Gite scolastiche, intossicazioni alimentari e necessità di contenimento dei costi

Si legge spesso di casi di intossicazione alimentare tra studenti in gita scolastica. Ad aprile 2025, una scolaresca di ritorno dalla Sicilia ha accusato malesseri gastrointestinali, con alcuni ricoveri ospedalieri. Episodi simili sono stati registrati a marzo nelle Marche e nel 2024 in Puglia. Questi eventi pongono interrogativi sulla qualità dei pasti e sulle condizioni igienico-sanitarie delle strutture ricettive, evidenziando come la necessità di contenere i costi possa influenzare negativamente la sicurezza alimentare.
La cronaca ci racconta
Questo aprile una scolaresca torna da gita in Sicilia e affronta un episodio di malessere durante il rientro. Il pensiero scatta subito ad una intossicazione alimentare: febbre, vomito, dolori addominali. Alcuni finiscono in ospedale.
Eventi analoghi si sono verificati in altre regioni italiane. A marzo 2025, circa 70 studenti e docenti delle Marche hanno accusato sintomi di intossicazione alimentare dopo una cena in un hotel in Campania. I sintomi, tra cui vomito e diarrea, sono comparsi poche ore dopo il pasto, rendendo necessario l’intervento dei sanitari e l’attivazione delle autorità sanitarie per le indagini.
Un altro episodio ha coinvolto studenti di una scuola media sempre marchigiana, che, dopo una gita in Campania, hanno manifestato sintomi simili, con alcuni ricoveri presso l’ospedale.
Nel marzo 2024, un gruppo di circa 150 studenti e docenti siciliani, in gita in Puglia, ha subito un’intossicazione alimentare, probabilmente causata dal consumo di pollo contaminato. Diversi partecipanti hanno necessitato di cure mediche, e sono intervenute anche le autorità sanitarie.
Episodi che sollevano interrogativi sulle condizioni igienico-sanitarie delle strutture ricettive e sulla qualità dei pasti forniti durante le gite scolastiche. Da un lato la necessità di contenimento dei costi sia da parte delle scuole che ha quale scopo di rendere accessibile alla maggior parte degli studenti l’evento educativo, dall’altro una corsa al ribasso da parte delle strutture ricettive che mirano a prezzi concorrenziali per attirare le scolaresche. Il tutto, potenzialmente a scapito della qualità e della sicurezza.
Soluzioni?
Attivare fondi pubblici integrativi, a livello locale o nazionale, può supportare le scuole nell’organizzazione delle gite. Questi strumenti permetterebbero di coprire i costi aggiuntivi legati alla scelta di strutture affidabili, garantendo al contempo la partecipazione di studenti provenienti da contesti svantaggiati, senza compromessi sulla sicurezza.
Altro punto è la valutazione in anticipo delle strutture ricettive, utilizzando elenchi accreditati o circuiti certificati. Ciò consentirebbe di ridurre i rischi igienico-sanitari. Criteri come l’adesione a protocolli o le esperienze di altri istituti possono orientare le scuole verso fornitori affidabili e trasparenti, mantenendo i costi contenuti senza rinunciare alla sicurezza.