Governo Meloni, in 100 giorni occorre trovare 40 miliardi: quasi impossibile mantenere subito le promesse elettorali

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Il governo Meloni dovrà trovare entro il prossimo 31 dicembre almeno 40 miliardi di euro, 5 dei quali per estendere fino a fine anno gli effetti contro il caro-energia, introdotti con il decreto Aiuti ter, e altri 35 per consentire, attraverso la prossima legge di bilancio, che alcuni provvedimenti introdotti dal Governo Draghi non decadano con l’avvio del nuovo anno.

Sarà quasi impossibile mantenere, almeno nei primi 100 giorni, le promesse elettorali annunciate in questi ultimi due mesi come, ad esempio, la drastica riduzione delle tasse, la riforma delle pensioni, il taglio del cuneo fiscale

Quasi 40 miliardi da trovare subito

  1. Quasi 15 miliardi di euro per rinnovare nei primo trimestre le misure contro il caro energia previste dal decreto Aiuti ter;
  2. almeno 8,5 miliardi di euro per indicizzare le pensioni;
  3. almeno 5 miliardi per il rinnovo del contratto del pubblico impiego;
  4. 4,5 miliardi di euro per lo sconto contributivo del 2 per cento a carico dei lavoratori dipendenti con reddito fino a 35 mila euro;
  5. 2 miliardi di euro di spese indifferibili.

La sfida è davvero impegnativa. Fonti politiche osservano che se la manovra arrivasse agli inizi del prossimo mese l’iter sarebbe al sicuro, ma se venisse presentata a fine novembre ci sarebbe il rischio reale di non riuscire ad approvarla entro i tempi dovuti. Ipotesi non troppo remota visto che ancora manca il governo e di conseguenza non sono stati indicati gli uffici degli staff dei dicasteri, né sono stati nominati i membri delle commissioni parlamentari permanenti.

La manovra dovrebbe inoltre approdare prima in Consiglio dei ministri, poi alle Camere, poi il Dpb aggiornato andrebbe notificato alla Commissione Ue e all’Upb. Tutti passaggi che richiedono tempi tecnici per dispiegarsi, augurandosi che Bruxelles non solleciti modifiche.

Altra variabile temporale sul tavolo è l’esame di Camera e Senato: negli anni passati si è assistito anche a sessioni di Bilancio praticamente ‘monocamerali’, con l’esame delle modifiche concentrato ad una sola Camera per accelerare l’iter, ma – osservano fonti parlamentari – non sarebbe un buona partenza per il primo provvedimento di un governo neoeletto.

Nodo risorse per la Legge di Bilancio

Sul fronte risorse, il governo Meloni non troverà le casse a secco, tutt’altro, visto che l’esecutivo Draghi lascerebbe un tesoretto complessivo di circa 20 miliardi (tra deficit 2022 migliore delle attese di 0,5 punti ed extra gettito): di questi almeno 10 servono per prorogare le misure contro il caro bolletta del dl Aiuti Ter e la restante parte per la manovra e dunque gli interventi del 2023. Una dote cospicua in realtà ma non sufficiente se il nuovo esecutivo volesse dar seguito ai cavalli di battaglia della campagna elettorale.

La nuova maggioranza sta già elaborando le misure-chiave della Finanziaria e del decreto collegato. Tra queste, le ipotesi sul futuro della Legge Fornero con quota 41, la flat tax incrementale e una nuova stagione di rottamazione con un forfait su sanzioni e interessi al 5%.

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