Hikikomori, un programma sudcoreano aiuta i genitori a mettersi nei panni dei figli: vivere l’isolamento per abbattere i muri

Nella Corea del Sud, un innovativo programma offre ai genitori di adolescenti e giovani adulti hikikomori l’opportunità di sperimentare l’isolamento sociale in prima persona.
L’iniziativa, sviluppata dalla Korea Youth Foundation e dal Blue Whale Recovery Centre, mira a favorire la comprensione e l’empatia tra genitori e figli che vivono questa difficile condizione.
Il fenomeno degli hikikomori, giovani che si isolano volontariamente dalla società, rappresenta un’emergenza sociale in Corea del Sud. Secondo un sondaggio del Ministero della Salute e del Welfare sudcoreano, oltre il 5% dei giovani tra i 19 e i 34 anni si identifica come hikikomori, il che significa che nel Paese ci sono più di 500.000 persone che vivono in isolamento sociale.
Il programma, della durata di 13 settimane, offre ai genitori la possibilità di trascorrere tre giorni in piccole celle di isolamento, prive di qualsiasi contatto con il mondo esterno. L’esperienza immersiva permette loro di comprendere meglio le emozioni e le difficoltà che i figli affrontano quotidianamente.
Una madre che ha partecipato al programma ha dichiarato, in un’intervista alla BBC “di aver compreso l’importanza di accettare la vita del figlio senza imporgli modelli specifici”.
La Corea del Sud registra anche uno dei più alti tassi di suicidi al mondo, il che ha spinto il governo ad intensificare i programmi di prevenzione per la salute mentale, rivolti in particolare ai giovani.
Anche in Italia il fenomeno dell’isolamento sociale volontario è presente, sebbene in misura minore. Secondo un’indagine del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa (Cnr-Ifc), nel nostro Paese ci sarebbero più di 50.000 adolescenti hikikomori. Le cause di questa condizione sono molteplici e spesso legate a difficoltà psicologiche, relazionali o di altra natura.
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