Geografia nei nuovi Professionali: quante ore, quali competenze

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comunicato stampa AIIG Associazione Insegnanti di Geografia –  Il contributo della geografia nell’assetto dei nuovi professionali è stato sottostimato:

si prevede di ottenere risultati d’apprendimento generali che sono compatibili con lo studio delle discipline geografiche in tutti gli anni di corso, ma il tempo dato al docente è davvero inconsistente, soggetto alla decisione del collegio e limitato al biennio.

RISULTATI D’APPRENDIMENTO E LINEE GUIDA

Il tentativo di cambiamento è ambizioso:
• applicazione dell’autonomia nella scelta di alcuni insegnamenti
• didattica basata su unità d’apprendimento
• piani di formazione personalizzati che collochino la/lo studente al centro
dell’apprendimento
• riferimenti espliciti al Quadro Nazionale delle Qualificazioni

Tuttavia l’intero impianto risulta fragile, in quanto privo delle associazioni fra classe di concorso e materia nel triennio. Per avviare le prime dell’anno scolastico 2018/2019 si è dovuto far riferimento alla nota MIUR del 19 aprile 2018, che riporta i quadri orari con le relative classi di concorso solo per gli insegnamenti del biennio.

È d’obbligo una riflessione: il ministero chiede alle scuole di pianificare in una logica PDCA, ma nello stesso tempo non fornisce con sufficiente anticipo tutte le indicazioni necessarie per una visione di lungo
termine! (D’altronde c’è mai stata una rendicontazione sociale sui risultati delle riforme del 2010?)

Applicando il modello organizzativo del riordino DL 61/2017, si possono ottenere i risultati d’apprendimento previsti e qui il punto di vista si sposta sul ruolo delle/dei docenti di geografia. Essendo previsto l’insegnamento per assi culturali, nell’asse storico sociale ci sono 132 ore nel biennio che vanno ripartite fra docenti di Storia A12 e docenti di Geografia A21,
sulla base di una scelta che farà la scuola.

L’AIIG ha già affermato che la scelta più logica consiste nel distribuire 66 ore a Storia e 66 a Geografia. Tuttavia anche questa scelta non è in accordo con gli ambiziosi risultati che vengono riportati nelle linee guida e appare
riduttiva per entrambe le discipline. Se si leggono i 12 risultati d’apprendimento comuni a tutti gli indirizzi e distinti per anno di corso, 4 di questi (3,4,6,11) sono coerenti con studi di tipo geografico, che non sono affatto previsti nei quadri orari del triennio.

ASSENZA DI GEOGRAFIA NELL’AREA PROFESSIONALIZZANTE IN
CONTRASTO CON LE COMPETENZE SPECIFICHE IN USCITA

Come se non bastasse, leggendo le competenze specifiche che acquisirebbero gli studenti nei vari indirizzi di studio degli istituti professionali, ci si rende conto che in diversi settori potrebbero intervenire le scienze geografiche e che, al contrario, lo loro assenza inibirà
l’acquisizione di alcune delle competenze che si vogliono far raggiungere agli studenti.

Si tratta in particolare dell’indirizzo “Agricoltura, sviluppo rurale, valorizzazione dei prodotti del territorio, gestione delle risorse forestali e montane” e dell’indirizzo “Enogastronomia e ospitalità alberghiera”.

Le competenze in uscita relative ad “Agricoltura, sviluppo rurale, valorizzazione dei prodotti del territorio, gestione delle risorse forestali e montane”, sono compatibili con gli insegnamenti dei corsi universitari di scienze geografiche (classe di Laurea LM-80), ad esempio la “Competenza in uscita n° 5: Descrivere e rappresentare le caratteristiche ambientali e agro produttive di un territorio, anche attraverso l’utilizzo e la realizzazione di mappe tematiche e di sistemi informativi computerizzati”

Anche in “Enogastronomia e ospitalità alberghiera” si ravvisa la necessità di insegnamenti geografici più consistenti, in particolare al biennio, per sostenere l’insieme dei riferimenti alla geografia turistica che sono contenuti nelle competenze. Per esempio, i traguardi intermedi relativi al biennio, nel quadro di due competenze: “Competenza in uscita n° 7:
Progettare, anche con tecnologie digitali, eventi enogastronomici e culturali che valorizzino il patrimonio delle tradizioni e delle tipicità locali, nazionali anche in contesti internazionali per la promozione del Made in Italy”

L’offerta formativa delle scuole non può non tenere conto della specificità del docente di geografia, il cui contributo deve essere valorizzato, anche utilizzando, per una maggior presenza nei quadri orari, le quote di autonomia, da applicare nel rispetto delle regole e senza penalizzare i colleghi di altre discipline.

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