasole che spera che gli stipendi non aumentino e ne spiega i motivi: “Certo – scrive – che se gli stipendi aumentassero per risultare più attrattivi per il mondo maschile, allora saremmo veramente alla frutta. I maschi erano la maggioranza un tempo a scuola“. E’ comunque un punto di vista.

Presenza maschie e femminile nella Dirigenza scolastica

FINE

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