Geolier agli studenti: “A 10 anni già lavoravo. Avrei voluto studiare di più”. E sull’intelligenza artificiale: “Mi fa paura”

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Caloroso applauso per Geolier all’Università Federico II di Napoli, dove il rapper ha incontrato gli studenti in un dibattito acceso da polemiche. Il procuratore Gratteri lo aveva definito un “modello negativo”, ma il rettore Lorito ha difeso l’autonomia dell’ateneo e il suo impegno nelle periferie.

Geolier si è subito defilato dal ruolo di modello: “Non posso insegnare niente a nessuno, qui posso solo imparare. Anch’io ho mille paure e ansie come voi”. Ha poi parlato del suo amore per Napoli, combattendo contro i pregiudizi: “A Milano mi chiedono se a Napoli esiste il casco! I rapper vengono qui e si tolgono l’orologio, ma Milano ha più reati!”. E non la lascerebbe mai: “Napoli mi ha creato, non posso portare questo in un’altra città. Sto combattendo per portare l’industria musicale qui”.

Commovente il racconto del rapporto con i genitori: la mamma che non capisce quando è in studio e i silenzi del padre, che però “quando parla crea silenzio e ogni parola è un insegnamento”. Geolier ha ammesso: “Quello che faccio è per loro. Se sono orgogliosi di me, va bene. Mi posso pure fermare, non mi interessa altro”.

Spazio anche al rap: Geolier ha spiegato come il suo linguaggio sia cambiato nel tempo, rinunciando ai cliché. “L’arte non ha una responsabilità educativa, questa me la sono presa io”. E sull’intelligenza artificiale: “Mi fa paura, ma non avrà mai il dolore di un artista”.

Un rimpianto: “Avrei studiato di più per comunicare meglio. Durante le prime interviste avevo paura di parlare: sono un ragazzo di rione, era strano dire una parola in italiano”.

Geolier agli studenti della Federico II: “Non posso insegnare niente a nessuno, posso solo imparare”

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