Governo Meloni, “instaureremo il merito a scuola”, “studenti abbiano pari opportunità”. Ai docenti promette aumenti (per merito?): “lasciati soli a nuotare tra le carenze”. Ed è scontro politico
Ieri il Governo Meloni ha incassato la fiducia. Durante il discorso del neo Premier, sono stati molti i riferimenti alla scuola e all’istruzione. In particolare l’attenzione e le parole sia del Primo Ministro che del Ministro Valditara si sono concentrate sul quel termine “Merito” che affiancherà la dicitura “Ministero dell’Istruzione”.
Un chiarimento che non ha mancato di scatenare polemiche e confronti, con parole a tratti anche forti, sulla questione.
Le parole del Primo Ministro
Sul merito e gli studenti
Meloni ha subito voluto chiarire che “uguaglianza e merito non sono uno avversario dell’altro, sono uno fratello dell’altro”. Il concetto base sta nelle pari opportunità di partenza e cita studi che evidenziano come i figli di genitori agiati abbiano più opportunità di successo rispetto agli studenti con risorse economiche minori. “L’Italia – ha detto – non è un paese per giovani”, parafrasando il noto film dei fratelli Coen e promettendo “borse di studio per i ragazzi” per agevolare i meno abbienti.
Sui docenti, dai salari alle tutele
Parole di rispetto da parte del Primo Ministro sono state pronunciate nei confronti del lavoro dei docenti. La formazione – ha detto – è “affidata all’abnegazione e al talento dei nostri insegnanti, spesso lasciati soli a nuotare in un mare di carenze strutturali, tecnologiche, motivazionali.” A questo promette innanzitutto garanzia su “salari e tutele”.
Sulle modalità di garanzie del salari al corpo docente il Primo Ministro non ha dato ulteriori dettagli. La domanda che molti si sono posti è se questi saranno garantiti sulla base dei criteri fino ad oggi adottati o se le intenzioni del nuovo Governo siano di instaurare una distribuzione basata sul “Merito”.
Lo scontro politico
Non tutti si sono trovati d’accordo con l’affiancare il termine “Istruzione”, al termine “Merito”.
Tra le prime critiche pronunciate quella dell’ex sottosegretaria all’Istruzione, Barbara Floridia, secondo la quale “affiancare il merito all’istruzione significa far pendere bilancia su competizione, dimenticando l’inclusione”.
Il docente e giornalista Alex Corlazzoli, durante la diretta su Orizzonte Scuola TV, aveva criticato le intenzioni del nuovo Governo affermando che “tutti gli alunni sono meritevoli” e che da un punto di vista pedagogico è una “bestemmia”, mentre in riferimento ai docenti bisogna chiedersi chi lo stabilisce.
Su questo punto il presidente dell’ANP, Antonello Giannelli ha le idee chiare, a decidere chi è meritevole devono essere i dirigenti, così come su di loro deve ricadere la possibilità di assumere i docenti. Insomma, punti di vista.
Critiche anche dal mondo sindacale
Tutti i sindacati si sono pronunciati sulla questione merito. Per la Flc Cgil la “crescita di una società non è una gara”. Per la Gilda “il merito è già nella Costituzione” e da essa garantito. Per Pacifico (Anief), sarebbe più opportuno “parlare seriamente di salari perché il tempo delle pacche sulle spalle è terminato”. Per la Cisl Scuola non è vero che le scuole fanno poco per colmare i divari sociali e il compito non deve essere assegnato solo a loro. Per Giuseppe D’Aprile (Uil Scuola), “il concetto di merito parte subito male, la scuola deve parlare a tutti”.
Lo psichiatra Paolo Crepet, da canto suo, non mette i guanti gialli e ci va giù duro “sindacati iper-conservatori. Merito è sacrosanto sia per insegnanti che per alunni”. In particolare, per i docenti ritiene sia il giusto strumento per stimolarli a migliorarsi costantemente.
Il Ministro
Il neo ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, sulla scorta delle affermazioni della Meloni, ha difeso quella che ritiene una “demonizzazione” del Merito, ricordando che è un valore costituzionale.
“La scuola – ha sottolineato con l’intento di spiegare che il merito al quale si riferiscono non è “classista” – è l’infrastruttura più importante del Paese. Deve, in primo luogo, saper individuare, valorizzare e fare emergere i talenti e le capacità di ogni persona indipendentemente dalle sue condizioni di partenza, perché ciascun giovane possa avere una opportunità nel proprio futuro, tra l’altro in consonanza con la lettera e lo spirito dell’articolo 3 della Costituzione. Favorire il merito significa dare alle scuole infrastrutture e dotazioni di qualità, valorizzare gli operatori scolastici, sintonizzarsi con il mondo del lavoro, agire sulle competenze, fornire gli strumenti per sviluppare un percorso di crescita individuale e collettivo”.
E promette rispetto per i docenti da perseguire con un ascolto costante e un confronto con i diretti interessati e le famiglie.
Marini
Sulla questione è intervenuto anche il Professore di Diritto pubblico della Tor Vergata, Francesco Marini, che all’Adnkronos ha così commentato: “Livellare verso il basso impedisce al capace e meritevole di accedere agli studi più elevati se non ha possibilità economiche. Questo è favorire le diseguaglianze”, sottolinea Marini ribadendo che parlare di merito e istruzione è “tutt’altro che classista, perché fa tornare la scuola ascensore sociale. Mi sembrano polemiche strumentali”.
In attesa della declinazione
Argomenti caldi che attendono di essere declinati dall’esecutivo. Di certo è che non mancheranno le polemiche e lo scontro sull’interpretazione di un concetto, quello del “Merito”, che farà surriscaldare gli animi.
Sull’interpretazione del concetto in questione, vi rimandiamo ad un interessantissimo articolo di Vincenzo Brancatisano che ha ricostruito il sostrato culturale sul quale il nuovo esecutivo innesterà la questione.
Eccolo