Gite scolastiche negate: a Latina 9 bambini senza posto sul bus, a Cuneo esclusa alunna con disabilità per una pedana di pullman difettosa. Errori organizzativi e diritti violati

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Due casi di gite sfortunate a Latina e a Cuneo. Nel primo caso, come segnala Latina Press, quella che doveva essere una giornata di svago e apprendimento si è trasformata in un amaro ricordo per gli alunni di una scuola primaria.

Al momento della partenza, segnala il sito internet, nove bambini sono rimasti senza posto sul pullman, costringendo all’annullamento dell’intera gita. La normativa vigente vieta infatti il trasporto di alunni in piedi, e in assenza di soluzioni alternative, la scuola ha dovuto rinunciare. Genitori e bambini, già pronti per la visita a Roma e un laboratorio didattico, hanno vissuto momenti di frustrazione, con molti piccoli scoppiati in lacrime. Nonostante alcune voci parlino di un possibile recupero nei prossimi giorni, al momento non ci sono conferme ufficiali.

Gita negata a studentessa con disabilità

Un episodio ancora più grave, come riporta La Stampa, si è verificato in una scuola primaria a Cuneo, dove una gita a Genova è stata compromessa dal malfunzionamento della pedana di sollevamento del pullman, indispensabile per far salire un’alunna con disabilità motoria. Dopo oltre un’ora di tentativi e tredici telefonate con il padre affidatario, la dirigente scolastica ha proposto di annullare la gita, ma l’uomo ha preferito che la classe partisse comunque. Così, mentre i compagni raggiungevano il Museo dell’Emigrazione, la ragazza è rimasta a scuola con l’insegnante di sostegno. La preside ha assicurato che l’istituto ha già organizzato un’altra uscita, programmata per venerdì, con la promessa di non ripetere l’errore.

Le responsabilità e le garanzie per il futuro

I casi di Latina e Cuneo mettono in luce una gestione logistica spesso approssimativa, con conseguenze gravi per alunni e famiglie. A Latina, l’annullamento della gita è stato causato da un mancato controllo dei posti disponibili, mentre a Cuneo il problema è nato dalla mancata verifica del mezzo da parte dell’agenzia di viaggi. Chi paga per questi errori? Le scuole, in quanto committenti, hanno il dovere di verificare i contratti con i fornitori, assicurandosi che siano previste penali per inadempienza e garanzie di sostituzione in caso di problemi. Inoltre, la normativa sui trasporti scolastici impone che i mezzi siano idonei e sicuri, con posti a sedere per tutti e dispositivi funzionanti per alunni con disabilità.

Inclusione e diritti: quando la burocrazia fallisce

L’episodio di Cuneo solleva un problema più ampio: l’inclusione non può essere lasciata al caso. La Legge 104/1992 e la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità impongono alle scuole di garantire pari opportunità, anche nelle attività extra-didattiche. Se un’agenzia non fornisce un mezzo accessibile, la scuola ha il dovere di bloccare la gita o trovare una soluzione alternativa prima della partenza, non dopo. La decisione di far partire ugualmente la classe, lasciando indietro l’alunna disabile, viola il principio di inclusione, anche se concordata con la famiglia.

Le soluzioni per il futuro: controlli, formazione e piani B

Per evitare nuovi disagi, servono azioni concrete:

  1. Verifica anticipata dei mezzi: le scuole dovrebbero ispezionare i pullman prima della gita, richiedendo prove del funzionamento di pedane e spazi per disabili.
  2. Clausole contrattuali più severe: nei bandi per le gite, andrebbero inserite penali per inadempienza e l’obbligo di mezzi sostitutivi in caso di guasti.
  3. Piani alternativi: ogni uscita dovrebbe prevedere un protocollo d’emergenza, come la disponibilità di un secondo bus o la riconversione della gita in un’attività sostitutiva.

Il messaggio è chiaro: le gite sono un diritto, non un privilegio. Servono regole chiare, controlli rigorosi e un impegno reale per l’inclusione, perché nessuno studente debba più restare a guardare mentre i compagni partono.

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