Giuseppina che da Napoli va a Milano in treno per lavorare? I dubbi sulla veridicità della storia della collaboratrice scolastica. “Digito ergo sum”, dai social ai cacciatori di bufale

Segugi delle bufale e T9visti all’attacco sulla storia di Giuseppina la “bidella” di Napoli che presta la sua forza lavoro alla dinamica Milano e che invece di riversare parte del suo stipendio nella internazionale metropoli italiana, pagando l’affitto ad un proprietario di appartamento in loco, avrebbe deciso di foraggiare il servizio pubblico nazionale viaggiando in treno giornalmente.
Brevemente, la storia raccontata
Giuseppina si alzerebbe alle 3.30, salirebbe su un Frecciarossa alle 5.09 (e non alle 5.10 perché il Frecciarossa è puntualissimo), 4 ore e mezza di viaggio, ore 9.24 arrivo a Milano, servizio alle 10.30. Ore 17 si stacca dal lavoro e si rientra. Il giorno dopo ripartenza.
I dubbi sulla questione economica
Dubbi sulla veridicità della storia provengono da varie parti. La storia è diventata virale, forse la protagonista e Il Giorno che l’ha pubblicata non l’avevano messo in conto. O forse sì. Ad ogni modo, il primo dubbio che è stato posto dai “fact checker” hanno posto l’accento sulla questione economica.
Giuseppina avrebbe scelto di viaggiare per risparmiare. Affitti troppo alti, meglio spendere 400 euro al mese di treno da Napoli a Milano. E sui 400 euro al mese i fact checker si sono scatenati.
Se da un lato alcuni giornali hanno posto dubbi sul fatto che con 400 euro bastino ogni mese per la tratta Napoli-Milano, dall’altro alcuni hanno chiesto che come prova si esibiscano i biglietti.
Insomma, Giuseppina: dove sono i biglietti?
Sul nostro social il dibattito è esploso. Per Davide “è impossibile! Ho letto che un abbonamento mensile costa sui 1100. Questa spende 400 euro. Storia finta”, sentenzia. Anche se Antonio ricorda che c’è “Italo, abbonamento con 20 corse al mese con 80% di sconto. Andata e ritorno per Milano potrà costare 100 euro, con biglietto cumulativo sarebbero 20 euro per 20 giorni sono 400 euro”. Mentre Gianluca nota che si tratta di una “under30 e ci sono sconti fino al 70%”. Ma senza biglietto esibito non si canta messa, quindi il dubbio resta.
Alla domanda se conviene più viaggiare o affittare, gli utenti si sono ulteriormente scatenati. Domenico punta il dito sul caro-affitti, “Vergognoso che a Milano i fitti siano così alti nella completa indifferenza delle istituzioni”. Ma Alessandra fa notare che non è tutta colpa dei proprietari, perché, conti alla mano”acquistare un appartamento a Milano costa 130% di più al metro quadro rispetto alla media nazionale. A Mestre – continua – siamo sui 1800 al mq, a Milano 4400. A Mestre una stanza costa sui 350 + spese. Partendo da questo dato, quanto dovrebbe chiedere di affitto un proprietario a Milano affinché il suo investimento abbia senso?”
Serena condivide la sua esperienza, “la figlia di una mia amica dopo varie ricerche è finita a Gessate (Mi) un bilocale 650€ al mese” e se si considerano i 1.200 euro di stipendio di un collaboratore scolastico …
Matteo (che dal suo profilo pare abbia studiato a Milano e viva a Milano, non dice se si paga un affitto) invita Giuseppina ad andare in un paese limitrofo “le possibilità ci sono”, dice lui. Ed esercita il suo diritto del “digito ergo sum” attaccando anche la nostra testata o forse tutte quelle che hanno riportato la notizia: “Questo è giornalismo di disinformazione, la collaboratrice in questione probabilmente trova più comodo fare questa scelta. Ma non vendiamo fischi per fiaschi”. Faremo tesoro dei suoi consigli.
Sara, anch’ella ha studiato a Milano e vive a Milano, fornisce conforto alla tesi del Matteo “Milano è cara, carissima senza dubbio, ma questa storia, se vera, è stata sicuramente raccontata per suscitare pietismo. Con i soldi dell’abbonamento paghi abbondantemente una stanza o un piccolo appartamento a Milano o nell’hinterland.”
Gianluca, però, fa notare che della notizia non bisogna evidenziare soltanto il sacrificio, “in realtà – afferma – si parla del caro casa/spesa. Tutti partono dal presupposto che abbia una macchina e quindi spostarsi nelle periferie, ancora spesso ci si dimentica che si ha bisogno di referenze e soldi (da anticipare tipo caparre)”. Forse Gianluca un affitto lo paga e sa.
Bufala del nome, in realtà risolta
Sì, perché molti nostri utenti hanno notato che il cui cognome non risulta tra gli assunti del personale lombardo. La questione probabilmente sta nella trascrizione del suo cognome: Giuseppina Giuliano. Infatti, pare manchi una “G” al nome che ha fatto il giro del web e che nella realtà sia Giuseppina Giugliano. Appurato l’errore, la persona esiste in carne ed ossa. Grazie ai fact checker che hanno fatto l’indagine.
In realtà si sarebbe messa in congedo dopo pochi giorni di questa vita
Altra informazione che è circolata tra siti “investigativi” e social. Alcuni utenti, come Daniela, informano che ”pare che sia andata solo due giorni e che ora sia in congedo”. Tra l’altro, l’utente si è anche impegnata in una ricerca su internet, tra un commento ed un altro, riuscendo addirittura a trovare alla povera Giuseppina “due appartamenti a Varese, in affitto, a 450/500€. Se vuole il trasferimento sotto casa, lo chiedesse invece di raccontare cavolate a gente che il cervello lo usa” e anche le tastiere.
Valentino aggiunge altre info sulla veridicità dei fatti raccontati, “ha pure trovato un alloggio vicino il posto di lavoro il viaggio così l’ha fatto solo due volte poi ha capito che non valeva più la pena di farlo”.
Quindi, ricostruendo dai commenti (che poi le notizie riportate coincidono con alcune informazioni pubblicate da siti verticali sulle bufale), Giuseppina avrebbe viaggiato solo due giorni, poi è andata in congedo, ma poi ha trovato un affitto sotto casa, non a Varese, però, dove gli affitti si trovano su Internet anche a 450 euro.
Angelo vorrebbe chiudere tutte queste speculazioni, tagliando la testa al toro: “giuro che la ragazza in questione è stata una collaboratrice di mio padre, la sua storia è più che vera. Informatevi prima di additare e puntare il dito.”
Cosa c’è di “buono” da prendere da tutto ciò?
Il problema degli affitti per i fuori sede che nel mondo della scuola non sono pochi è sicuramente esistente. La questione, come ha giustamente sollevato un nostro utente, riguarda innanzitutto questo. Molte sono state le storie che abbiamo raccolto in sole 24 ore, simili a quella di Giuseppina ed oggi è online la storia di Rocco, un calabrese che a Modena spende 400 euro di affitto in una casa condivisa (un posto letto, insomma) con prospettiva di mutare il proprio status pari a zero. Che non può permettersi un’auto, che può permettersi una pizza a settimana, tre viaggi l’anno dalla sua famiglia in Calabria e che, fortunatamente, trova conforto nella poesia. A cosa servono la storia di Giuseppina e di Rocco? Speriamo non solo ad esercitare il “diritto di digitazione”, ma ad una riflessione su quella che è la condizione di quanti dal Sud si muovono per ricoprire posti di lavoro che spesso restano vacanti (a dirlo sono i dati statistici – fact checker -, non certo il bufalaro di turno), ma che trovano condizioni di vita non sempre sostenibili a causa di un caro vita eccessivo rispetto agli stipendi percepiti e senza il paracadute di una famiglia in loco che può darti una mano.