Gent.le ministro, non chiuderò il rapporto con i miei studenti, continuerò ad aiutarli. Lettera
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Inviato da Ivano De Luca – Gent.ma ministra
è da qualche giorno che rifletto sulle sue parole pubblicate (https://www.orizzontescuola. it/fedeli-licenziare-docenti- instaurano-inopportuni- rapporti-amicali-studenti/) in merito al rapporto che si può instaurare tra docente e alunno. Io confido in una classica falsa interpretazione delle sue parole, perché spero che il personaggio politicamente più in alto dell’istruzione sappia cosa accade al livello più basso. “Licenziare” un docente che stringe un difficile rapporto “amicale” con i suoi studenti, secondo lei, è distruttivo o costruttivo?
Lo sa, ministro, che, in tantissime scuole italiane, ci sono tantissimi docenti che minacciano i propri studenti di mettere 2 sul registro se non vanno a seguire un noioso seminario in aula magna? Lo sa, ministro, che ci sono docenti che riescono a mettere come voto -1,25 quando dal PTOF la griglia va da 1 a 10? Lo sa, ministro, che numerosi progetti di alternanza vengono fatti per far fare bella figura e pensare ad un ritorno economico di “taluni”, mettendo in secondo piano le aspettative dei ragazzi? Lo sa, ministro, che addirittura le gite vengono spacciate per alternanza scuola-lavoro? Lo sa, ministro, che gli atti “lodevoli” dei ragazzi, come la donazione del sangue (sensibilizzazione ormai persa) viene impedita da alcuni docenti che minacciano gli studenti di non farli entrare a scuola perché per loro è solo un modo per “marinare”? Lo sa, ministro, che in molti consigli di classe, quando un ragazzo ha tutti 8 e 9 e un 7 viene chiusa la porta della lode senza che il docente del 7 si sia minimamente preoccupato di rendere consapevole il ragazzo del problema? Lo sa, ministro, che in alcune classi quando il 75% del ragazzi è insufficiente viene attribuita la colpa alla classe?
Gent.ma ministra,
con tutto il rispetto per i miei colleghi, credo che la scuola italiana stia sprofondando in un tunnel senza uscita, in cui i ragazzi che lo attraversano voltano lo sguardo verso le pareti e ricordano OpenDay, fantasie, immaginazione di quando hanno messo piede la prima volta a scuola, ma poi si sono resi conto di essere stati solo un pesce da far abboccare… Una volta preso il pesce lo si è scaraventato e l’attenzione è andata ai prossimi pesci. E ho detto pesce per essere gentile, perché in realtà sono numeri, numeri che non possono usare il cellulare alla faccia della didattica BYOD, alla faccia del PNSD, alla faccia delle attività laboratoriali. Agli studenti non viene profilato nulla oltre il quinto anno: non sanno dove andare, non sanno chi sono, non sanno cosa li appassiona, non sanno se continuare a studiare o se andare a lavorare, non sanno nulla! E i docenti che li hanno seguiti cosa hanno insegnato? Come li hanno coinvolti nelle attività di crescita? O hanno parlato solo agli “studiosi-secchioni” che imparano a memoria mettendo 9-10 facendo loro del male perché gli stessi studiosi, poi di fronte ad un colloquio, non sanno risolvere un problema?
Gent.ma ministra,
bisognerebbe che lei metta piede nelle scuole, che parli con i ragazzi, perché i loro silenzi non sono la spiegazione del “va tutto bene”, ma sono la traduzione di “non posso dire nulla perché i prof ci minacciano!”. E io dovrei stare con le mani in mano? E io dovrei abbandonarli? E io dovrei chiudere i rapporti con loro? Lo sa quali sono i risvolti di un legame magico tra docente e studente? Glielo dico io: passione per la materia, rispetto del docente, coraggio nel porre domande, voglia di andare bene, scoperta della disciplina, educazione alla cittadinanza, premio per il lavoro svolto, senso di colpa se colti impreparati o insufficienti, voglia di fare lezione, sicurezza nell’avere un punto fermo non familiare, felicità di avere una persona adulta per confidare timori e problemi, serenità di essere ascoltati. Glielo dico io, gent.ma ministra, glielo confermo e se lo faccia confermare dai miei studenti e, soprattutto, dai loro genitori.
Licenziamo i baroni, gli atti di nonnismo, le minacce, le scorrettezze: la scuola è cambiata, il lavoro è cambiato, e io aiuto i ragazzini di primo superiore, e i ragazzi che si trovano all’università o che devono fare dei concorsi; il mio aiuto ci sarà anche fuori da scuola, telefonicamente, in un pub, su un campo da calcetto, in spiaggia, contro tutti quelli che remano contro alla nuova didattica per competenze, alla nuova generazione, perché chi non cambia, muore. Non facciamo morire la scuola!

Ivano De Luca