Graduatorie. Il recinto della residenza

Di Lalla
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Donatella Costa – Occhi tristi, viso pallido, espressione tesa, col borsone sempre pieno di attese e di arance, sbuccia sapori e colori della propria terra. E’ il precario meridionale che incontri in treno, alla fermata dell’autobus, al rientro dalle vacanze. E quando gli chiedi che lavoro fa, risponde"per adesso il precario, domani forse il disoccupato" e intanto guarda incuriosito chi occupa il posto davanti al suo, nello stesso vagone del treno.

Donatella Costa – Occhi tristi, viso pallido, espressione tesa, col borsone sempre pieno di attese e di arance, sbuccia sapori e colori della propria terra. E’ il precario meridionale che incontri in treno, alla fermata dell’autobus, al rientro dalle vacanze. E quando gli chiedi che lavoro fa, risponde"per adesso il precario, domani forse il disoccupato" e intanto guarda incuriosito chi occupa il posto davanti al suo, nello stesso vagone del treno.

E come spesso capita durante i viaggi di lunga percorrenza si inizia a parlare del più e del meno per poi passare, a volte, anche ad argomenti più profondi. Ma il precario sa bene che è meglio stare zitto, perché qualora davanti a sé ci fosse la persona giusta, che il destino ha messo davanti per condividere non solo le fermate del treno, ma della vita, la dovrebbe lasciare andare, perché molto probabilmente di regione diversa dalla sua. Gli sguardi discreti inciampano così nella domanda che corrode ogni spiraglio di approfondire la conoscenza:"chissà qual è la sua residenza?”Così il vecchio detto “mogli e buoi dei paesi tuoi” trova un nuovo posto nelle graduatorie.

Del resto, le logiche che premiano il merito per alcuni sono diventate obsolete. La Costituzione si svilisce e il non senso appanna ogni civile rispetto dei diritti. Il precario, smarrito, irrequieto, stanco , allora snocciola le sue attese e le sue domande che rimangono nella sua mente.Saluta il compagno di viaggio, scende dal treno, si siede su una panchina davanti al mare e lì fa riposare la sua solitudine.

E se fino a poco tempo fa per "maritarsi" bisognava meritarsi, presto per sposarsi basterà condividere la residenza!

Ma non tutti i proverbi hanno lo stesso valore. Così “tutto il mondo è paese” ha perso il suo significato. Dalla globalizzazione si è passati al recinto della residenza, un altro filo spinato che, peggio delle code, inchioda tutti i precari del sud, che non avranno futuro da nessuna parte. Si elimerà il precariato eliminando il precario.

"E come potevamo noi cantare con il piede straniero soprà il cuore"!

Siamo tutti stranieri, l’individualismo e l’ignoranza seguono e precedono i nostri passi. E al precario non rimarrà che consolarsi pensando che almeno per entrare in Paradiso conta ancora il merito.
La storia dovrebbe insegnare che tutti siamo uguali senza distinzione di razza, religione, cultura, e residenza!

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