Gli studenti in visita alla sala VAR dove si seguono tutte le partite. L’esperto: “Chi insulta gli arbitri dovrebbe provare a stare due ore davanti agli schermi con lo stress e la responsabilità”

Emozione e adrenalina per gli studenti dell’Istituto “Europa Unita” di Lissone che hanno visitato la sala Var di EITower, dove si controllano le partite di calcio di tutta Italia.
Tra loro anche Andrea, 17 anni, interista, che si è fatto scattare una foto davanti al pulsante rosso e verde che decidono le sorti di un match.
“Lunedì sera, durante Inter-Genoa, è partito da qui l’intervento al Var per il rigore dubbio”, racconta Andrea, ancora incredulo. “Devo dire che ci è andata bene”. Di tutt’altro avviso due compagne di classe, tifose rossonere, che si sono presentate alla visita con la maglia di Leao: “Perché l’arbitro ha confermato il rigore dopo aver visto le immagini?”.
La mattinata è stata speciale per tutti gli studenti, accompagnati in un “tech tour” per scoprire le professioni del futuro nell’ambito del progetto di Assolombarda. A fare da guida Piercarlo Invernizzi, direttore tecnico di EITower, che ha aperto le porte della sala Var: “Chi insulta gli arbitri dovrebbe provare a stare due ore davanti agli schermi con lo stress e la responsabilità che solo loro sanno assumersi”, spiega al Corriere della Sera.
Invernizzi ha spiegato il funzionamento della tecnologia: “Il tasto verde serve per evidenziare i punti dubbi, il rosso per comunicare con l’arbitro in campo”. C’è anche una sala relax per gli arbitri, che dopo ogni partita si confrontano con il designatore arbitrale sulle decisioni prese.
EITower non è solo la sala Var: 16 cabine per i commentatori, 24 postazioni di editing per gli highlights e una rete di 6 mila chilometri di fibra ottica che collega Lissone ai 18 stadi italiani. “Cerchiamo ingegneri, matematici, fisici informatici, ma anche studenti appassionati che lavorino nei fine settimana per la personalizzazione grafica delle partite”, conclude Invernizzi.