Giornata per la sicurezza sul lavoro, Autorità garante infanzia e adolescenza: “Più attenzione ai minorenni”
“Garantire la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro rappresenta una questione fondamentale, che diventa tanto più imprescindibile quando a lavorare sono persone di minore età. I lavoratori minori di 18 anni infatti hanno diritto a esser formati non solo per il mestiere che stanno svolgendo: hanno diritto a ricevere educazione e formazione adeguate, anche sulle norme e sugli strumenti posti a tutela della loro sicurezza”.
A sostenerlo, in occasione della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro in calendario domani, è l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Carla Garlatti.
In tema di lavoro minorile regolare l’Autorità garante ha attualmente in corso un’indagine realizzata in collaborazione con l’Istituto psicoanalitico per le ricerche sociali (Iprs) e il Censis nell’ambito del progetto FaSe (FormAzione sicura in età adolescenziale).
“Purtroppo spesso leggiamo di incidenti sul lavoro che coinvolgono minorenni”, sottolinea Garlatti. “Questo ci induce a temere che nonostante le numerose norme in materia di sicurezza le misure di prevenzione e protezione siano ancora insufficienti ad assicurare una piena attuazione di quanto prevede in materia la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Vogliamo dunque conoscere la situazione, specie sul piano della formazione, e formulare alla fine di questa ricerca le opportune raccomandazioni”.
Secondo la Convenzione di New York il minorenne che lavora non deve correre rischi o vedere pregiudicati la sua salute, lo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o sociale. “La stessa Convenzione – ricorda Garlatti – richiede che il ragazzo che lavora non veda messa a repentaglio la sua educazione. Non finirò mai di insistere su questo aspetto: quando a lavorare è un minorenne non solo è importante verificare che siano pienamente rispettate le norme sulla sicurezza ma anche che
le attività lavorative svolte siano in grado di accompagnarne lo sviluppo. L’attività lavorativa, in forza della normativa vigente, deve mantenere una dimensione prevalentemente formativa e deve assicurare che venga soddisfatto in concreto il bisogno di apprendimento dei ragazzi: ciò anche per scongiurare il rischio che si possa considerare come ‘formazione’ il solo fatto di lavorare. Va infine accertato che al termine del percorso formativo sia prevista una reale verifica delle competenze acquisite per riscontrare che l’apprendimento sia stato effettivo”.