Grembiule a scuola, si o no? Decideranno gli alunni con un referendum. L’iniziativa in un istituto comprensivo palermitano

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Sul grembiule a scuola periodicamente si riaccende il dibattito, con la fazione dei favorevoli e quella dei contrari. Nei giorni scorsi in una scuola palermitana è stato indetto un referendum per decidere se adottarlo o meno. E a scegliere saranno gli alunni.

La vicenda, riportata da La Repubblica, ha visto in primis la richiesta di un gruppo di alunni dell’istituto palermitano Rita Borsellino alla dirigente scolastica, di abolire il grembiule obbligatorio per tutta la giornata scolastica. La preside dell’istituto, ha trasformato una richiesta in una lezione di educazione civica e ha pensato di indire un referendum per tutto l’istituto, coinvolgendo attivamente tutti gli alunni, anche quelli più piccoli delle prime classi. Un referendum per decidere se in effetti, questo grembiule debba essere obbligatorio oppure no.

Nel frattempo gli alunni che avevano promosso l’abolizione del grembiule hanno iniziato una sperimentazione in attesa del referendum, con il grembiule riposto dentro lo zaino e indossato solo in specifici momenti, come la mensa ad esempio.

Il grembiule verde

Ricordiamo il caso del grembiule verde adottato da un Istituto Comprensivo in provincia di Lecce.

La decisione, partita dalla Commissione Pari Opportunità e accolta dal Collegio dei Docenti, mira a “superare gli stereotipi di genere fin dall’infanzia”, promuovendo un ambiente scolastico più inclusivo e rispettoso delle differenze.

“Il verde rappresenta la speranza che le future generazioni possano crescere in un mondo dove l’uguaglianza sia la norma”, spiegava il Comune.

Il parere della pedagogista

In un’intervista rilasciata ad Orizzonte Scuola, la pedagogista Paola Virgilio, vice presidente ANPE, aveva detto a proposito del grembiule verde: “Va precisato che esistono due aspetti da considerare: il rispetto della differenza di genere; la disforia di genere. L’ambiente che ci circonda, dagli oggetti, al linguaggio ai gesti, condiziona le nostre percezioni, le nostre interazioni, il nostro pensiero. Non basterà il colore inclusivo del grembiule a cambiare tutto e a colmare le profonde solitudini e i disagi insiti in questa nostra era”.

L’esperta ricorda infatti che “siamo circondati da oggetti che pur conservando uguali funzioni sono rosa per le ragazze e blu o celesti per i ragazzi dallo smartphone rosa alle penne rosa al rasoio blu. Stiamo parlando di oggetti e prodotti dalla medesima funzionalità. Oggi sono in aumento le richieste di aiuto da parte di genitori e adolescenti perché i ragazzi hanno difficoltà ad identificarsi sessualmente”.

Per questo motivo, “l’argomento è complesso e delicato e necessita di una analisi più vasta e di misure ed interventi sinergici e pluridisciplinari. Si tratta infatti di cultura e di valori”. 

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