Giulia Cecchettin, Crepet: “C’è una violenza anche nei silenzi e nell’indifferenza. Si uccidono le persone anche senza eliminarle fisicamente”

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Il recente caso dell’omicidio di Giulia Cecchettin ha scosso profondamente l’opinione pubblica, portando alla luce interrogativi complessi sul tessuto sociale e familiare contemporaneo. A La Stampa Paolo Crepet fornisce un’analisi incisiva su questa vicenda sconvolgente.

Crepet osserva come la decisione dei genitori di non visitare il figlio in carcere sia comprensibile. Di fronte a un atto così efferato, emerge un conflitto emotivo profondo: il disconoscimento verso un figlio un tempo considerato modello.

L’analisi si approfondisce sul commento del padre dell’assassino, rivelando una visione patriarcale obsoleta: il figlio come estensione di sé, un oggetto di possesso. Crepet collega questa mentalità a un fenomeno storico-culturale più ampio, evidenziando come spesso i genitori rifiutino figli che non rispecchiano le loro aspettative.

Il professore nota come, in questo contesto, gestire un lutto sia paradossalmente visto come meno complicato rispetto all’affrontare le conseguenze di un processo. Un atteggiamento rivela non solo un disagio familiare ma anche un fallimento nella gestione delle emozioni e delle responsabilità sociali.

Di fronte a questa tragedia, Crepet suggerisce alla famiglia di lasciare l’Italia per proteggere il benessere del minore in famiglia, evitando l’esposizione a un giudizio pubblico costante e spietato.

Riguardo al percorso legale, Crepet anticipa che la difesa potrebbe richiedere una perizia psichiatrica, mirando a una diagnosi di semi-infermità mentale. Tuttavia, sottolinea la complessità del processo, che dovrebbe considerare segnali premonitori di una possibile patologia mentale.

Infine, Crepet tocca la possibilità di un disturbo narcisistico della personalità dell’assassino, ma avverte contro conclusioni affrettate senza una conoscenza approfondita del caso. Illustra come talvolta, anche in famiglie apparentemente tranquille, possano insidiarsi forme di violenza sottile.

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