Governo Draghi, dopo 10 anni il ritorno di Renato Brunetta alla Pubblica Amministrazione

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Nasce il governo Draghi tra novità e ritorni. Uno di questi è Renato Brunetta che diventa il nuovo ministro della Pubblica Amministazione, dieci anni dopo la prima volta. Fu a Palazzo Vidoni dal 2008 al 2011.

Brunetta succede a Fabiana Dadone che rimane nella compagine di governo, ma diventa la ministra delle Politiche Giovanili.

Brunetta dovrà gestire la poderosa macchina amministrativa dello Stato alla luce dell’emergenza sanitaria. Non solo: dovrà fare i conti con la digitalizzazione del sistema, ormai necessaria per la competitività a livello mondiale. L’esponente di Forza Italia dovrà anche dare un’accelerata al dossier riguardante lo smart working soprattutto in vista del 30 aprile, quando scadranno i termini della procedura semplificata.

Si laurea a Padova, in Scienze Politiche, nel 1973.  Dal 1982 al 1990 è professore associato di Fondamenti di Economia presso il Dipartimento di Analisi Economica e Sociale del Territorio (corso di Laurea di Urbanistica) dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Dal 1991 al 1999 è professore associato di Economia del Lavoro (Facoltà di Economia e Commercio) presso Tor Vergata, dove ha ricoperto il ruolo di professore ordinario di Economia Politica (in aspettativa) fino al 2009.

La riforma Brunetta

Nel 2008, viene nominato Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione nel quarto governo Berlusconi.

Nel 2009 è l’autore della riforma Brunetta  in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni.  Il decreto prevede l’attivazione di un ciclo generale di gestione della performance, per consentire alle amministrazioni pubbliche di organizzare il proprio lavoro in un’ottica di miglioramento della prestazione e dei servizi resi e realizza il passaggio dalla cultura di mezzi a quella di risultati con l’obiettivo di produrre un tangibile miglioramento della performance delle amministrazioni pubbliche. Non solo: premi aggiuntivi per le performances di eccellenza e per i progetti innovativi; criteri meritocratici per le progressioni economiche e l’accesso dei dipendenti migliori a percorsi di alta formazione.

La riforma Brunetta ebbe anche risvolti per il mondo della scuola, in particolare fu particolarmente contestata la norma detta “trattenuta Brunetta”: nei primi 10 giorni di assenza dal lavoro per malattia, lo stipendio dell’insegnante viene privato di ogni indennità o emolumento e di ogni altro trattamento economico accessorio.

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