Guariti dal COVID con due dosi e docenti non vaccinati sospesi dall’insegnamento. Migliaia in tutta Italia, a rischio fine anno e continuità didattica. Il Ministro batta un colpo
Con la diffusione delle variante Omicron, che ha incrementato i tassi di contagio, sono sempre di più le segnalazioni di docenti che non possono più entrare in classe per svolgere il proprio lavoro e vengono sostituiti da supplenti perché dalla piattaforma del Ministero risultano bollinati dopo tre mesi dalla negativizzazione.
Probabilmente migliaia i casi di docenti trasferiti in biblioteca o altre mansioni
Giungono ogni giorno segnalazioni alla nostra redazione di casi di docenti non vaccinati o vaccinati ma guariti dal COVID che vengono allontanati dalle classi perché il sistema Ministeriale segna un bollino rosso che indica l’inadempienza agli obblighi. Un articolo di oggi del Messaggero conta decine di docenti nella sola provincia di Viterbo. Dato che se moltiplicato per tutte le province d’Italia fa ritenere che il fenomeno riguardi migliaia di casi di docenti che sono stati o saranno allontanati dalle proprie classi.
Chi sono questi docenti
Si tratta di docenti che hanno scelto di non vaccinarsi, ma anche (e potrebbero non essere pochi) di docenti che dopo una o due dosi di vaccino hanno contratto la malattia e sono guariti. Ma ciò al sistema ministeriale non basta, perché il bollino rosso scatta dopo soli 3 mesi dalla guarigione. Per rientrare in classe questi docenti dovrebbero effettuare una dose di vaccino e nel caso di rifiuto vengono assegnati ad altre mansioni.
Perché succede questo?
Se da un lato la validità del Green pass è di 180 giorni, dall’altro per evitare l’inadempienza il Ministero dell’istruzione chiede una vaccinazione dopo soli 90 giorni per docenti non vaccinati e 120 per docenti con due dosi. Molti docenti, alcuni con due dosi di vaccino, hanno espresso preoccupazione su una vaccinazione così ravvicinata rispetto alla guarigione. Si tratta di questioni mediche che esulano dalle nostre competenze, ma il dubbio resta e in quanto tale non può che essere lecito. Dubbio che, così raccontano alcune testimonianze, sarebbe stato raccolto anche da qualche medico curante.
Tra l’altro, nel citato articolo del quotidiano “Il Messaggero“, si dice che i presidi fino al 15 di giugno “devono chiedere al docente con il bollino rosso di produrre la dichiarazione di un medico che attesti quando deve vaccinarsi”, una richiesta alquanto singolare dal momento che ciò non pare muti lo stato del bollino.
Chiesti chiarimenti al Ministero
Sempre nell’articolo in questione, si evidenzia il fatto che i sindacati abbiano chiesto al Ministero dei chiarimenti sull’incongruenza tra la durata del Green pass e la richiesta di vaccinazione. Nel frattempo, riferimento per la gestione dei guariti è diventata la nota dell’USR Marche che abbiamo già pubblicato su questa testata evidenziandone le criticità. Nota che non fa altro, per certi versi, di “certificare” quanto già impostato a livello Ministeriale nella piattaforma.
Rischio caos didattica
Se i dati ipotizzati avessero una reale rispondenza, sarebbero migliaia le classi che da un giorno all’altro si troveranno senza poter avere la continuità didattica del proprio docente, con conseguente aumento di spesa pubblica per pagare un insegnante supplente che, in non pochi casi, dovrebbe traghettare a poche settimane dalla chiusura dell’anno scolastico una classe agli scrutini o addirittura agli esami di Stato. A rischio continuità didattica e qualità del servizio, urgono chiarimenti.