Giurin giurello! Giuramento di Socrate per i docenti. Lettera

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Inviato da Filomena Taronna – Ah però! L’ennesimo tentativo di salvare la reputazione dei docenti, i cosiddetti fannulloni, come ci definì, qualche anno fa, il sempre caro mi fu quell’ermo Brunetta, e la scuola prima che sprofondi del tutto. Bene.

La proposta arriva dalla scrittrice e docente Cristina Dell’Acqua e il testo recita così “Farò in modo che la mia aula sia un luogo d’ascolto, di confronto, di dubbi, piena di vita. E dove si impara a contemplare”.

Ora, come farebbe l’insegnante di italiano, quello bravo fuori dalla bolgia infernale, analizziamo punto per punto il testo per sapere cosa andiamo a giurare noi docenti  per non incorrere nella severa legge del contrappasso.

Primo punto: “La mia aula sarà un luogo di ascolto”. Esatto, ma nulla di nuovo su questa amara terra. L’ascolto è il nostro pane quotidiano senza averlo neanche mai giurato. Ascoltiamo tutto di tutti. Da quello che ti arriva piangendo per la prematura morte del cagnolino Briciola e al cui dolore partecipa affranta tutta la classe col triste velo nero caduto sui volti per l’improvvisa tragica notizia, a quello che ti mette subito al corrente del suo cellulare rotto dalla sorellina per cui niente compiti, zero zero proprio, per quel giorno e per quelli a venire perché temi, testi, pagine in fila per quattro col resto di due sono andati persi perché erano scritti tutti lì dentro. Purtroppo. E pure qui la partecipazione alla richiesta di una giustifica a lunga scadenza è corale. Tutti per uno!

Punto secondo: “La mia aula sarà un luogo di confronto”. Esatto, ma anche qui nulla di nuovo. Idee, intenzioni, progetti, aspirazioni, proposte, percorsi, tutto sul tavolo del confronto tra alunni e docenti per scegliere democraticamente ciò che più stimola immaginazione, interesse, curiosità. E ai sorrisi a due piazze e oltre degli eletti si oppongono i tetri musi lunghi di chi non ha trovato un posto sul podio e neanche in prossimità, e per i quali mille e mille baci, carezze e bigliettini a forma di cuore consolatore di chi ha vinto.

Punto terzo: “La mia aula sarà un luogo di dubbi”. Esatto. E qui ci vorrebbe una risma di fogli per elencarli tutti  ma non reggereste per cui tento una sintesi.” Prof. la poesia Ics Agosto si studia? E il quartesimo capitolo de I Promessi Sposi? Ma l’amata Itaca è l’amante di Ulisse o c’è un errore sul libro? Cristoforo Colombo era genovese di Genova o della Liguria? Ma i numeri romani son arabi?

Si fermi il mondo, voglio scendere!

Punto quattro: “La mia aula sarà piena di vita”. Ma  senz’altro! E sempre, nei secoli dei secoli! Dal primo minuto di lezione all’ultimo! Loro, gli alunni, vivaci, curiosi, sorridenti, allegri, instancabili, inafferrabili e inarrestabili. Io, prima spiaggiata come al tramonto un relitto di legno secco e poi definitivamente morta e senza nemmeno un funerale di sorta.

Punto cinque: “La mia aula sarà dove si impara a contemplare.” Già! La bellezza,  mi auguro si voglia intendere. Dunque vediamo …drin drin drin …Peccato ragazzi, è finita l’ora, devo correre nell’altra classe prima che i soliti due si azzuffino come Tom e Jerry.  Comunque continuiamo domani! Anche con te  Socrate, giurin giurello!

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Corso di dizione e fonetica per docenti: “LA FORMA CHE ESALTA IL CONTENUTO. L’insegnante come attore sul palcoscenico scuola”. Livello avanzato