Gli studenti italiani detengono il record europeo di ore dedicate ai compiti fuori da scuola. Il Ministero corre ai ripari: “Basta sovraccarichi”, ma non tutti sono d’accordo: “Solo un docente può capire cosa serva caso per caso”

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Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha preso posizione sul tema dei compiti a casa. Con una circolare, il ministro Giuseppe Valditara ha raccomandato di “evitare carichi di lavoro per gli studenti troppo condensati e gravosi” e di garantire “una migliore organizzazione del tempo” dedicato allo studio pomeridiano, soprattutto durante i periodi festivi.

Il ministro ha suggerito di non concentrare le verifiche in un’unica giornata e di evitare l’assegnazione di compiti serali per il giorno successivo.

Più ore di studio non significano migliori risultati

I dati confermano che gli studenti italiani detengono il primato europeo per ore dedicate ai compiti: secondo l’indagine PISA dell’OCSE, trascorrono in media 8,5 ore settimanali sui libri a casa. Il carico di lavoro risulta nettamente superiore rispetto ad altri paesi: gli studenti delle elementari italiane studiano dalle 5 alle 7 ore settimanali, contro le 3-5 di Francia e Germania e le 0-1 di Finlandia e Svezia. Alle scuole secondarie, le ore di studio individuale in Italia oscillano tra 9 e 11 a settimana, superando significativamente Francia (7-9), Germania (5-7) e paesi scandinavi (2-3).

Nonostante l’impegno pomeridiano, i risultati scolastici italiani non brillano: nei test PISA 2022, l’Italia ha ottenuto 471 punti in matematica (media OCSE 472) e 482 in italiano (media OCSE 476). Un confronto emblematico è quello con la Corea del Sud, dove gli studenti dedicano solo 2,5 ore settimanali ai compiti ma raggiungono punteggi superiori a 550 nei test internazionali. Il paradosso italiano si estende anche al tempo trascorso in classe: con 200 giorni di scuola all’anno (al pari della Danimarca), l’Italia è in cima alla classifica europea. Alle elementari sono obbligatorie 891 ore annue contro una media OCSE di 775, mentre alle medie il minimo di 990 ore italiane supera ampiamente le 894 dei paesi OCSE.

Il dibattito tra autonomia didattica e benessere degli studenti

La circolare ministeriale ha acceso un vivace dibattito. A Sky Tg24, Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief, difende l’autonomia dei docenti: “È il consiglio di classe, nella sua autonomia, a decidere quali strumenti impiegare in classe, sia in fase di verifica sia per i compiti a casa”. Secondo Pacifico, “i compiti sono uno strumento per sviluppare competenze ma anche per valutare l’apprendimento” e solo un docente “può capire cosa serva caso per caso”.

Le reazioni di docenti e genitori sono contrastanti: c’è chi, come Antonella, esclama “Basta con questi compiti!”, immaginando pomeriggi dedicati allo sport e alla musica, e chi, come Rossella, teme che i genitori useranno la circolare come “jolly” contro le richieste degli insegnanti, mettendo a rischio la “didattica formativa”. Federico sostiene che “i veri insegnanti non danno compiti, semplicemente sanno insegnare con passione”, mentre altri attendono con scetticismo l’effettiva applicazione della norma.

La questione rimane aperta: trovare un equilibrio tra carico di studio e benessere degli studenti rappresenta una sfida cruciale per il sistema scolastico, che dovrà ripensare l’approccio didattico per migliorare l’efficacia dell’apprendimento senza sacrificare la qualità dell’istruzione.

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