Gissi (CISL), sì a Conte Bis se si continuerà a parlare di scuola di qualità e aperta a tutti

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Segnali di apertura della CISL scuola verso il governo Conte bis. Almeno nei limiti in cui il premier di nuovo incaricato parla di “istruzione di qualità e aperta a tutti”.

Tra “le prime battute pronunciate da Giuseppe Conte subito dopo aver ricevuto per una seconda volta l’incarico di formare un nuovo governo – spiega Lena Gissi, segretaria nazionale del sindacato scuola della CISL – c’è anche questa, e vogliamo accoglierla come segnale positivo, fermo restando che non sono pochi i nodi da sciogliere, per il presidente incaricato, nelle prossime ore”.

La fase politica inaugurata dal voto del 5 marzo 2018, prosegue Gissi,  “vede ridisegnato ampiamente non solo il quadro della rappresentanza parlamentare, ma anche le regole e gli stili cui per decenni si sono informati i riti che solitamente si seguono nei passaggi preliminari alla formazione di un esecutivo: è stata certamente innovativa – aggettivo che utilizziamo senza alcuna accezione di valore – la formula del contratto di governo su cui si è retto il primo esecutivo a guida Conte, e ha pochi precedenti anche la disinvoltura con cui oggi si formano e si sciolgono rapporti tra i diversi soggetti politici, tanto da rendere ormai privo di reale significato il termine incompatibilità.  Tutti possono stare assieme a tutti, il che rende quasi surreale l’impeto di chi grida allo scandalo per un connubio definito inconcepibile, come se lo fosse stato, un anno fa, quello tra partner che avevano vissuto da dichiarati antagonisti almeno un paio di campagne elettorali, denunciando l’attaccamento altrui alle poltrone senza peraltro nessuna apparente voglia di cedere la propria”.

Ma torniamo alla dichiarazione del premier sulla scuola. “Non può non farci piacere – ammette Gissi – ma rispetto alla quale dichiarazione, in attesa che un nuovo governo prenda effettivamente corpo, alcune brevi considerazioni e un auspicio vogliamo comunque concederceli. L’attenzione di cui la scuola ha bisogno non può essere quella che troppo spesso le è stata riservata, con espressioni verbali di apprezzamento non accompagnate da fatti concreti realmente conseguenti. Meno ancora può essere quella che ha spinto governi e maggioranze di colore diverso alla ricerca ossessiva di innovazioni più o meno epocali, mai sufficientemente meditate, mosse prevalentemente dall’aspirazione a lasciare un segno di sé, quasi che la scuola potesse considerarsi un bene a disposizione delle maggioranze pro tempore, in balia di ogni possibile alternanza, e non quel bene comune che appartiene all’intero Paese. Evitare che i cambi di maggioranza si traducano in una insostenibile successione di alterne e contrapposte fisionomie di sistema è il primo obiettivo cui dovrebbe tendere chi crede che condizioni di stabilità – che non significano certo immobilismo – siano uno dei presupposti indispensabili per una scuola di qualità”.

Il premier Conte, prosegue Lena Gissi, “ha presieduto un governo col quale, per quanto riguarda il nostro settore, è stato possibile mantenere e sviluppare un positivo clima di confronto e proficue relazioni sindacali, pur in un contesto generale di scarsa considerazione del dialogo sociale. Una situazione che per noi della scuola – è giusto e doveroso sottolinearlo – già si era determinata nella fase finale della precedente legislatura, consentendo di affrontare e risolvere fin da allora alcune delle più rilevanti criticità determinate da infelici scelte legislative, e soprattutto di rinnovare finalmente un contratto di lavoro fermo da dieci anni”.

E poi con il governo uscente il sindacato aveva firmato un’intesa che non può essere dimenticata. Porta infatti “la firma di Giuseppe Conte – conferma Gissi – l’intesa di Palazzo Chigi del 24 aprile, da cui scaturisce quella definita l’11 giugno col MIUR per dare risposta alla vera e propria emergenza in atto sul fronte del precariato e del reclutamento. A lui ci siamo rivolti nel momento in cui, delineandosi una possibile crisi di governo, vedevamo messo a rischio il frutto di un buon lavoro condotto per settimane in un costruttivo confronto con l’Amministrazione. Gli abbiamo chiesto di farsi garante dell’applicazione di quelle intese, trasfuse in provvedimenti legislativi bloccati dal sopraggiungere della crisi. Un invito che torniamo a rivolgergli, ora che si profila per lui la possibilità di ricoprire, in un contesto diverso, lo stesso ruolo. Più in generale, l’auspicio è che il riconoscimento del valore del dialogo sociale sia assunto come scelta di metodo cui informare l’azione del nuovo governo, nel momento in cui si insedierà, vincendo eventuali resistenze e colmando le lacune che su questo tema la precedente compagine ha molto spesso evidenziato.

Non è atteso da compiti facili il governo che verrà, non lo sarebbe nessun governo espresso da questa legislatura, o da quella che potrebbe ipoteticamente scaturire da nuove elezioni. Il dialogo sociale, fattore importante di coesione e di unità del Paese, può rappresentare oggi più che mai per tutti una risorsa preziosa”.

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