“Gli insegnanti non sono tutti uguali. Alcuni lavorano più di altri, ma prendono lo stesso stipendio”. La linguista Pani: “Un tabù da affrontare, così è un sistema ingiusto”
L’articolo di Yasmina Pani su Today.it solleva un tema importante e difficile da affrontare: la disparità economica tra gli insegnanti di discipline diverse nella scuola.
Pani, linguista e insegnante, sostiene che ci sia una notevole sproporzione tra le classi di concorso, con alcune che abilitano per l’insegnamento di più di una materia, mentre altre presentano una mole di argomenti da studiare molto inferiore.
Secondo Pani, questo crea una situazione in cui alcuni candidati devono memorizzare praticamente l’intero scibile umano, mentre altri no. Tale disparità è evidente anche a scuola, dove gli insegnanti di alcune discipline lavorano più di altri, ma prendono lo stesso stipendio. Ad esempio, un docente di italiano ha molte più cose da fare rispetto a tanti altri, eppure prende lo stesso stipendio.
Pani sostiene che non si vuol fare una gerarchia delle materie, ma evidenziare un dato di fatto che non è facile discutere: gli insegnanti di alcune discipline lavorano più di altri. Il tema è difficile da affrontare perché la scuola italiana è abituata a pensare alla scuola come a quel luogo in cui si fa una gran fatica a entrare, ma una volta che ci si riesce, si è vinto: si starà lì per sempre, non importa la qualità del lavoro svolto.
Pani suggerisce che se entrassimo nell’ottica dell’insegnamento come un mestiere qualsiasi, non sarebbe affatto strano che chi ha più lavoro da fare a casa venga pagato di più, e chi insegna materie poco impegnative guadagni di meno. Tuttavia, questo tema è difficile da affrontare perché la scuola italiana è fonte di un enorme commercio di libri inutili, crediti formativi altrettanto inutili, miserabili corsi a pagamento per acquisire un punto in graduatoria, e stupide nozioni da sciorinare a memoria affinché si dimostri di essere inclusivi.