Gli italiani vogliono l’educazione finanziaria a scuola. La Lega: “Proposta di legge per introdurla già alla primaria”
Aumenta la quota di italiani che vorrebbe l’introduzione dell’educazione finanziaria sia nelle scuole (da 86,5% a 89,1%) che sul posto di lavoro (da 76,5% a 79,5%). Inoltre, un italiano su dieci sa che esiste una Strategia nazionale per l’educazione finanziaria.
È quanto emerge dal Rapporto Edufin 2022 “Educazione finanziaria: strumento d’orientamento in tempo d’incertezza” realizzato dal Comitato Edufin in collaborazione con Doxa e presentato oggi a Roma in occasione della giornata conclusiva della quinta edizione del Mese dell’educazione finanziaria.
L’educazione finanziaria a scuola
Secondo il rapporto, non solo è altissima ma è anche aumentata negli anni la quota di italiani che vorrebbe l’introduzione dell’educazione finanziaria sia nelle scuole (da 86,5% a 89,1%) che sul posto di lavoro (da 76,5% a 79,5%).
L’indagine definisce “incoraggiante” che circa il 67% della popolazione conosca gli effetti dell’inflazione sul potere di acquisto. In questo contesto però, nonostante i miglioramenti riscontrati e il grande successo riscosso dal “Mese dell’Educazione Finanziaria”, la strada da fare in questo campo è ancora lunga.
In base ai dati, ad oggi solo il 44,3% della popolazione presenta un elevato livello di conoscenza finanziaria, una percentuale che scende ulteriormente tra i giovani attestandosi al 30,5% – che proprio in virtù di questa scarsa alfabetizzazione mostrano una propensione verso investimenti più rischiosi.
La Lega chiede di introdurla a scuola come materia
Il deputato della Lega, Giulio Centemero, in una nota, spiega di aver presentato una proposta di legge per l’introduzione dell’insegnamento dell’educazione finanziaria fin dalla scuola primaria: “Si tratta di un progetto di legge che non mira a formare tecnici della materia, ma ad irrobustire le competenze di base per i futuri cittadini che lavoreranno, investiranno e risparmieranno, e la scuola rappresenta il luogo privilegiato per farlo. È necessario partire con il piede giusto e allinearci ai molti Paesi che stanno già sostenendo investimenti, spesso consistenti, per accrescere l’alfabetizzazione finanziaria”.