Giannelli (ANP): “Il divieto di cellulari a scuola è una misura necessaria, ma deve essere adattata all’età degli alunni”

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Il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, in un’intervista all’Huffington Post, ha espresso il suo sostegno alla misura del ministro dell’Istruzione di vietare l’uso dei cellulari a scuola.

“Di facile, nel mondo della scuola non c’è niente”, ha detto Giannelli, sottolineando che la gestione di questa direttiva sarà un tema che le scuole dovranno affrontare.

Giannelli ha spiegato che la richiesta di una stretta sull’utilizzo dei cellulari è arrivata proprio dalle scuole, dove docenti e dirigenti si sono sempre lamentati dell’impatto negativo dei cellulari sulla concentrazione e sull’apprendimento degli alunni. “Adesso il freno c’è e quindi bisogna ragionare un’azione efficace e sperare funzioni”, ha aggiunto.

Il presidente dell’ANP ha anche sottolineato l’importanza di non rifuggire dall’utilizzo delle tecnologie digitali, che possono essere utilizzate in modo efficace per la didattica senza la necessità di utilizzare i cellulari. “Oggi siamo dotati molto di più che in passato di attrezzature, laptop, tablet eccetera che consentono di effettuare didattica digitale in tutti i modi possibili”, ha detto.

Tuttavia, Giannelli ha anche sottolineato la necessità di fare gli opportuni distinguo nell’istruire i ragazzi all’uso del cellulare e nell’imporre loro divieti. “Quando si parla di alunni, non dimentichiamoci che stiamo parlando di bambini che vanno dai 5 anni fino a ragazzi di 18, 19 anni”, ha detto. “È evidente che la capacità di una persona di 5 anni e del tutto diversa da quella di una persona adolescente di gestire un device tecnologico come questo”.

L’aiuto delle famiglie sarà decisivo nel sostegno a questa misura, ha sottolineato Giannelli. “Se il bambino a casa è abituato a vivere davanti al cellulare perché questo risulta più comodo per i genitori, perché così non devono seguirlo loro, è chiaro che è una partita un po’ senza speranza”, ha detto. “Rientra nella libertà delle famiglie di educare i figli un po’ come preferiscono, ma serve sempre la loro collaborazione per aiutare i ragazzi”.

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